L’infelice tweet sessista del Ministro della Cultura italiano
di Rina Brundu. Il governo Renzi sembrerebbe non avere ancora terminato il suo lavoro in materia di diritti “incivili”: finito il mercimonio politico a danno degli omosessuali è venuto il tempo di dedicarsi alle donne. Del resto… è giusto, si stanno avvicinando quei giorni ed è sempre meglio farsi trovare preparati. Ecco dunque un tampax… pardon, un tweet di Dario Franceschini, Ministro della Cultura (o similare), che informa sul come ogni esemplare della specie protetta delle “femmine” il prossimo 8 marzo (perché non il 9 che fa più cool? È finanche divisibile per tre…) potrà entrare gratis nei musei statali. Non è specificato se nell’occasione tali esemplari dovranno fare la pipì prima o se dovranno entrare accompagnati….
Non si riesce neppure più ad ironizzare. In qualsiasi altro luogo del primo mondo un tweet come questo determinerebbe l’immediata fine politica dell’individuo che lo ha pensato, voluto e pubblicato, il quale verrebbe fatto mediaticamente a pezzi dai circoli femministi sul piede di guerra fino a farne sparire lo stesso DNA mediatico. Ma questo non potrà mai accadere in Italia, naturalmente: non nella patria di quell’Angelino Alfano nuovo nume tutelare della comunità gay, non in quella specie di Repubblica delle banane dove, come ha fatto ben notare l’ispirato Maurizio Crozza di ieri sera, le decisioni politiche importanti si prendono nella Cappella Sistina con i cardinali radunati in conclave speciale…
Non nel mio nome! Davanti all’impossibilità di combattere altrimenti queste reiterate e sfacciate offese contro il genere che ha scelto la mia anima per incarnarsi, davanti a queste mancanze di rispetto proposte con una faccia tosta che ha dell’incredibile, ripetute annualmente con una puntualità sadica, tutto quello che mi resta da dire è: NON NEL MIO NOME! E non lo dico tanto a chi mi legge ora quanto a dei posteri ideali, come a dar loro certezza che in fondo lo capivamo: semplicemente non avevamo le palle grandi abbastanza per fare qualcosa e dirgli di smettere, once and for all!
O dell’orrore infinito!