Va riscritto il capitolato che regola i rapporti tra Fir e franchigie. Lo sostiene il consigliere federale Luigi Torretti, 52 anni, manager pubblico ed ex presidente del Venezia Mestre. Torretti, come si esce da questo conflitto Fir-Benetton? «L’unica è mettere le parti attorno a un tavolo e trovare un punto di equilibrio».
Le sembra facile?
«Da un lato bisogna tener presente che le competenze di Treviso oggi in Italia non le ha nessuno, forse neppure la federazione. E che sarebbe un suicidio pensare di non utilizzarle al meglio. Dall’altro il Benetton deve essere consapevole di non poter continuare a rappresentare se stesso ma di doversi inserire in un contesto più ampio sia in ambito territoriale che federale».
Lei ha chiesto che la mediazione sia svolta direttamente dal presidente Dondi. Perché?
«Con tutto il rispetto per Sacca e Checchinato, i quali sicuramente faranno il massimo (l’incontro ci mediazione con Treviso è previsto il 21, ndr), ritengo che in una situazione così difficile debbano spendersi i vertici. È il momento dei generali, non dei luogotenenti. Mi auguro che Dondi ci ripensi e decida di mettere in campo tutta la sua autorevolezza».
È censurabile il fatto che il Benetton si sia rivolto a un organo federale sulla norma che riduce gli stranieri e che abbia spedito delle raccomandate?
«Direi di no. Esistono appositi livelli istituzionali a cui rivolgersi. L’importante è che la maniera sia corretta».
Ma allora?
«Siamo in un momento in cui la tensione è salita e qualsiasi azione, da una parte o dall’altra, sembra una provocazione».
Cosa ne pensa della riduzione degli stranieri da 3 a 5?
«L’obiettivo è giusto, ma va condiviso. Mentre è evidente che le franchigie non sono state coinvolte. Treviso è preoccupato per le ricadute economiche in quanto ha contratti in essere, la Fir invoca una maggior competitività della nazionale. Bisogna trovare un giusto equilibrio e prima di tutto dialogare». (…)
Il segreto sul capitolato tecnico con le franchigie?
«Fa parte della cultura complessiva del Paese. Non c’è motivo perché accordi fatti nell’interesse del movimento non debbano essere pubblici».
Non crede che alla sua scadenza questo accordo andrebbe riscritto in maniera condivisa?
«Se ci sono obiettivi comuni la politica dell’imposizione non paga per nessuno. Il progetto Celtic è nato con forzature, sotto forti pressioni dei partner stranieri. Ma il progetto sta andando avanti positivamente. Una riscrittura del capitolato, una sorta di patto trasparente, che parta da un’analisi costruttiva e condivisa dei contenuti, non potrebbe che rafforzare il rugby italiano, ed è dunque auspicabile».
Federazione, franchigie e quel capitolato misterioso
Creato il 14 novembre 2011 da Ilgrillotalpa @IlGrillotalpaPotrebbero interessarti anche :
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