ROMA - Il paracadutista austriaco Felix Baumgartner ha superato la barriera del suono ed è entrato direttamente dalla stratosfera nella storia. Si è tuffato da una quota mai tentata prima, oltre 39 mila metri di altezza e, in caduta libera, ha infranto il muro del suono, per poi toccare terra sano e salvo e, in ginocchio, esultare con i pugni verso il cielo: ”Ce l’ho fatta!”.
Un volo di poco meno di dieci minuti, vissuti col fiato sospeso da milioni di persone che hanno seguito l’impresa attraverso la diretta tv e su YouTube o dalla sua base della Air Center Space di Roswell, nel New Mexico. Dopo che il volo era stato rinviato la settimana scorsa a causa delle avverse condizioni meteo, la tensione era altissima. La conferma che Baumgartner avrebbe tentato il tuffo si è avuta meno di un’ora prima dell’inizio dell’ascensione, avvenuta con un gigantesco pallone aerostatico. Un’operazione che ha richiesto due ore e 21 minuti. Poi, finalmente, si è visto l’avventuriero spiccare il volo dalla minuscola capsula 3,3 metri per 2,4 di vetroresina che lo ha portato fin lassù.
”Gli angeli custodi si prendono cura di te”, gli hanno detto via radio dal centro di controllo. A quote così elevate, l’aria oppone una resistenza minima e l’accelerazione e’ impressionante: rapidamente, Baumgartner ha raggiunto una velocità di oltre 1.100 chilometri l’ora, anche se ancora non si tratta di un dato ufficiale. I termini esatti dell’impresa saranno diffusi comunque presto, dopo un esame dei dati registrati dai computer del team. Nel corso del volo ci sono stati alcuni momenti di grande tensione. Come quando Baumgartner ha brevemente perso l’assetto roteando pericolosamente su se stesso. O come quando ha affermato che la visiera del suo casco sperimentale si andava appannando e la sua speciale tuta pressurizzata da astronauta sembrava non riscaldarsi a sufficienza mentre la temperatura era di meno 68 gradi.
Ma poi tutto è andato per il verso giusto e il temerario Felix, che ha 43 anni, ha potuto celebrare la sua impresa eccezionale, assieme agli scienziati, ingegneri aerospaziali, l’Air Force e la Nasa, che l’anno assistito e che ora si preparano a studiare le reazioni dell’organismo umano ad un salto del genere, compiuto da un’altezza fino a quattro volte superiore a quelle in cui volano gli aerei commerciali.