Feltro senza fine

Creato il 18 novembre 2013 da Lepiumedoca @lepiumedoca

Cara Virginia. oggi ti voglio raccontare delle meraviglie della carta. Lo so che stiamo usando un mezzo di cui si dice soppianterà la carta (almeno certa carta).  Ma la magia e l’ingegnosità di questo strumento, come l’ho potuta ammirare al Museo della carta e della filigrana di Fabriano non spariranno.

L’edificio in cui si trova il Museo della carta e della filigrana, a Fabriano

La macchina per spappolare gli stracci da cui si otteneva la carta

I telai con cui si formava il futuro foglio di carta

Panni di lana per assorbire tutta l’acqua rimasta dentro il futuro foglio di carta

I telai, su cui venivano cucite le figurine che formavano la filigrana

Mollette di legno per appendere i fogli di carta ad asciugare

Naturalmente con la rivoluzione industriale sono arrivati gli ingegneri, ad usare il loro ingegno per rendere il processo più veloce e più efficiente. Feltro senza fine era il nome poetico di un gigantesco cilindro essiccatore che è andato a sostituire le mollette di legno, certo ben prima delle rotative. E ancora oggi, con mezzi un po’ più sofisticati di quelli del museo ma sempre con tanta manualità, a Fabriano producono della carta artistica, così bella e costosa che ti dispiace scriverci sopra, ma che è un piacere toccare.

In fondo anche solo venti anni fa io e te ci saremmo scambiate delle lettere di carta, avremmo scelto un colore di fondo e un colore di inchiostro e magari l’avremmo cambiato, ogni tanto o ogni poco, ce le saremmo spedite per cui ci sarebbero arrivate stropicciate o anche bagnate, le avremmo lette e magari macchiate con il caffè o il vino, insomma dei frammenti di vita si sarebbero depositati sulla carta e ci sarebbero rimasti per i posteri. Però anche le nostre lettere elettroniche resteranno (ti ricordi che abbiamo parlato dell’incancellabilità di internet?) e forse i posteri decifreranno il passato dalle nostre foto, dai lettering e dalle parole scelte… che ne pensi?

Pondering Antonia

Pura poesia, cara Antonia, quella della lavorazione della carta e quella di ogni arte/artigianato che per secoli si è presa il tempo di produrre qualità e finezze durature. E’ difficile non cadere nella nostalgia e infatti faccio lo sforzo di dire quanto siamo invece fortunate. Si, proprio fortunate ad avere memoria per quei fogli di carta e per quegli inchiostri. C’è chi era maniaco dei pennini e delle penne stilografiche che credo siamo rimasti in pochi ad apprezzare. Ma la memoria è una risorsa ed ogni tempo ha la sua aura. Il nostro tempo ha l’aura elettronica, sta a noi trasfondere anche quella della carta, delle penne e degli inchiostri. In questo mi sento fortunata: ho ancora memoria di quello che è stato, e sono convinta che il tempo sia veramente ciclico e che abbia bisogno di tutte le esperienze per rinnovarsi e quindi della memoria di quanto non sembra più utilizzabile o, in questo caso, profittevole.

V.



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