(c) Festival del Film Locarno 2011
Gruppo 2Nel secondo gruppo, scelgo senza troppe esitazioni “Vegtelen Percek” (“Infinite minutes”), una produzione tutta est europea diretta dall’ungherese Cecilia Felmeri. Una storia intrigante ambientata in un ospedale e narrata con un continuo ribaltamento dei piani temporali: dal patologo che colleziona calchi di tatuaggi alla paziente ricoverata per uno scompenso cardiaco, fino al direttore della struttura fulminato mentre è a letto con la psicologa, in un filo narrativo comune che li raccoglie intelligentemente.
(c) Festival del Film Locarno 2011
Gruppo 3Nel terzo gruppo ho cercato di superare i sentimenti nazionali, ma il corto che mi ha convinto di più è stato proprio “Il respiro dell’arco” di Enrico Maria Artale. Una intensissima protagonista, a metà fra una Lisbeth del tiro con l’arco ed una mitologica Nemesi vendicativa, in una storia nerissima venata di sanguinolento che soddisfa le mie tendenze thrilleristiche.
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Gruppo 4Lo so, lo so, è la mia passione per l’assurdo che mi farà operare questa scelta, ma non riesco a resistere: dopo le frecce insanguinate de “Il respiro dell’arco” mi ci voleva proprio la storia di un uomo il cui braccio sinistro decide – improvvisamente – di prendere il controllo della situazione. E’ il tema di “Links-Rechts” (“Left-right”), deliziosa produzione belga in cui l’assenza di dialogo non si soffre minimamente.
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Gruppo 5 Inevitabilmente girato in bianco e nero, il corto-non-troppo-corto “Les Enfants de la nuit” (27 minuti) ha il pregio di far tuffare lo spettatore in una trama che si sviluppa nel corso della seconda guerra mondiale fra amori improbabili e naturalmente contrastati. Henriette, figlia di partigiani prende una bella cotta per un soldato nazista.(c) Festival del Film Locarno 2011
Gruppo 6Nel gruppo più ricco di pellicole interessanti, scelgo di dedicare un pensiero a “The balcony affair”: il regista canadese Jamie Cussen si diletta e ci diverte con la storia di un sentimento, vissuto da un balcone all’altro. Protagonisti due anziani costretti in casa dalla prole, in un sentimento fatto di sguardi e gesti al di là della strada tra due condomini antistanti.
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