Fernao Mendes Pinto (c. 1509(?)-1583) è nato nella città portoghese di Montemor-o-Velho non lontano dalla città universitaria di Coimbra. I primi anni non devono essere stati niente di speciale se riguardo a essi lo stesso Fernao scrive:
"... ho cominciato a vivere fino all'età di dieci o dodici anni in povertà e ristrettezza nella povera casa di mio padre nel villaggio di Montemor .... "Circa nel 1521 la famiglia di Ferdinando parte o forse scappa a Lisbona. Lui aveva circa dieci o dodici e se ne prende cura uno zio che lo fa entrare a servizio nella casa del Duca D. Jorge, figlio del re D. João II. Li lavoro' per cinque anni, due dei quali come cameriere del giovane duca, il che gli permise di ottenere uno status più alto per la sua famiglia, rispetto alla precaria situazione economica precedente.. Poi: "è successo qualcosa che mi ha messo in pericolo grande che sono stato costretto a lasciare la casa al momento della notizia e fuggire per la mia vita." Non sappiamo che cosa era successo. Pinto Mendes fuggi' da Lisbona, prese una nave diretta a sud del Portogallo. Quindici miglia dalla destinazione fu catturato dai pirati francesi, siamo nel 1523. Pinto fu rilasciato sulla costa della Spagna e si diresse verso la città portoghese di Setubal. Entro' alle dipendenze di una nobile, Francisco de Faria, e rimase a Setubal per un anno e mezzo.Determinato a cercare fortuna altrove, Pinto Mendes salpò dal Portogallo l'11 marzo 1537 diretto verso l'India, navigo' attorno al Capo di Buona Speranza, si fermò in Mozambico, e arrivo' alla fortezza portoghese di Diu, sulla costa nord-occidentale dell'India, il 5 settembre 1537. Successivamente entro' a far parte di una spedizione sul Mar Rosso poi viaggio' per consegnare un messaggio ai soldati portoghesi che combattevano dalla parte del re cristiano d'Etiopia. Lasciando l'Etiopia, la sua nave venne catturata dai Turchi e l'equipaggio fu portato al porto di Mocha nello Yemen e venduto come schiavi. Fu comprato da un mercante ebreo, e portato al porto di Ormuz, sulla costa sud della Persia, dove, liberato da suoi amici, si unisce a una nave commerciale portoghese, al comando di Pedro de Faria. Inizia in questo momento la sua più grande avventura. E' questo il punto di partenza di 21 anni di sorprese, paure e minacce e vicende uniche. Un periodo in cui viaggia fino alle coste della Birmania, nel Siam, vede le Isole della Sonda, le Molucche, la Cina e il Giappone dove scopre un nuovo mondo. E' mercante, soldato, ricco e pezzente, perfino schiavo e pirata. Raggiunse la sede portoghese di Goa ed entro' poi al servizio del capitano di Malacca, sulla costa malese. Arrivò a Malacca nel 1539 e lavoro' per il capitano della fortezza, come un emissario per i regni di Sumatra e Malesia. Continuo' i suoi viaggi verso Patani sul lato est della penisola malese dove avvio' un fiorente commercio di affari con i thailandesi. Derubato da pirati, lui e i suoi soci si presero la rivincita, diventando essi stessi pirati. Segui' un periodo in cui commercio' lungo le coste dell'Indocina. Naufrago' sulle coste della Cina fu catturato e venduto come schiavo, fu posto a lavorare sulla Grande Muraglia cinese. E' lo stesso Pinto che racconta questo naufragio nel suo libro "Peregrinazioni" egli racconta amche di essere stato catturato e venduto come schiavo 16 o 17 volte.Per aver aiutato gli invasori Tartari a penetrare in Cina, fu liberato e torno' in Indocina, con la segreta speranza di poter tornare in India. Pinto Mendes prese un passaggio su una giunca pirata cinese che fu portata fuori rotta durante una tempesta e finì sull'isola giapponese di Tanegashima, a sud di Kyushu nel 1542 o 1543, Egli diventa cosi' il primo europeo ad arrivare in Giappone e a far in seguito conoscere le ricchezze naturali del paese. Tornò poi a Canton, nel sud della Cina, li convinse alcuni mercanti portoghesi che si potevano guadagnare ricchezze commerciando con il Giappone. Parti per accompagnare un gruppo di loro, naufragarono nelle isole Ryukyu, dove furono salvati dalle donne dell'isola. Tornò poi a Malacca.Pinto ritorno' in Portogallo il 22 settembre 1558. Rimase a corte per quattro anni, sperando in una ricompensa o un riconoscimento per i suoi anni di servizio in Estremo Oriente. Quando vide che questo non era imminente, si ritirò in una piccola proprietà sul fiume Tago opposta a Lisbona, siamo circa nel 1562, si sposo' con Maria Brito Correia, una donna di 30 anni piu' giovane di lui, si creo' cosi' una famiglia. Il primo racconto dei suoi viaggi si trova in una raccolta di lettere dei gesuiti pubblicato a Venezia nel 1565, Tra il 1569 e il 1578 scrisse "Peregrinazioni", un libro che non fu pubblicato fino al 1614, dopo la sua morte, ma che da allora fu tradotto in più lingue occidentali ed è divenne un best-seller in tutta Europa. Tuttavia le storie vere che narrava sembravano fantastiche e il libro fu considerato un lavoro di fantasia. "Peregrinazioni" è un libro di viaggi che descrive, in dettaglio, tutte le gesta, avventure e disavventure di Fernao Pinto Mendes. Il suo contenuto è esotico e raro. L'autore sembra quasi rivestire il ruolo di un pittore quando descrive la geografia di luoghi esotici e sconosciuti, al momento, come India, Birmani, Siam, Cina e Giappone e mostra l'etnografia, le credenze, le leggi, le usanze, i costumi, le feste, il commercio, la giustizia, le guerre, i funerali, ecc... L'autore è talmente descrittivo e avventuroso che ha generato le ironie che circonda l'opera. Nessuno poteva credere che avesse partecipato a tante feste, tante guerre e tanti funerali, e tutto così diverso, cosi' strano agli occhi del mondo occidentale. Degno di nota è anche la previsione, fatta da Fernao della scomparsa dell'impero portoghese, eroso dai vizi e abusi. Affermazioni come questa mostrano come Pinto fosse scontento della politica coloniale portoghese in estremo oriente, e adotto' su questa un punto di vista che in quel momento avanzava i tempi in quanto in seguito si diffuse: egli avanzo' obiezioni di tipo morale e religioso verso ciò che gli sembrava un'impresa ipocrita, imbevuta di avidità ma sostenuta come missione religiosa.E 'stato solo quando cominciarono ad essere disponibili ulteriori informazioni sui luoghi esotici che Pinto aveva visitato che il libro è stato riconosciuto essere vero in gran parte, ma non del tutto. Secondo il parere di molti storici, il testo stampato non corrisponde interamente all'autore. Alcuni brani sono stati sottratti, e altri corretti Strano, soprattutto, la totale assenza di riferimenti alla Compagnia di Gesù, che era a quel tempo, uno degli ordini religiosi più attivi in Oriente. Vi sono indicazioni attendibili dei rapporti tra Fernao Mendes Pinto e la Compagnia. Molto probabilmente il libro è stato scritto a memoria, così per molti versi non è una fonte affidabile di informazioni. Tuttavia, e' un documento scritto in modo estremamente vivido e realistico sull'impatto della civiltà orientale sui nuovi arrivati dall'Europa e soprattutto è un'analisi molto realistica dell'azione dei portoghesi in Oriente. "Peregrinazioni" e' un libro libro che è un testimone oculare sui comportamenti, atteggiamenti, modi di vita di queste persone, quindi un documento di inestimabile valore storico, letterario ed umano. Un libro in cui aleggia un elemento di sincerità che è convincente, e la sua sostanziale onestà è ormai generalmente ammessa.Pinto affermo' che tre erano le ragioni che l'avevano spinto a scrivere il libro: far conoscere il proprio lavoro ai suoi figli, un ruolo autobiografico; incoraggiare la speranza in chi si trova in difficoltà, funzione morale; rendere grazie a Dio, funzione religiosa. L'edizione spagnola di Francisco de Herrara apparso nel 1620, ristampato nel 1627, 1645, 1664. La traduzione francese è da Figuier (Parigi, 1628 e 1630). Ci sono tre edizioni inglese da Cogan (Londra, 1663, 1692 e 1891), l'ultima ridotta ed illustrata.Pinto Mendes morì nella sua tenuta l'8 luglio 1583, poco dopo essersi visto assegnare una piccola pensione da parte del governo portoghese.Oggi Fernão Pinto Mendes è una figura importante nella storia letteraria del Portogallo. Ha scritto un solo testo, ma è considerato un capolavoro. La grande popolarità del manoscritto Pinto nel corso dei secoli XVII e XVIII è indiscutibile, e il lavoro divento' e resta una fonte importante per le persone che vogliono saperne di più sull'Oriente..