FESTIVAL è in questi giorni la parola d'ordine ovunque e lo sarà per qualche giorno, almeno fino a quando non sarà finita la kermesse di Sanremo. Quest'anno più complicata del solito tra votazioni annullate, sermoni di Celentano, parolacce, vallette sconosciute ed infortunate, lo share ha raggiunto vette altissime. Il gradimento un po' meno, questo per far pensare ai vertici che ascoltare e gradire è ben diverso, ma tant'è.. domenica sarà finita e nessuno se lo ricorderà più.
Anche il Festival italiano più noto nel mondo si è conformato alla vita del Bel Paese (non nel senso del noto formaggio, ovviamente) e tutti i mezzucci a cui si è ricorsi hanno contribuito ad attirare l'attenzione lì su quella macchina complessa che ha dimenticato quasi completamente la ragione del suo essere cioè la musica.
Complimenti quindi a Francesco Renga che, primo in assoluto, dichiara alla stampa ed ai social networks quanto sia ingiusto stare lì a fare da cornice a Celentano con le sue prediche.
Congratulazioni ad altri che hanno avuto il coraggio di mettersi in gioco, come i Marlene Kuntz e Lucio Dalla, per esempio, ma, questo a parte, una vergogna da proporre proprio per le sue incongruenze.
Sull'onda degli applausi, intanto, il Presidente del Consiglio Monti, ottiene una standing ovation all' Euro parlamento dopo aver apostrofato, in inglese, un deputato inglese.
Sembrerà poco, ma dopo anni in cui l'Italia e gli italiani tutti all'estero facevano pessime figure, è già una bella partenza. Certo, non decresce il senso di insoddisfazione del Paese che sembra aver toccato il fondo della disperazione per questa crisi che fino ad ottobre sembrava non esserci e che invece, ci attanaglia sempre più.
Siamo sempre più vicini alla Grecia e la Germania (Merkel in testa) se la ride un passo avanti, arrogandosi il diritto di richiamare tutti gli altri a maggiore concretezza.
Consola un po' quest'immagine nuova che il Paese sta mostrando all'estero, finalmente non più solo fatta di barzellette, storielle e battutacce.
Ogni anno, e questo non fa eccezione, quando si apre il Festival di San Remo, non si parla d'altro. Passa tutto in secondo piano, quasi che ci si volesse concentrare forzatamente su qualcosa di leggero, frivolo e divertente che divertente spesso non sa essere.
Non ci bastano i sermoni da 300.000 euro a serata, neanche se donati pubblicamente in beneficenza, per alleggerirci l'anima.
Ma tant'è... domenica, a sipario chiuso, sarà finita e tornerà il solito, caro, vecchio festival dei politici....