Il convento dei domenicani in San Marco a Firenze, oltre ad avere un'importanza storica, ne ha una immensa dal lato artistico. Deve la prima al Savonarola, l'altra a due maestri esimi nella pittura, Angelico da Fiesole e Fra' Bartolomeo. La piazza sulla quale sorge il convento è ancor oggi, come ai tempi di Lorenzo de' Medici, uno dei ritrovi della vita artistica fiorentina, il terzo, dopo gli Uffizi ed il palazzo Pitti; colà infatti son riunite la galleria delle belle arti e la famosa scuola degli incisori su rame.
Ai tempi di Lorenzo, nella contrada di San Marco esisteva quel giardino dei Medici, nel quale si trovava la prima raccolta di sculture antiche, sotto la sorveglianza del vecchio scultore Bertoldo. Colà si riunivano i più forti ingegni di Firenze e tutto ciò che emergeva nelle scienze e nelle arti e ciò che era già arrivato alla celebrità e che godeva del favore di Lorenzo.
Come i pittori andavano nella cappella Brancaccio, per imparare a disegnare dagli affreschi di Masaccio, così gli scultori venivano in questo giardino de' Medici, per studiare la scuola antica ed intrattenersi con Angelo Poliziano, Pico della Mirandola e Marsilio Ricino. Da questo giardino si vedeva spesso andare Lorenzo, il Pericle di Firenze, nel convento di S. Marco, per chiudersi là in una cella e liberarsi dal dolce paganesimo. Qui si tenevano discorsi elevati, sull'anima mondiale di Platone, unendoli ad una ipocrita considerazione della successione di Cristo. Savonarola però si teneva in disparte, mormorando, e non rispondeva alle chiamate di Lorenzo.
Il convento era degno dei Medici; infatti lo avevano creato, a dir vero, essi stessi. La sua storia è in breve la seguente : il fondatore dell'ordine dei domenicani mandò in Toscana, nell'anno 1220, dodici seguaci ; da questi furono fondati alcuni conventi, dei quali il più importante fu quello di Fiesole. Da quest'ultimo ebbe origine il convento dei domenicani di S. Marco. In origine questo era stato fondato, nel 1299, dai Silvestriani ; però, al tempo della grande peste di Firenze, era decaduto. A San Marco scesero i domenicani da Fiesole indottivi da Cosimo dei Medici, che poco prima era tornato dal suo esilio di Venezia. Cosimo chiamò da Fiesole il celebre priore Antonino, il santo più grande del suo tempo. Egli era figlio dell'avvocato fiorentino Nicolò Pierozzi ed era nato nell'anno 1389. Nel suo sedicesimo anno di età era entrato nell'ordine dei domenicani a Fiesole, ove molto tempo dopo era divenuto priore. Cosimo lo indusse a trasferirsi a S. Marco, e ciò avvenne nel 1436, dopo che Michelozzo Michelozzi aveva ricevuto l'incarico di riedificare il vecchio convento dei Silvestriani.
Egli demolì quasi completamente l'antico convento ed eresse una nuova fabbrica, imponente. Anche per Cosimo furono qui preparate due celle, come per un monaco, celle che si fanno vedere anche oggi, come quella di Savonarola, a titolo di curiosità storica. In questa solitudine, dice il padre Marchese, il priore Antonino fece udire al vecchio ambizioso, colla franchezza di un amico e coll'autorità derivantegli dalla santità della sua vita, quella verità che l'adulazione nasconde sempre al potente, ed è certamente dovuto al Santo, se Cosimo non divenne un despota comune.
Nell'anno 1443 fu terminata la fabbrica, e Cosimo fondò la celebre biblioteca di San Marco. Antonino divenne, tre anni più tardi, arcivescovo di Firenze. Egli morì nell'anno 1459, dopo essere stato ammirato da tutto il mondo per le sue virtù e dopo essersi interessato attivamente del miglioramento del clero.
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( Ferdinand Gregorovius - brano tratto da "San Marco di Firenze" dal libro "Passeggiate per l'Italia - Vol 3" - 1907 )Categories Tags