Ferri da stiro e sconosciuti

Creato il 26 marzo 2014 da Unarosaverde

Uno dei pochissimi momenti che trascorro con il televisore acceso è quello in cui sono alle prese con il ferro da stiro. Capita con una frequenza settimanale -  niente di ingestibile, per fortuna – e occupa un’oretta e mezza, dopo cena. A volte guardo un film, più spesso le puntate di qualche vecchia trasmissione o un documentario. Ieri ho avuto un incontro con ER: ai tempi della sua programmazione in prima visione non me ne ero persa nemmeno una puntata. Vedevo sangue e lacrime andare da tutte le parti, un oceano insopportabile e mai finito di dolore e fatica del vivere, adrenalina per endovena e per immagini. MI piaceva molto e mi rassicurava, nella sua finzione, sul fatto che non aver scelto Medicina all’università fosse stata, dopo tutto, una buona cosa.

A parte l’amarcord di bisturi, ieri mi è capitata una puntata del programma di Raitre “Sconosciuti” che ha avuto, come sempre quando ci inciampo, il potere di rasserenarmi. C’è qualcosa di rassicurante in queste storie di gente comune: c’è un lieto fine, nonostante le prove, le avversità e il dolore; c’è un punto fermo su un vissero felici e contenti che è solo precario, ma esiste nel momento della registrazione della puntata. E pace amen se dopo ci saranno fallimenti finanziari, divorzi, reinvenzioni, altri dolori, altre prove: i titoli di coda scorrono sui sorrisi. Gli episodi funzionano come le fiabe dell’infanzia. Non ci sono vicende eclatanti di grandi successi o di clamorose sconfitte: c’è la storia di gente che riconosco nei miei conoscenti, tra i vicini di casa, tra i colleghi di lavoro. E non mi importa se sono buoniste, se non deviano mai da ciò che è accettabile moralmente nella società italiana attuale, se raccontano solo di lieto fine: sono come le favole, appunto e funzionano come tali. Mi ci immedesimo, mi divertono, mi fanno fermare lì, tra programmi insulsi e telegiornali che sparano notizie sensazionalistiche senza approfondirne seriamente nemmeno una.

Stiro, sorrido e spiano le pieghe, almeno sul tavolo della cucina. Per le altre aspetto. E spero.


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