La cena è in un ristorante di cucina siciliana, siamo seduti in una saletta coi muri dipinti di bianco, il tavolo è nell’angolo più remoto. Nella stessa sala c’è una tavolata di otto persone, in gran parte anziani, ma c’è anche una bambina piccola, e sua madre, una donna giovane. A un certo punto della serata si abbassano le luci nella sala, dagli altoparlanti si diffonde una musica epica e morbosa che assomiglia alla colonna sonora di un film peplum, entrano due cameriere con in mano una minuscola torta sormontata da una specie di candelotto di dinamite che emette colorate scintille pirotecniche. La musica cresce di intensità, si fa via via più tormentosa, il volume sale fino al parossismo, il suono si distorce e le casse gracchiano, la bambina comincia a piagnucolare per lo spavento mentre la signora a capotavola si commuove per la sorpresa. È il suo compleanno. Si riaccendono le luci, parte un coretto, le cameriere si affrettano a spegnere il candelotto sulla torta e a far sparire i segni di questa piccola celebrazione seriale. Cinque minuti dopo si alzano tutti, salutano e se ne vanno. La signora ha festeggiato i suoi settant’anni, settanta piani di questo superbo grattacielo eretto in nome della buona educazione e dei nobili principi familiari.
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