Federico Fellini: La Dolce Vita

Creato il 26 aprile 2012 da Postscriptum


La Dolce Vita è un film del 1960 diretto da Federico Fellini, scritto dallo stesso Fellini con Tullio Pinelli e Ennio Flaiano, sceneggiato insieme a Brunello Rondi, accompagnato dalla musica del maestro Nino Rota, e vincitore della Palma d’Oro a Cannes e di altri importanti riconoscimenti. E’ considerato come il film più maestoso di Fellini, e una delle opere più importanti della storia del Cinema.
A differenza dei film già diretti da Fellini, e forse differenziandosi addirittura rispetto al contesto generale del cinema dell’epoca, la Dolce Vita non ha né un inizio né una fine, ma è un continuo di avvenimenti che si succedono, visti attraverso il protagonista Marcello Rubini, interpretato da Marcello Mastroianni, nella Roma del 1960, e la vita mondana che ha il suo centro nella Via Veneto, dove si alternano personaggi famosi ad altri presunti tali, dove accadono fatti più o meno rilevanti, sullo sfondo della Roma all’inizio del boom e di una società senza ideali e  in preda al materialismo, anticipando di alcuni decenni forse il quadro della società contemporanea. Fellini, che non aveva un buon rapporto coi Media, si addentra all’interno del jet set  raccontando Marcello, giornalista affermato, sempre alla ricerca di notizie e con l’idea di fare lo scrittore, e frequenta l’alta società divenendo parte di essa e lasciandosi tirare dentro a feste, eventi, interviste, con la collaborazione dei fotografi, sempre al posto giusto al momento giusto, chiamati “paparazzi”, termine divenuto celebre proprio in questo film.
Si contrappongono eventi diversi tra loro: il film comincia con un’elicottero che su Roma porta una statua del Cristo Lavoratore, diretta a Piazza San Pietro. E il fatto è seguito da Marcello, interessato a tutto ciò che di più strano accade a Roma. Ma Marcello frequenta anche i locali, così la sera incontra Maddalena(Anouk Aimée), una nevrotica nobildonna, che lo porta a fare l’amore a casa di una prostituta, per poi andare via all’alba. Ma la fidanzata di Marcello, Emma(Yvonne Furneaux), lo aspetta a casa, e sapendo dei tradimenti di lui tenta il suicidio con dei tranquillanti finendo ricoverata. Scopriamo così il tormentato rapporto tra i due: Emma ama in modo sincero ma oppressivo Marcello, che invece non sopporta le attenzioni della ragazza. Un sentimento semplice che non cattura Marcello, sempre alla ricerca di altro nella vita romana.

Non c’è tempo per pensare per Marcello, che deve andare all’incontro della stampa con la diva americana Sylvia(Anita Ekberg), bellissima e irraggiungibile, ma Marcello la segue anche in un night-club dove la ragazza si scatena in una danza erotica, e  così dopo il giornalista riesce a portarla in giro nella Roma nottuna. Celebre e unica la scena in cui arrivano alla Fontana di Trevi, dove Sylvia trascina in un bagno Marcello. E’ una delle sequenze più famose di ogni tempo. L’avventura con l’attrice finisce al ritorno in albergo, dove ad attendere la star c’è il marito, manesco e villano, attore di Hollywood in declino, che mette le mani addosso ai due; anche nella vita apparentemente perfetta di una diva ci sono dei problemi.

Marcello continua il suo lavoro; non c’è un attimo di pausa per la vita privata, così porta Emma fuori Roma in un campo dove c’è tanta gente intorno a due bambini che affermano di aver visto la Madonna. Così come oggi, in cui si spettacolarizza qualsiasi evento del genere, che si tratti di religione o di cronaca, tutto diventa un circo mediatico, e si cerca di arrivare per primi alla notizia, senza quasi pensare se ciò che si racconta sia vero oppure no, ma lo si racconta. Fellini dunque sottolinea la mancanza di scrupoli della televisione o dei giornali, che non si fermano davanti a niente o nessuno poi.
L’amicizia, neppure per quella c’è tempo, eppure Marcello incontra Steiner(Alain Cuny) intellettuale, che però conduce una vita povera dal punto di vista dei rapporti con gli altri, e vuota di significato, che sfocerà in una tragedia in giro, sempre con la voglia di cercare cose nouve, ma si sofferma per un attimo in un ristorante sul mare dove conosce una ragazza umbra, Paola(Valeria Ciangottini) e viene colpito dall’estrema sempilcità della giovane. Si, perché Marcello ha bisogno di cose semplici, lui che è sempre in giro a cercare di tutto; come ha forse bisogno di riscoprire le origini, quando riceve la visita del padre(Annibale Ninchi) a Roma, che invece fa una vita semplice e ha voglia di evadere da essa; per poi tornare all’esttremo di una festa a sfondo erotico organizzata da dei nobili in un castello nei pressi di Roma.

Marcello è prigioniero del mondo che gli sta intorno, ma non riesce a venire fuori; il rapporto con Emma è altalenante, eppure si riavvicinano sempre. Marcello vive una deriva sempre più forte, partecipa ancora a feste piene di persone vuote come l’esistenza che conducono, ma quando una mattina, al termine dell’ennesmo baccanale, vede Paola, quella ragazza vista in un ristorante, per lui rapprsenta la speranza di un futuro nuovo, diverso dalla vita che conduce. Fellini vuole far nascere così nell’animo di chi guarda un desiderio di reazione, per uscire da quel vuoto in cui la società arricchita di quel tempo rischia di portare la maggior parte delle persone. Ristabilire i rapporti semplici con le persone più prossime, distruggere l’ipocrisia di certi ambienti, non inseguire i miti che i giornali creano, riscoprire la vita genuina che si illude di potere soffocare, nelle sue problematiche, nel piacere e nel vizio.
Marcello deve inseguire, ma può risollevare sè stesso lasciando tutto alle spalle, e la voce sincera di Paola, che si disperde nel vento, è l’ancora di salvezza per lui in quel momento.

“La Dolce Vita” ha rappresentato per l’epoca un manifesto per Roma e la sua vita mondana, suscitando scandalo tra la maggior parte delle istituzioni, che tentarono di censurare l’opera riuscendo solo però a vietare la sua visione ai minori, come se facesse paura a molti la schiettezza con cui Fellini rappresentava personaggi e situazioni, che pure, oggetto di fantasia, erano verosimili. L’opera è un susseguirsi di eventi, senza scadere nella retorica , esprime il senso di vuoto e solitudine che anima quasi tutti i personaggi, si passa da situazioni meravigliose, come l’avventura tra Marcello e Sylvia nella notte a Roma, a feste empie e orgiastiche; dall’ incontro con la giovane Paola a quello col padre di Marcello, che scuote l’animo del giornalista.

La suggestiva musica di Nino Rota, i costumi e scenografia di Piero Gherardi e la fotografia in uno splendido bianco e nero di Otello Martelli,  insieme al genio di Fellini rendono il film una delle opere indimenticabili del cinema italiano. Un film che ha fatto epoca e fa discutere ancora oggi.


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