Magazine Cinema

Festa del Cinema di Roma: Il bambino di vetro di Federico Cruciani (Alice nella città)

Creato il 22 ottobre 2015 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma
Il bambino di vetro
  • Anno: 2015
  • Durata: 80'
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Federico Cruciani

In una Palermo invernale Federico Cruciani ambienta il suo primo lungometraggio, Il bambino di vetro. Il film, liberamente tratto dal romanzo di Giacomo Cacciatore “Figlio del vetro”, è l’unico italiano in concorso nella sezione indipendente della festa del cinema di Roma, Alice nella città. Dopo i molti lavori a teatro il regista approda sul grande schermo con un’opera dura, nel carattere e nel tema.

In una Palermo plumbea e invernale, Giovanni, un bambino di dieci anni, giunge amaramente a scoprire che nella parola “famiglia” può annidarsi il male. In una lenta e graduale presa di coscienza, il bambino metterà irrimediabilmente in crisi il legame incondizionato con suo padre Vincenzo, aprendo gli occhi su una realtà in cui le “famiglie criminali” possono essere più di una e in cui la sua stessa “famiglia naturale” nasconde un segreto capace di colpire al cuore.

Il primo lungometraggio di Federico Cruciani è pretenzioso non nel contenuto e nella trasposizione registica ma in quella voglia di proporre oggi un film classico, uno di quei film in cui l’arte del racconto supera qualsiasi cosa. Un racconto, questo, fatto di pause, suspense e silenzi che sono spesso più rigorosi delle parole. Il linguaggio scelto è il dialetto siciliano, duro , vero e non contaminato  da alcun fattore esterno. La storia infatti si muove in una società piccola, quasi distante dal mondo esterno,  eppure ben collegata ad esso.

Convince sopra ogni cosa la decisione di portare sullo schermo una storia di criminalità in cui la famiglia naturale va a scontrarsi con quella criminale fatta di traffici di droga e assassinii. Fino a metà del film nessuno però,  ma poi la pellicola viene risucchiata dalla suspense senza coinvolgere lo spettatore,  che si ritrova alla fine con una verità spiattellata e tanti dubbi da decifrare. Il finale arriva come un pugno nello stomaco, ma quello che gli manca è la forza e il dolore che dovrebbe provocare, invece non si sente niente, non si percepisce nulla,  solo un’apatia accartocciata nell’involucro del silenzio.

Il coraggio non manca al regista, come non manca la bravura dei protagonisti, ma ci si aspettava di più da questo film. Si rimane delusi. Il bambino di vetro ci aveva fatto sperare nel ritorno a quel cinema italiano che tanto ci piace, dove pensiero, immagini e narrazione si uniscono creando un prodotto che sbatte contro le finestre chiuse delle nuove tendenze  poco impegnate e sciocche. Federico Cruciani non ha osato fino in fondo, nella seconda metà la forza cede il posto alla narrazione lineare e a gesti spesso ripetitivi. Manca il dramma, la passione e il buttarsi ad occhi chiusi.

Alessandra Balla



Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :