© Festival del film Locarno
Lungometraggio giappo-indonesiano, sprovvisto di colonna sonora, con dialoghi banali e mai serrati nonostante i protagonisti siano per lo più a tu per tu in ambienti ristretti. Inquadrature spesso e volentieri di spalle o col busto a ¾, il che fa dubitare della presenza scenica del cast scelto dal regista, il tutto accompagnato da estenuanti silenzi che fanno da “colonna sonora” a scene vuote, in cui non accade molto. Ecco il mio primo impatto con questo film, in concorso nella sezione Cineasti del Presente.
“Peculiar vacation and other Illnesses” è una pellicola che ci descrive la quotidianità dei protagonisti, una coppia di giovani sposati: lui nel tempo libero si rimbambisce davanti ad un reality sul matrimonio sperando di capire cosa voglia dire essere un marito, lei si annoia e trova lavoro in un mobilificio in città. L’usanza locale prevede come da noi che la merce venga consegnata al domicilio degli acquirenti, ma con due fondamentali differenze: vi deve essere il venditore oltre all’uomo di fatica e la qualità delle strade da percorrere non è quella delle migliori autostrade norvegesi.
© Festival del film Locarno
Inizia così quello che vorrebbe essere un on the road all’orientale, in cui due colleghi rompono la diffidenza ed imparano a conoscersi e a piacersi. Il pathos rimane però davvero ben celato, nessuno inizialmente lo percepisce e non sorge il malcontento solo grazie ad una provvidenziale sinossi che ci aveva anticipato gli accadimenti e che è l’unico motivo per cui non disertiamo.
La regia ricorda quella dei documentari soporiferi: focalizza sul degrado, rimarca l’apatia di alcuni e le aspirazioni di altri e ci mostra un Paese per tanti aspetti retrogrado e sicuramente molto (ma molto!) distante dal nostro e dalla nostra sensibilità. Al punto che, quando dopo circa un’ora irrompono le note di una chitarra classica, altra opera immediatamente riaffiora nella mia testa: quel “Mekong Hotel” che non ho un granché compreso qualche mese addietro. Stesso filone, medesimo problema.
© Festival del film Locarno
Depongo quindi le armi, perché proprio non ci riesco… ammetto di non cogliere né la poesia, né il messaggio e posto l’evidente mio limite mi fermo qui e passo all’esplorazione di altre pellicole. Voto: 5+