Ma è lo stesso Elefantino sul proprio giornale Il Foglio a raccontare come stanno realmente le cose: “Una ventina di giorni fa, nel mio iperattivismo quasi sarkozista, leggo alla mattina in ufficio, sull’Espresso, che il Santoro della destra, che poi pare volesse fare un Santoro ancora più di sinistra, era stato trasferito dopo una sola puntata perché faceva poco ascolto. Me ne dispiaccio, e propongo al direttore generale, Lorenza Lei, che mi aveva in precedenza chiesto consigli come si fa dopo i convenevoli tra persone urbane, una trasmissione dal titolo provvisorio “L’esame”. Avendo idee e argomenti nei campi dell’economia, della politica, della politica estera, della cultura, della bioetica e in tanti altri ambiti della vita vissuta, idee e argomenti quasi sempre sbagliati e molto spesso di minoranza, potrei prendere il posto su Raidue, prime time, il giovedì, della trasmissione in cui le coscienze venivano educate e se necessario rieducate con formidabili risultati d’ascolto e controversi risultati di stima. Dunque inviterei politici, intellettuali, uomini e donne ferrati nei campi dell’attualità, la più ravvicinata e quella millenaria, al fine di condurre insieme, sul piano di parità, una conversazione in cui protagonista è ciò di cui si discute, che va spiegato e trattato in controversia, in civile disputa, appunto un esame e controesame. Che so, Violante sulla giustizia, Bersani sull’opposizione, Bocca su come si vive la vecchiaia, Scalfari sulla laicità e l’Io, Boeri sulla banca centrale europea, Crepet su sesso e carattere, e annessi e connessi. No pubblico. No applausi e fischi. No risse di facciata. No spirito gladiatorio. Un Pagnoncelli dovrebbe organizzare un focus group, il famoso tribunale dell’opinione pubblica, o un panel di vedenti da casa, e alla fine di ciascuna delle due interviste di mezz’ora circa emettere un finale verdetto d’esame, insomma i voti articolati per risposte sul tema e su chi ha ragione. E’ ovviamente una candidatura a finire quasi sempre in minoranza, data la scorrettezza delle mie tesi, ma ne prenderei atto senza turbamenti, con rispetto e ostinazione. Scenografia povera. Costi molto contenuti. Materiali filmati solo per aiutare la discussione tra pari, senza mediatori che parlino a nome del popolo. Probabile risultato di share lo 0,000000000001 per cento. Dunque un’esperienza presumibilmente breve, un contrattino per sette settimane e poi via, in fuga tra le rovine di Raidue, dopo aver distrutto Raiuno”.
Inoltre Ferrara conferma che l’appuntamento di Radio Londra dopo il Tg1 delle 20 “naturalmente non si tocca, continua così com’è a dare soddisfazioni e incazzature a mezza Italia”. Mentre della proposta del programma di prima serata su Raidue “non ho più saputo niente, fino ad oggi. Solo il pettegolezzo, cui cerco di riparare qui”.
Intanto il presidente della Rai Paolo Garimberti, in una nota, ha dichiarato che quella di Ferrara è un’autocandidatura: “Premesso che sono sempre contrario per principio al “pluralismo a senso unico”, che sia pro o contro non importa, alla luce di questo ritengo che i progetti vadano valutati nell’ambito dell’equilibrio complessivo della programmazione e non sulla base di gossip o autocandidature. Cio’ detto, non ero a conoscenza delle ipotesi riportate oggi dai giornali, ipotesi che non circolavano in azienda e che comunque non erano ancora arrivate ne’ all’attenzione del Presidente ne’, ritengo, a quella dei Consiglieri”.