“Felicità®” − Will Ferguson

Creato il 30 aprile 2013 da Temperamente

Il primo libro di Will Ferguson è stato pubblicato nel 2002 e si intitola Felicità® : la sua particolarità sta tutta nel titolo, apparentemente così scontato, ma straordinariamente sconvolto da quell’esponente che in quel ricciolo di “r”racchiude tutta la sua irriverenza.

Non credo di poter essere considerata un’amante dei libri legati alla tematica apocalittica ma, credetemi, il romanzo di Ferguson è straordinariamente lontano da qualsiasi tipo di aspettativa di qualsivoglia natura. La quarta di copertina dell’edizione italiana curata da Feltrinelli attira subito il lettore alla storia di Edwin de Valu, un editor trentenne della Panderic, una media casa editrice americana, nella quale egli è addetto al settore dei manuali di autoaiuto, ossia quei libri che aiutano, per l’appunto, i lettori assetati a bere indicazioni, consigli, mantra e stili di vita che potrebbero (forse, magari, un giorno lontano) condurli a vivere la vita che desiderano, insomma, ad essere felici. Edwin, costretto, quindi, ad editare libri appartenenti ad un genere più che odiato da ogni impiegato di una casa editrice, ogni mattina posa gli occhi su una “discreta” pila di dattiloscritti, inviati alla Panderic da sedicenti scrittori. Un giorno, praticamente incastrato dal suo capo nella ricerca di un best-seller che avrebbe dovuto coprire le mancanze di uno scrittore di punta della casa editrice, tale Mr Ethics (da poco arrestato per motivi poco etici), parte all’inseguimento disperato di un manuale di autoaiuto di circa mille pagine, intitolato Quello che ho imparato sulla montagna, scritto da un tale Tupak Soiree. L’editor Edwin, artefice dello scellerato cestinamento della copia di quel libro che avrebbe potuto salvarlo da un possibile licenziamento, corre per tutta la città, sperando di ritrovare quel mucchio di fogli coperti di adesivi a forma di margherite bianche, promettenti futuri sorrisi splendenti. L’impresa sembra più ardua di quella che il protagonista avrebbe potuto mai immaginare, ma le conseguenze del ritrovamento dell’oggetto inseguito saranno ancora peggiori delle condizioni della sua ricerca. Quello che ho imparato sulla montagna viene dato alle stampe così com’è, senza alcun tipo di correzione o revisione editoriale, perché così pretende il misterioso Tupak Soiree, con il quale Edwin comunica mediante strani fax, che gli fanno presagire il disastro imminente. Pian piano il romanzo inizia a vendersi e, contemporaneamente, attorno al protagonista, giovane ironico, sarcastico e normalmente frustrato, comincia a muoversi un caos calmo dotato della sinuosità di una felicità tanto nuova quanto spaventosa: il libro di Tupak Soiree promette, attraverso i metodi descritti, la possibilità di smettere di fumare, di avere rapporti carnali spiritualmente idilliaci, di sentirsi bene con se stessi, di abbandonare l’alcol  e di avere la forza di lasciare il lavoro e qualsiasi tipo di occupazione materiale apponendo un semplice cartello alla propria porta recitante queste parole: “sono a pesca”. Il fenomeno Soiree investe l’America e la Panderik incassa vagonate di denaro, fino a poter  depositare il marchio felicità e a guadagnare ogni volta che qualcuno utilizzi quel termine nel senso datogli dalla filosofia del famigerato Tuapak Soiree, il quale presenzia in tutti i talk show, cavalcando l’onda e  ammaliando le masse con il suo fare ostentatamente fuori dal mondo materiale. Le persone divorando le mille pagine del manuale di autoaiuto appaiono entrate in una dimensione altra, in cui ci si è spogliati da ogni pulsione vitale, da qualsiasi stato d’animo che possa contrastare con quello creato dallo scrittore, che è molto simile ad una pacata serenità senz’anima. L’unico a non essere travolto dall’ondata Soiree è proprio il suo editore, il quale continua a coltivare il suo carattere nervoso, depresso, iroso, divertito, giocoso, dipendente da vizi passeggeri e dal senso, in una parola, umano. Il mondo si spegne in una dimensione d’ innaturale  serenità e, dopo l’ennesima minaccia ricevuta da parte delle aziende produttrici di tabacco, alcol e quant’altro possa consolare brutalmente un uomo, Edwin decide cosa fare e parte alla ricerca di Tupak Soiree; tutto pur di vendicare il sorriso pulsante di colei che non avrebbe dovuto leggere quel libro e farsene rapire, entrando anche lei in uno status di pace dell’anima,  della donna che ama e che ha sempre dovuto vestire dei panni ora di amante ora di amica, perché costretto in una vita coniugale con una moglie che ogni santo giorno lo accoglieva in casa chiedendogli “ti sembro grassa?”

Questa irriverente opera di Will Ferguson mi ha regalato un’amara consapevolezza della dipendenza dall’infelicità da cui l’uomo è affetto, facendomi ridere a crepapelle, inorridire di fronte a quel diamante falso che è l’editoria, scoprendo i lati marci e totalmente slegati dall’amore per la letteratura di un mondo non composto da carta stampata profumata, ma da un unico, sudicio pensiero elevato alla terza potenza: soldi, soldi, soldi.  Felicità® di Ferguson, nonostante un finale sentimentale, e per questo leggermente slegato dal filo rosso che percorre la storia, è il classico romanzo da consigliare, composto da una serie di generi diversi incollati fra loro per mezzo dell’ironia, la rabbia, il disgusto e la rassegnazione provata  calpestando un pianeta che non possiamo fare a meno di amare. Concedetevi delle pazze risate dal sapore agrodolce con Edwind De Valu e i suoi compagni di storia mancanti di qualche rotella.

Glenda Gurrado

Will Ferguson, Felicità®, Universale Economica Feltrinelli, pp. 300, euro 8,50


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