Federico Testa, bollette luce e gas

Creato il 14 novembre 2011 da Leone_antonino @AntoniLeone
articolo di Stefano Agnoli, pubblicato su Corriere della Sera – Corriere Economia il 14 novembre 2011 Gli oneri impropri (5,53 miliardi di euro) finanziano di tutto: dalla legge Gelmini alle Fs fino alle aziende vicine alla lega.La bolletta della luce e del gas è come un bancomat. E’ sempre stato così, ma negli ultimi anni la tendenza è sfacciatamente quella. Un po’ come le accise sulla benzina. C’è bisogno di finanziare un decreto o di incamerare un centinaio di milioni nel bilancio dello Stato? Si attinge da quanto famiglie e aziende pagano per l’elettricità o per il gas.I contiNel 2010 cinque miliardi e mezzo di euro sono serviti a coprire i cosiddetti “oneri di sistema”. Storia vecchia, ma ora parecchie di quelle voci (e tante altre sorgenti di spesa) avrebbero bisogno di essere riviste, o addirittura soppresse. A sostenerlo da tempi non sospetti è Federico Testa, professore veronese e deputato Pd, membro della Commissione attività produttive della Camera: “Proseguendo su questa strada il rischio concreto è che alla fine l’equilibrio del sistema venga trovato sulle spalle di piccole imprese e consumatori, gli unici che le bollette le pagano fino in fondo”.A cosa si riferisce?L’elenco è lungo ma vale la pena percorrerlo. Si può partire dai 100 milioni prelevati ogni anno alla voce “oneri nucleari”. Fondi che non vengono utilizzati per metter ein sicurezza le centrali, ma che finiscono nei conti pubblici per finanziare il taglio dell’Irpef deciso nel 2005. E che dire poi del fatto che su tutti gli “oneri di sistema” si paga anche l’Iva? Qui ballano 200 milioni di euro. Una “tassa sulle tasse” che ha effetti paradossali, visto che l’Iva viene applicata a misure di solidarietà come il “bonus elettricità” per le famiglie disagiate. Nella dichiarazione dei redditi la beneficienza non è tassata. In bolletta invece si.
Ma si può proseguire con provvedimenti più recenti: come il finanziamento alla legge Gelmini sull’Università. Fino a 500 milioni ottenuti con i risparmi derivanti dalla risoluzione anticipata delle convenzioni. Cip6, cioè quelle aziende che come Edison, Saras ed Erg si sono fatte pagare caro prezzo dal 1992. Avanti ancora: che dire dei”regimi tariffari speciali” che in passato hanno riguardato imprese ad alta intensità energetica (acciaierie e cementifici) e che ora appannaggio esclusivo di Rti (ex Ferrovie) per 376 milioni? O del mezzo scandalo dei 69 milioni delle “integrazioni tariffarie alle imprese elettriche minori”, estese nel 2009 con un blitz della Lega a 100 piccole aiende quasi tutte del Nord Italia? O dei 600 milioni l’anno garantiti a 180 aziende che hanno accettato di essere distaccati dalla rete (interrompibilità) senza preavviso in caso di emergenza? Peccato che rispetto ai primi anni 2000 la situazione del mercato si sia ribaltata, e ora il parco elettrico nazionale sia abbondante e sottoutilizzato. Imprese e cittadini pagano per l’elettricità che non consumano: 75 milioni di euro nel 2010 per l’energia eolica prodotta, ma non immessa in rete da Terna.
Brutte sorprese
Dallo scrigno di Pandora della bolletta si potrebbero estrarre altri mali. E il futuro non si presenta più roseo. Famiglie e piccole imprese rischiano di doversi sobbarcare i costi dell’equilibrio del sistema, come spiega ancora testa, visto che soprattutto su di loro peserebbe l’onere per tenere a disposizione la capacità produttiva tradizionale (capacity payment) necessaria per compensare l’intermittenza delle fonti rinnovabili. Che già di soli incentivi costeranno 100 milioni in 10 anni. Persino la bufera sui mercati finanziari potrebbe gravare su questi “anelli deboli”: il rendimento dei Btp decennali negli ultimi 12 mesi, schizzato oltre il 7% è parte integrante della formula che determinerà il rendimento riconosciuto dall’Autorità alle varie Snam e Terna per il periodo 2012_20155. Le tariffe le pagano i consumatori, ma la patata bollente di queste decisioni passa al numero uno dell’Autority, Guido Bortoni.

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