Ferrigni Pietro F.L.C. – Firenze – La calza della Befana

Da Paolorossi

Firenze – Palazzo Vecchio

L’ orologio di Palazzo Vecchio aveva suonato undici tocchi nella notte di lunedì. Questo non voleva dire precisamente che fossero le undici pomeridiane, visto che quel rispettabile meccanismo ufficiale patisce d’ asma nel movimento, e va soggetto ogni tantino a qualche tumor bianco negl’ingranaggi ; ma di certo gli aveva da essere un’ ora giù di lì, qualche cosa fra le dieci e tre quarti e le undici e venticinque minuti, insomma l’ ora d’ andare a letto per chi ha più sonno che fame.

Le fiaccole dei lampioni a gas della buona città di Firenze incominciavano a impallidire dietro ai cristalli polverosi. Non si è mai saputo il perchè, ma è un fatto che i lumi a gas hanno paura a restar soli, e appena si può supporre che le guardie municipali cessino di far la ronda per le strade, e quelli subito fanno il viso smorto e perdono il coraggio d’ illuminare le cantonate. Dicono che sia per difetto di pressione, e io ci credo. Trascurate di far pressione sugli accollatari d’ un servizio pubblico, e vedrete come vanno le cose !

La nebbia si stendeva sottile sottile per aria, e rubava ai Fiorentini la cupola del Duomo e la cima del campanile di Giotto. Le ultime stecche delle ciarabottane di vetro rimbombavano per i Camaldoli e rintronavano le vòlte dei cavalcavia ne’laberinti di Mercato. La Befana faceva capolino dalla vetta di Monte Murello e si preparava a scendere giù per le cappe de’ camini colle tasche piene di regali per i bimbi piccoli e grandi della ex-capitale.

Chi è la Befana?… La Befana non è altro che l’ antica Fortuna del politeismo pagano, invecchiata nel mestiere e convertita alla religione cattolica apostolica e romana. Da giovane ne avea fatte, come suol dirsi, di pelle di becco ; e non aveva nemmeno arrossito di mostrarsi ignuda bruca sulla ruota d’ un carro matto, ritta sul dito grosso d’ un piede solo !… Aveva il ciuffo svolazzante e la benda sugli occhi. La contrizione le venne a un tratto colle prime rughe, e mise giudizio quand’ ebbe perduto i denti.

[...] Una volta l’ anno la fa il giro delle città e dei paesi, s’ introduce per le gole de’ camini, e riempie le calze de’ ragazzacci che ci credono e che depongono cotesto indumento molto intimo sugli alari del focolare. C’è stato un tempo in cui cotesto mestiere si faceva con poco. Qualche corbellino di mele, un quintale di fichi secchi, poche arancie e molte noci…. tutt’al più qualche chilogramma di confetti di Pistoia…. e c’era già tanto da contentare mezzo mondo. Oggi i micini hanno aperto gli occhi e non si contentano più con siffatte bagattelle.

[...] Molti gerenti di società anonime, più fortunati assai, hanno raccapezzato tra la cenere qualche migliaio di azionisti messi lì dalla Befana, cogli occhi chiusi e le mani aperte, e i loro bravi versamenti sul palmo della mano. Un azionista al giorno d’ oggi è il più bel regalo che ci sia. Si dura poca fatica a cercarlo, si mantiene a chiacchiere, e quando è venuto a noia si mette da parte senza complimenti.

I giuocatori di borsa hanno attaccato al cammino una miriade di calzerotti. Chi voleva il rialzo, chi impetrava il ribasso, chi sospirava un riporto…. e chi un passaporto. La Befana, per far tutti pari, ha portato loro il progetto di legge sulla tassa proporzionale delle transazioni sui valori.

 [...] L’ uffizio degl’ Innocenti s’ è trovato le calze piene di esposti. Pare che l’inverno, quand’è asciutto e senza perturbazioni atmosferiche, favorisca lo sviluppo degl’ innesti e acceleri la maturazione degli ibridismi. Una gran quantità di giovanotti allegri, che avevano domandato unicamente i mezzi sufficienti per nutrire tutti i grilli che portano nel cervello…. (vedete se è possibile di mostrarsi più discreti) ha avuto dalla Befana un dono larghissimo di protesti di cambiali, di citazioni a breve termine, e di conti di fornitori della Real Casa!

[...] Felici quelli, che contenti del poco, hanno desiderato un’ ora di tranquillità fra le pareti domestiche, un sigaro che fumi, un boccone che non metta veleno, e un centellino di vino per buttar giù ogni cosa. A costoro, la serva, in sembianza di Befana, ha portato il più bel dono del mondo sotto la forma d’un fiasco di Pomino tirato fuori di sotto il banco da Baldassarre Guarnieri.

Ne hanno bevuto un bicchiere, poi due, poi tre, e col capo leggiero, colla mente libera, col cuore tranquillo, si sono soavemente appoggiati al guanciale della poltrona, hanno dato una frustata ai cavalli della fantasia, hanno preso l’aìre verso le regioni incantate della speranza…. e via a precipizio incontro alla sospirata felicità. Ah ! che bel viaggio, in mezzo al paese di Bengodi, entro i boschi di salsiccie, in riva ai ruscelli di crema alla vainiglia, sulla cima delle montagne d’ oro nativo; sotto una pioggia di brillanti, il più piccino dei quali pesa almeno almeno una ventina di chilogrammi !… Ah!… fatalità!… Mi è toccato il brillante sulla testa!… E mi sveglio a capo rotto, colla prospettiva di andare all’ altro mondo per traumatismo !… Canaglia d’ una Befana !

( Ferrigni P.C., Su e giù per Firenze, 1881 )

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