Martina (Tini) Stoessel alias Violetta nel backstage del concerto del 10 gennaio 2015 a Barcellona
Sono una mamma della generazione Violetta.
Ho una figlia “V-lover” che ha da poco compiuto dieci anni e con lei ho visto quasi tutti gli episodi della ormai stranota telenovela argentina prodotta dalla Disney, ho assistito a due concerti a Barcellona (in anni diversi s’intende) e la mia casa è invasa di borse, poster, quaderni, astucci e ogni altro tipo di merchandising con il volto di Martina Stoessel, (l’attrice che interpreta Violetta).
Martina (Tini per gli amici e negli autografi) Stoessel in questi giorni è impegnata a girare l’Italia con il suo Live International Tour 2015 che la vedrà esibirsi sui palcoscenici di numerose città insieme al cast di Violetta, iniziando dal Pala Alpitour di Torino per poi trasferirsi al Mediolanum Forum di Milano e passare per Bologna, Firenze, Roma fino a concludere in bellezza l’11 settembre all’arena di Verona.
Come è già accaduto in Spagna, ogni esibizione registrerà il tutto esaurito, anche perché lo show non ha nulla da invidiare alle produzioni dei grandi artisti del panorama musicale internazionale. Scenografie, luci, costumi, ritmo e coreografie sono di prim’ordine e nessuno esce deluso dalle due ore di concerto che vede protagonisti assoluti Martina Stoessel e Jorge Blanco, l’attore messicano che interpreta León, il grande amore di Violetta nella telenovela.
Martina Stoessel con l’attore messicano Jorge Blanco che interpreta la parte di León (grande amore di Violetta nella telenovela) in un momento del Live Tour 2015
Chi non ha figlie in target mi domanda spesso perché Violetta piace così tanto. I più critici accusano la serie di essere scontata e ripetitiva e di avere personaggi zuccherosi e da fumetto. Tutto vero. Eppure piace. Nessun segreto, soltanto bisogno di spensieratezza, ottimismo, bei sogni, sani valori e tanta musica orecchiabile.
Le madri della mia generazione a dieci anni guardavano Lady Oscar, Candy Candy o Goldrake. Rivalità, desiderio di giustizia, passioni, amori e soprattutto certezza del bene che vince contro il male erano le colonne portanti di quei cartoni animati che tanto ci appassionavano. In Violetta gli ingredienti ci sono tutti, con l’aggiunta di musica, sogni di gloria e risate.
Per i pochi che ancora non lo sanno, Violetta è una ragazzina orfana di madre con un grande talento per il canto e il ballo e con un padre che la adora ma che la vorrebbe sempre bambina e diventa spesso ossessivo nei suoi confronti.
Nelle aule dello studio On Beat, una scuola di Buenos Aires che prepara i ragazzi al mondo dello spettacolo, dove si svolge la maggior parte dell’azione, tra i protagonisti nascono i primi amori, le amicizie, le rivalità artistiche, le gelosie.
In questa palestra di vita abbondano i personaggi meschini, che sembrano sempre sul punto di rovinare tutti i sogni di chi, come Violetta, è animato da determinazione, voglia di fare e buoni sentimenti. Ma come in ogni fiaba che si rispetti, dopo tante peripezie, i cattivi vengono sempre scoperti e castigati.
La vita vera non è così, dicono i detrattori. No, appunto, rispondiamo noi mamme che abbiamo già preso un po’ di botte dall’esistenza, per questo amiamo Violetta. Perché ci rilassa, ci distrae dallo stress quotidiano e ci illude che le nostre figlie abbiano davanti un futuro roseo come quello della bella cantante argentina.
Nella telenovela argentina il successo non è mai gratis e soprattutto non è mai a tutti i costi. In Violetta lo studio, la costanza negli allenamenti, la creatività individuale e di gruppo sono valori reiterati. E la solidarietà è sempre premiata.
Una bambina che legge, fa sport, è seguita dai genitori e ha curiosità per la vita, perché a dieci o dodici anni non dovrebbe sognare di diventare un giorno una grande cantante, ballerina o attrice? Probabilmente una su un milione lo farà realmente, perché crescendo si cambia, si scoprono attitudini e passioni e si impara che il successo passa prima dalla realizzazione personale che dagli applausi.
Il mio consiglio alle mamme troppo occupate in “cose ben più importanti” è di provare a guardare Violetta, almeno ogni tanto, con le loro bambine e di ridere con loro. Quelle puntate colorate e allegre creeranno una complicità difficile da replicare quando si è adulti. Quelle puntate, senza peso eppure così energiche, sono sicura, resteranno nello scrigno dei ricordi per tutta la vita. E non è poco.
Se le vostre bambine non leggono, questo è di certo un buon modo per far tenere loro un libro in mano. Non sarà Il piccolo principe, ma da qualche parte bisogna pur cominciare.
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