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Festival dell’Oralità Popolare: danze dall’Italia a Torino

Creato il 08 giugno 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online
Festival dell'Oralità Popolare, Torino, danze popolari, tammuriata, pizzica, tarantella, danza

attribution Richard Ishida.

“Oggi passa il domani”. E’ questo lo slogan scelto dalla Rete Italiana di Cultura Popolare per l’edizione 2013 (l’ottava) del Festival dell’Oralità Popolare, che si svolge, ancora oggi e domani, per le vie del centro di Torino. Giochi, teatro, incontri, musica, momenti di convivialità ed integrazione, laboratori e tanta tanta danza.

Dei molti “saperi” di cui la Rete si propone la trasmissione alle nuove generazioni, ampio spazio viene riconosciuto, all’interno della manifestazione, al patrimonio delle danze popolari italiane: dalla tammurriata, alla pizzica, alla tarantella calabrese, alle danze siciliane, solo per citarne alcune.
Un patrimonio vastissimo, purtroppo ai più ancora sconosciuto, e dal valore inestimabile, fatto di danze di cerimoniali, danze di corteggiamento, danze di lotta, danze ludiche e danze terapeutiche.

La danza popolare certamente più conosciuta fra queste- che assolve a tutte le funzioni proprie delle danze popolari- è sicuramente la pizzica pizzica salentina, oggi ballata soprattutto come “pizzica de core”, ovvero nella sua versione di danza di corteggiamento, che originariamente nasce come danza curativa del “tarantismo” (le cui origini sono, forse, da ricercarsi nel mito greco di Aracne, un antichissimo rituale coreutico musicale preposto alla guarigione dagli effetti collaterali del morso della tarantola, capace di provocare l’ “attarantamento”, ovvero la comparsa di uno stato di profondo malessere psicofisico e d’intensa frustrazione, che inducevano una sorta di trance. Tale rito si basava proprio sulla pizzica, e cioè su una danza scomposta che veniva ballata per molte ore, ma più sovente per molti giorni, su una musica fortemente ritmata suonata da un’orchestrina appositamente convocata, fino a quando il tarantato non si ristabiliva; la guarigione, tuttavia, era solo temporanea, perché il malessere si ripresentava, puntuale, ogni anno, nel periodo corrispondente a quello del primo morso. Il tarantismo, nato intorno all’anno mille, viene praticato fino ai primi anni ’60, per poi scomparire per sempre; la “pizzica tarantata”, invece, gli sopravvive, sebbene privata, nel tempo, della sua connotazione terapeutica, fino ad arrivare a noi.

Oggi il tarantismo è considerato un fenomeno folkloristico degno di rispetto, un’espressione tipica della tradizione popolare salentina di cui è stata compresa la natura di malessere socio-culturale (l’”attarantamento” non aveva nulla a che fare con il morso di un ragno velenoso, ma costituiva una forma –l’unica- socialmente accettata di “sfogo” delle donne contadine, vessate da condizioni di vita disumane), e va a sommarsi a quei molti “saperi” tradizionali che è necessario apprendere e tramandare.
Conoscere le nostre origini, è, infatti, l’unico modo per sapere chi eravamo davvero, chi siamo, e chi saremo.
Perché è oggi, che passa il domani.

Articolo di Dalila Giglio


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