Fenomenologia dell'invito: accettare o rifiutare?
Da Bruno Corino
@CorinoBruno
Quando accettiamo qualcosa da qualcuno o quando offriamoqualcosa a qualcuno quali sono le ragioni che inducono a compiere questi atti?Possiamo farlo perché siamo “costretti”; oppure perché ci “conviene”; infine,perché ci “piace”.Quindi, possiamo farlo per obbligo, per calcolo oper piacere.Nel primo caso, se siamo costretti, lo facciamoper evitare un eventuale danno;nel secondo, per trarne un beneficio;nel terzo caso, per soddisfare un impulso.Ognuna di queste ragioni, in linea di principio,non esclude l’altra. Tuttavia è difficile pensare che tutt’e tre possanoconvivere.Possiamo, ad esempio, anteporre la convenienzaalla costrizione; oppure il piacere alla convenienza (unire l’utile aldilettevole), ma non è possibile mettere insieme la coercizione e il piacere.Occupiamoci soltanto del primo caso, quello in cuisi è costretti ad accettare un invito al fine di evitare un danno.Capitasempre nella vita che ci sia qualcuno che dica: «Se non vieni alla mia festa,mi offendo». In un primo tempo, vi sentite lusingati. L’altro, pensate per unistante, ritiene così preziosa la mia presenza alla sua “festa” che addiritturavaluta il mio rifiuto come un’offesa personale. Ma poi vi rendete immediatamenteconto che, se volete evitare che l’altro s’offenda, a questo punto non avetescelta: siete “obbligati” ad accettare l’invito.Allora cominciate a chiedervi: «Perché mai l’altrodovrebbe offendersi nel caso in cui io rifiutassi di accettare il suo invito?».Comincia, dunque, a insinuarsi un dubbio nella vostra mente: «Sono io lapersona preziosa o lo è chi mi fa l’invito?». In altri termini, l’invitoaccresce la vostra persona o accresce la persona di chi fa l’invito?Quando qualcuno, dopo aver avanzato un invito,conclude dicendo: «Se non verrai, mi offendo», si capisce che dietro unarichiesta del genere c’è una minaccia. La persona invitata non è il finedell’evento, bensì è soltanto un mezzo per la buona riuscita dell’evento.Rifiutare l’invito vuol dire svalorizzare l’evento al quale si è invitati. Dalmomento che l’evento rappresenta, in quella particolare circostanza, l’immaginedell’invitante, svalutare l’evento vuol dire svalutare l’importanza di chi hafatto l’invito. L’offesa, dunque, risiede nel vedersi sminuita la propria “immagine”.La misura dell’offesa dipende anche da quanto prestigio l’invitante attribuisceall’invitato. Maggiore è il prestigio dell’invitato più la sua presenza all’eventoè richiesta.Il rifiuto o l’accettazione da parte dell’invitatodipende a sua volta da quanta importanza attribuisce a chi fa l’invito. L’invitatovaluta l’effetto che un suo eventuale rifiuto può provocare sulla loro relazione.Se, ad esempio, non gli importa affatto che l’altro possa offendersi, allora vuoldire che non attribuisce alcuna importanza alle sue “minacce”. Quindi è in questione non è l’accettazione dell’invito,bensì l’eventuale rifiuto. Rifiutare un invito così posto, vuol dire sminuire l’altro.Escludiamo pure che non sia affatto vostra intenzione offendere l’altro equindi sminuire il Sé altrui, vi rendere conto allora che non avete altrascelta: o accettate, e quindi evitate di offenderlo, o rifiutate e quindiinevitabilmente lo offendete.L’unica via di fuga che rimane è giustificare ilvostro rifiuto con una ragione plausibile, ad esempio, adducendo qualcosa(magari un impegno preso in precedenza) che vi impedisce di accettare l’invito.In tal caso il rifiuto viene motivato da ragioni che non attengono alla sferapersonale di chi riceve l’invito. In ogni caso, qualsiasi ragione adducete perrifiutare l’invito deve essere considerata superiore all’invito ricevuto,qualcosa a cui non potete rinunciare. Diciamo, in sostanza, un altro “obbligo”precedentemente contratto.Qualsiasi cosa avevate previsto di fare per quelgiorno, a meno che non si tratti di un impegno importante, dovete rinunciarci(se non volete offendere l’altro): se quel giorno avevate previsto di vedereuna partita di calcio davanti al televisore, oppure di rimanere a casa aleggere un libro o di starvene semplicemente tutto il giorno a bighellonare, ebbenea tutto questo dovete dire di no se volete evitare di offendere chi vi ha fattol’invito. Tuttavia, neanche la giustificazione dell’impegno importante oimprocrastinabile vi salva del tutto, perché bisogna vedere di che si tratta,cioè bisogna entrare nel merito dell’impegno,in quanto se scegliete di dare la prioritàall’impegno contratto in precedenza, anziché all’invito ricevuto, vuol dire cheattribuite più importanza al primo anziché al secondo.
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