Femminilità

Da Femminileplurale

 Il tema della femminilità mi interessa molto.  L’idea di femminilità, costruita dall’uomo, per l’uomo e a scapito della donna, è un’arma che risulta essere molto efficace. La sua efficacia sta nella sua apparente appartenenza alla sfera della naturalità (Ne avevamo già parlato qui). L’immagine del maschile e del femminile più che essere originari alla natura dell’umano sono “diventati” naturali per effetto del modo in cui hanno agito direttamente nei corpi. Le donne hanno interiorizzato così tanto e per così lungo tempo quell’idea di femminile, che ora essa è davvero  qualcosa di naturale, ma non nel senso dell’originario. Questa idea di femminile non si costituisce intorno all’essere donna ma intorno all’essere uomo e in rapporto ad esso. Così essere femminile vuol dire innanzitutto apparire come femminile. Ma questa apparenza, questo centralità del proprio essere rispetto a ciò che da altri viene visto, viene interiorizzato, diventa parte della nostra natura. Ciò significa che rivendicare un nuovo ruolo per le donne nella società vuol dire in qualche modo andare anche “contro” se stesse, contro quelle abitudini e comportamenti che crediamo siano “nostri”, ma che non lo sono. Ciò è necessario soprattutto per riappropriarci davvero del nostro corpo, riappropriazione che significa in primo luogo liberare il nostro rapporto con esso dallo sguardo degli altri. Solo le donne infatti vivono il loro corpo innanzitutto come corpo visto, analizzato, valutato da altri e costruiscono il loro essere a partire da questa valutazione esteriore.

Scrive così Pierre Bourdieu ne Il dominio maschile, p. 81:

«Il rapporto di dipendenza delle donne nei confronti degli altri diventa costitutivo del loro stesso essere (…) Continuamente sotto lo sguardo degli altri, le donne sono condannate a provare costantemente lo scarto tra il corpo reale, cui sono incatenate, e il corpo ideale cui si sforzano senza sosta di avvicinarsi. Avendo bisogno dello sguardo altrui per costituirsi, esse sono continuamente orientate nella loro pratica dalla valutazione anticipata del prezzo che la loro apparenza corporea, il loro modo di atteggiare il corpo e di presentarlo, si vedrà riconoscere sul mercato dei beni simbolici; di qui una propensione più o meno accentuata all’autodenigrazione e all’incorporazione del giudizio maschile sotto forma di imbarazzo corporeo e di timidezza. »


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