Femminismo e sessismo in salsa pseudoreligiosa – Caro Diego Fusaro, l’utero è mio e me lo gestisco io!

Creato il 02 marzo 2016 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
di Rina Brundu. “La fi*a a prestito sì ma l’utero in affitto no, eh?” a ben guardare é proprio questa frase di Maurizo Crozza – il quale faceva notare ieri sera su come siano proprio i maggiori beneficiari di date grazie e di dati favori femminili a proporsi come l’ultimo baluardo etico (o pseudo tale) contro i fanatici dell’utero in affitto a tutti i costi -, la considerazione più intelligente che si sia sentita a proposito della questione maternità surrogata si o no.

Ma che a schierarsi in toto contro il dono della genitorialità alle coppie omo o etero quando questa non può essere ottenuta altrimenti – e l’adozione non è opzione praticabile per enne motivi – siano i soliti noti (con qualche eccezione degna di essere ricordata, vedi la Boldrini), seduti sugli scranni senza rappresentanza del centrodestra, su quelli della destra profonda e su quelli della pseudo-sinistra che furoreggia oggigiorno, è faccenda con cui si può tranquillamente vivere, per la serie di cosa ci si dovrebbe sorprendere?

Diverso è quando a dirimere su ciò che può e non può fare l’utero femminile ci si mettono individui fino a questo momento considerati spiriti capaci e raziocinanti. É questo il caso del giovane studioso di filosofia (filosofo mi pare esagerato, per lui e per gli altri nell’epoca cogitativamente scialba che vivivamo), Diego Fusaro. È suo infatti il pezzo pubblicato quest’oggi su Il Fatto Quotidiano e titolato: “L’utero in affitto è l’apice del classismo”. Ridotto all’osso da un punto di vista significazioale e tenuto in conto l’incipit nazionalpopolare nel suo scritto Fusaro sostiene di ritenere la pratica dell’utero in affitto una “pratica abominevole” in quanto “considera il corpo della donna alla stregua di una merce disponibile e manipolabile, e il corpo del nascituro come se fosse una merce on demand”; come non bastasse – creando un potpourri scritturale a base di elementi distopici e satirici orwelliani e swiftiani mal interpretati (sicuramente mal interpretati rispetto agli scopi nobili di quelle grandi distopie e di quelle grandi satire fondamentalmente moderne, e post-moderne, vedi Orwell), condito in salsa religioso-medievale ma arricchito con un tocco di neomarxismo d’assalto digitale – Fusaro si spinge fino a far intravedere al lettore naif e incauto l’immagine di un possibile armageddon etico incombente da far accapponare la pelle qualora una simile “possibilità” esistesse anche da noi. E così procedendo, dicendo e facendo, il giovane scrittore non si fa scrupolo neppure di citare Gramsci che poverino di tanto in tanto bisognerebbe lasciarlo fuori da queste ridicole beghe sessiste, lasciarlo riposare. Sappiamo che se lo meriterebbe.

Francamente mi trovo anche in imbarazzo a commentare simili minimalità scritte tra l’altro da qualcuno che si occupa di filosofia e che dai grandi maestri greci avrebbe dovuto imparare ben altro (che il porrismo dilagante stia infiltrando tutto e tutti?). Però non è con Fusaro che io me la prendo: piuttosto me la prendo con Travaglio, perché pubblica queste robe? Le lasci al Corriere queste considerazioni provinciali ma Il Fatto se vuole davvero diventare un quotidiano “corsaro” e moderno, capace di fare una differenza nel mondo liberato che viviamo e che verrà, dovrebbe guardare altrove.

Dovrebbe far passare il messaggio che i diritti civili sono una cosa seria, importante, che i diritti delle donne (anche quello di gestire il proprio utero), non possono essere soggetti alle questioni di coscienza di Tizio e di Caio. Che gli organi competenti che in altri luoghi permettono date pratiche non hanno una coscienza civile meno sviluppata della nostra, piuttosto il contrario e che ad oggi non risulta assolutamente che negli USA, dove la maternità surrogata è permessa da tempo, questa pratica sia diventata un “mercimonio”. Piuttosto il contrario perché sono tante le storie straordinarie di vita e di profondo amore che si nascondono dietro queste faccende.

“Siate forti come i saggi dell’antica Grecia…” si augurava per noi il grande Umberto Eco, il nostro problema purtroppo è che continuiamo ad essere pusillanimi nell’anima come i don Abbondio di manzoniana memoria…. e con questo mi pare di avere detto proprio tutto!