“Papà, alla scuola materna stiamo imparando la poesia per la tua festa. È un segreto, si può dire solo alle mamme. La vuoi sentire?”.
Insomma, già si era imparata a memoria la poesia, non è che poteva memorizzare anche le modalità con cui presentarla, no?
E così sono giorni che la Marmocchia ci intrattiene con questa poesiola per la festa del papà, che credevo venisse direttamente dall’estro creativo delle nostre maestre di Paesello. E invece, su Filastrocche.it, ho scoperto che viene da Sofia della classe IV B della scuola primaria Felice Muscolino di S. Teresa di Riva (19 marzo 2007). Poco male, per me le maestre marmocchie sono da osannare già solo per il fatto che l’hanno fatta imparare a memoria a 29 bambini di tre età diverse.
Certo, il making of è stato a tratti sconcertante, ma nel complesso il risultato è piuttosto d’effetto.
“Mamma, oggi abbiamo imparato la poesia per la festa del papà!”.
“Bene, Marmocchia, mi pare proprio una bellissima idea. E come fa?”.
“Caro papà, sei un camino portante…”
“Aehm, amore siamo sicuri che faccia proprio così?”
“Sì sì. Caro papà sei il mio camino portante…” - ”no, sei il camino più importante…” – “ah, ecco: caro papà sei il vincitore!”.
“Del camino portante?” vorrei chiedere io. Tanto per capire il tenore della poesia. Ma nei giorni seguenti il delirio marmocchio si schiarisce, le parole si riordinano e vengono fuori questi bellissimi versi:
Caro papà, sei un campione che mi protegge in ogni occasione.
In questo giorno particolare un regalo ti vorrò fare:
affetto e amore ti vorrò donare.
Caro papino, sei come un camino e riscaldi il mio cuore con il tuo calore.
Sei il pilastro portante ogni giorno sempre più importante.
Per me sei il migliore e sarai sempre un vincitore.
Spero che queste mie parole ti arrivino al cuore
e comprendi quanto grande è il mio amore.
AUGURI A TUTTI I PAPÀ!
E tanti auguri al mio di papà, che quando mi accompagnava all’asilo, e io piangevo, non c’aveva cuore di lasciarmi e deviava verso casa della nonna. E poi passava il resto della giornata a cercare una scusa plausibile da raccontare a tutto il resto del mondo. E che forse anche per questo, trent’anni dopo, sono ancora convinta che sia il papà migliore del mondo.