Pier Ferdinando Casini è un politico di antica scuola democristiana, deputato dal 1983. Nella cosiddetta "Prima Repubblica" è stato il pupillo prima di Bisaglia e poi di Forlani; allo scoccare della cosiddetta "Seconda" decide di portare in dote a Silvio Berlusconi i voti dei cattolici conservatori, guidando il Ccd. Con Silvio all'opposizione nella legislatura in cui governa l'Ulivo (1996-2001), dopo la vittoria elettorale del 2001 ottiene la presidenza della Camera. Ancora con Silvio, ma in posizione "critica", fino al 2008, nelle elezioni anticipate di quell'anno abbandona l'alleato, attestandosi al di fuori dei poli. Da allora in poi, Casini inizia il suo gioco da "stratega del poker" (ricorda il Craxi-Ghino di Tacco degli anni ottanta), alludendo, di volta in volta e a seconda della temperie politica, ad un ritorno nel centro-destra chiedendo prima la testa di Silvio, o prefigurando un'alleanza con il Pd, facendo capire, in entrambi i casi, che il presupposto del buon esito dell'operazione sarebbe stato il medesimo: attribuire a se stesso, Casini, la presidenza del Consiglio (e il Pd ci stava anche cascando). Per aumentare il proprio potere d'interdizione, prova a costituire il cosiddetto "Terzo Polo" con Fini e Rutelli; l'operazione naufraga con il turno parziale delle amministrative della scorsa primavera, con la conseguenza che ora, il Nostro, gioca ancora di più in proprio. Più "montiano" di Monti, è arrivato a proporre l'apertura delle sue liste ai professori governanti. Nelle schermaglie sulle proposte di legge elettorale, dà il meglio di sé nell'arte della dissimulazione, mentre di fronte alla nascita dell'asse Bersani-Vendola non chiuso all'Udc, da allievo di "cavalli di razza" democristiani d'un tempo, preferisce il silenzio. Molti commentatori affermano che la sua vera aspirazione sia la successione a Napolitano sul Colle più alto, ma molte cose dipenderanno da cosa farà Monti - ironia della sorte, il suo attuale "faro" politico - dopo le elezioni del 2013, mentre sul rebus delle alleanze, il "gioco del cerino" potrebbe vederlo protagonista di una scottatura.
Pier Ferdinando Casini è un politico di antica scuola democristiana, deputato dal 1983. Nella cosiddetta "Prima Repubblica" è stato il pupillo prima di Bisaglia e poi di Forlani; allo scoccare della cosiddetta "Seconda" decide di portare in dote a Silvio Berlusconi i voti dei cattolici conservatori, guidando il Ccd. Con Silvio all'opposizione nella legislatura in cui governa l'Ulivo (1996-2001), dopo la vittoria elettorale del 2001 ottiene la presidenza della Camera. Ancora con Silvio, ma in posizione "critica", fino al 2008, nelle elezioni anticipate di quell'anno abbandona l'alleato, attestandosi al di fuori dei poli. Da allora in poi, Casini inizia il suo gioco da "stratega del poker" (ricorda il Craxi-Ghino di Tacco degli anni ottanta), alludendo, di volta in volta e a seconda della temperie politica, ad un ritorno nel centro-destra chiedendo prima la testa di Silvio, o prefigurando un'alleanza con il Pd, facendo capire, in entrambi i casi, che il presupposto del buon esito dell'operazione sarebbe stato il medesimo: attribuire a se stesso, Casini, la presidenza del Consiglio (e il Pd ci stava anche cascando). Per aumentare il proprio potere d'interdizione, prova a costituire il cosiddetto "Terzo Polo" con Fini e Rutelli; l'operazione naufraga con il turno parziale delle amministrative della scorsa primavera, con la conseguenza che ora, il Nostro, gioca ancora di più in proprio. Più "montiano" di Monti, è arrivato a proporre l'apertura delle sue liste ai professori governanti. Nelle schermaglie sulle proposte di legge elettorale, dà il meglio di sé nell'arte della dissimulazione, mentre di fronte alla nascita dell'asse Bersani-Vendola non chiuso all'Udc, da allievo di "cavalli di razza" democristiani d'un tempo, preferisce il silenzio. Molti commentatori affermano che la sua vera aspirazione sia la successione a Napolitano sul Colle più alto, ma molte cose dipenderanno da cosa farà Monti - ironia della sorte, il suo attuale "faro" politico - dopo le elezioni del 2013, mentre sul rebus delle alleanze, il "gioco del cerino" potrebbe vederlo protagonista di una scottatura.
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