Festa del cinema di Roma: Mistress America di Noah Baumbach (Selezione Ufficiale)

Creato il 21 ottobre 2015 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma
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  • Anno: 2014
  • Durata: 84'
  • Genere: Commedia
  • Nazionalita: USA
  • Regia: Noah Baumbach

New York non ‘salva’ più i perdenti.

Mistress America (presente nella Selezione Ufficiale) ha il piccolo merito, al di là dello stereotipismo da commedia indie che incarna senza nemmeno una piccola ombra di dubbio, di far fare un passo in più a chi guarda dentro una New York che cambia… L’ultima eroina ce la racconta la salda e navigata regista indie Noah Baumbach, nata a Brooklyn, che ben conosce tutte le evanescenze e i falsi inganni di una metropoli dove i ‘perdenti’ fino a poco tempo fa potevano vivere sempre con la speranza infinita di un riscatto.

Brooke alias Greta Gerwing (brava e già navigata, collaborando da tempo con la Baumbach, nell’incarnare una perfetta looser contemporanea metropolitana) è una 30 enne nevrotica, sognatrice, fragile ed immatura, con l’ambizione di trovare un posto, il proprio, nella vita, restando attaccata al fumo che il vivere dentro New York produce. In lei si imbatte la 19enne Tracy (una Lola Kirke empatica e perfetta nel ruolo), appena arrivata al college, anche lei alla ricerca di un’identità nella Grande Mela, che la contatta in veste di prossima sorella acquisita. L’incontro è folgorante per entrambe. Per Tracy, che dopo il primo abbaglio di feste, giri di conoscenze e progetti in cui la coinvolge Brooke, percepisce quasi subito il tutto e il niente della vita della sua futura sorella, tra un progetto improbabile di un ristorante-coiffeur-centro culturale-casa, i lavoretti a cui si affida per ‘restare’ nel giro delle possibilità, le sterili relazioni sentimentali che tenta di portare avanti. Per Brooke, che vede in Tracy un punto di riferimento, una complice matura ed esterna al suo mondo, un appoggio umano reale e vero. Ma tutto si ingarbuglia come accade nelle commedie … e Brooke lascia una New York che non riesce più ad ingannare nessuna promessa di un altrove esistenziale inconsistente.

Noa Baumbach dimostra di conoscere bene  il mondo che racconta, lasciandosi però calcare la mano nel mettere in scena situazioni e personaggi estremizzati troppo nel “no sense” che simboleggiano. La pellicola raggiunge dei picchi di esplosione-implosione dei dialoghi, che non aggiungono nulla di nuovo a caratterizzazioni già assorbite in pellicole di questo genere, e che suscitano appena qualche sorriso, ma nulla di più.

Maria Cera

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