ECCO LA MATTANZA DELLE ULTIME ORE:
- CRISTINA OMES, 38 anni e i suoi due bambini: accoltellati
- ALBA VARISTO, 59 anni: massacrata a calci e pugni
- MARIA TON, 36 anni: uccisa con il piccone
- DANIELA PUDDU, 37 anni: morta dopo un volo dal 2° piano (si è gettata per sfuggire ad un branco di uomini e… ahimè… due donne).
Ho un desiderio enorme di CAPIRE IL PERCHE’.
Leggo qua e là articoli, post nei blog e commenti vari che tentano di definire questi FEMMINICIDI in altri MILLE MODI. Ma restano FEMMINICIDI ed io, per comprendere meglio, mi affido alle parole di un esperto di psiche umana: il prof. UMBERTO GALIMBERTI, filosofo e psicoanalista.
Ho aperto questo video del Prof. Galimberti per l’ennesima volta (non so quante volte l’ho già ascoltato negli ultimi tempi). E ho cercato, mentre lui parla, di scrivere e riportare i concetti base del suo pensiero. Poi ho riletto. Mi sembra proprio che vada a supportare la mia idea, il mio tentativo di darmi una personale spiegazione alla VIOLENZA DI GENERE E AL FEMMINICIDIO.
Cioè: il FEMMINICIDA E’ UN ANAFFETTIVO.
In pratica è un robot, un pianificatore, un analfabeta delle emozioni, un incapace di condivisione emotiva. E’ UNA MACCHINA DA GUERRA CHE ANNIENTA E SCHIACCIA QUALSIASI ESSERE CHE OSTACOLI IL SUO CAMMINO.
Ecco, in sintesi, le parole del prof. GALIMBERTI nel video:
“I sentimenti si apprendono durante i primi tre anni di vita del bambino, attraverso la “cura”, quando si formano le c.d. MAPPE EMOTIVE.
Se entro quei primi 3 anni non c’è la “cura” da parte della madre, allora nel bambino c’è il misconoscimento: “non valgo niente”.
Le mappe emotive secondo le neuroscienze si formano nei primi 3 anni. Se non si formano, rimane tutto a livello di IMPULSO e non si sviluppa il successivo livello di EMOZIONE. Cioè rimane tutto a semplice livello biologico senza emancipazione, senza emotività.
L’EMOZIONE poi si sviluppa nel livello superiore del SENTIMENTO (che è vissuto su un piano cognitivo: si percepiscono gli Altri in modo adeguato).
Dove si imparano i SENTIMENTI? Li impariamo attraverso la CULTURA. Se la CULTURA non interviene, tutto rimane a livello di IMPULSO oppure, al massimo, a livello di EMOZIONE.
SE LE MAPPE EMOTIVE NON SI FORMANO, LE PERSONE NON CONOSCONO LA DIFFERENZA TRA:
IL BENE E IL MALE, ,
IL GIUSTO E L’INGIUSTO,
CORTEGGIARE UNA RAGAZZA E STUPRARLA.”
ECCO.
NON VI PARE QUINDI CHE IL FEMMINICIDA SIA UNA PERICOLOSA MACCHINA DA GUERRA?
E alla radice del problema, si notano due momenti:
- il pericolo della mancanza o della carenza della “cura materna”, con pregiudizio per la formazione delle mappe emotive;
- il pericolo della mancanza di “cultura del sentimento”, con affermazione invece della “cultura patriarcale”: fai l’uomo vero, non piangere, non far vedere che soffri, non dimostrarti mai dolce o tenero, sii forte, sii macho, sii duro e puro, combatti, annienta, raggiungi l’obiettivo a tutti i costi. Fai l’uomo con le palle.
Cosa ho voluto dimostrare?
Semplicemente che il FEMMINICIDA NON E’ UN FOLLE.
E’ UN UOMO CHE UCCIDE SENZA PIETAS, E’ UN UOMO CHE NON CONOSCE LA CONDIVISIONE EMOTIVA, E’ UN UOMO CHE RECITA L’AMORE MA FA LA GUERRA.
E’ UN ASSASSINO. Punto e basta.
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CONTATTI 17 giugno 2014: 30.721