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Fenomeno Turchia, un’economia in crescita

Creato il 13 giugno 2012 da Eurasia @eurasiarivista

 Fenomeno Turchia, un’economia in crescita

Il 12 giugno a Milano si è tenuta – nel quadro del progetto “Fenomeno Turchia”, incontri 2011/2012” organizzato dal CIPMO (Centro Italiano per la Pace in Medio Oriente) e dall’UniCredit – la conferenza “Turchia: l’integrazione economica in Europa e nel Mediterraneo”.

L’ambasciatore Hakkı Akil ha voluto specificare che le privatizzazioni in Turchia non riguarderanno i “settori basilari”, che continueranno a essere gestiti dallo Stato; per quanto riguarda l’integrazione nell’Unione europea essa rimane un obiettivo – “Siamo un po’ masochisti”, ha osservato – anche se la priorità dichiarata per Ankara è quella per Nord Africa e Vicino/Medio Oriente, ove però “la stabilità politica è essenziale”.

 

Interessanti osservazioni sono giunte, fra l’altro, da Bruno Ermolli, presidente della Promos (struttura di promozione dell’economia lombarda costituita dalla Camera di commercio di Milano), che ha sottolineato la similitudine fra l’economia turca e quella italiana: entrambe si basano sulla piccola e media impresa, ed entrambe gravitano nell’area euromediterranea (è previsto per novembre 2012 la nona edizione del Forum economico euromediterraneo, indetto proprio dalla Promos). Ha in qualche modo ripreso il tema Neriman Ulsever – presidente della Indesit Turchia – indicando come dato fondamentale il fatto che in Turchia sono i valori familiari (della famiglia) a sostenere l’economia. Un radicamento nel territorio poco compatibile con i presupposti della globalizzazione, dunque.

Su un fronte più internazionale da segnalare l’esperienza riportata da Pasquale Forte, amministratore delegato dell’italiana Eldor, spintasi con grande successo dalle rive del Lario in Turchia: nello stabilimento di Izmir ingegneri cinesi e brasiliani – provenienti cioè da Paesi in cui pure è presente la Eldor – operano con le maestranze turche, per le quali è stato anche predisposto un addestramento formativo italiano… Una singolare combinazione “eurasiatica” che si spera possa portare benefici più diretti anche alla nostra difficile realtà italiana.

 


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