Federico Tozzi, Da Siena, a Siena  27 novembre 1902

Da Paolorossi

Siena

     Veramente non dovrei scriverle, dal momento che alla mia prima lettera Ella non ha né meno risposto… Ma non posso ritenere il vivo desiderio che ho di comunicare così con una donna che io non conosco, forse trasportato dalla novità stessa di questo fatto.

   Le dissi che avrei desiderato essere uno fra i suoi corrispondenti, per avere agio di studiare il carattere di una giovane donna. Riconosco di aver mostrato troppo rudemente il mio scopo facendolo apparire privo di ogni grazia. Spero di rimediare con la presente dicendole che io vorrei conoscere le sue impressioni su l’arte senese; intendo dire su quanto di artistico esiste in Siena, specialmente nelle chiese, dove si trovano veramente tesori di pitture e di sculture quasi obliati dall’indifferenza.

   Io che ho diritto di chiamarmi un artista, come Ella potrebbe riconoscere accettando la mia proposta, ho passato molto tempo a contemplare tali capolavori, rapito nell’idea istessa che l’artista aveva saputo infondere nel suo soggetto. Vorrei che Ella mi dicesse — per esempio — l’affresco tale che trovasi nella chiesa tale, mi piace specialmente perché ha questa maniera, ecc.

   Riconosco che così non le posso essere chiaro. Ma in ogni modo Ella dev’ essere capace di afferrare il mio concetto e di apprezzarlo.

   Le scrivo in un momento in cui non potrei fare di meglio perchè (glielo voglio dire) sono in un… caffè dove, d’intorno a me, si giuoca, si grida, si bestemmia, si sputa… Un mio amico m’interrompe per voler sapere quello che io scrivo, ma con un pugno lo ricaccio al suo posto e continuo a scrivere. Questo accenno rapidissimo le darà così un’idea del mio modo di fare facendole conoscere un lembo della mia vita e in qual ambiente si svolga. Ma non mi creda un triviale ! Nella rozzezza degli atti esteriori, conservo intatta la purità della mia anima a cui non giungono se non le armonie….

( Federico Tozzi, Novale, 1925 )