Festival di Cannes 2013, “La Vie d’Adèle” vince la Palma d’Oro

Creato il 28 maggio 2013 da Postscriptum
 


Si è concluso il 66° Festival di Cannes e la Palma d’Oro è andata a “La Vie d’Adèle – Chapitre 1 & 2″ del regista franco-tunisino Abdellatif Kechiche. Una storia d’amore, ma non solo, tra due donne, interpretate da Adèle Exarchopoulos e Léa Seydoux, e che sono state premiate anch’esse con il premio più ambito. Delusione invece per “La Grande Bellezza” di Paolo Sorrentino.

Apprezzato dalla critica, ancora di più dalla Giuria presieduta da Steven Spielberg “La Vie d’Adèle” di Kechiche è un film delicato, intenso e che crea discussione. Abbastanza lungo in termini di durata, racconta la storia della giovane Adèle (interpretata da Adèle Exarchopoulos) che a 15 anni, dopo le prime esperienze sessuali, conduce la vita di molte adolescenti e frequenta locali in cerca divertimento; finché conosce Emma, (interpretata da Léa Seydoux) che studia Belle Arti, e di cui Adèle s’innamora. Tra le due dopo i primi incontri nasce una appassionata storia d’amore, sublimata da una passione irrefrenabile e una reciproca conoscenza che fa crescere molto Adèle, che diventa donna e capirà cosa vuole dalla propria esistenza. Kechiche dirige al meglio due attrici che sono entrate in sintonia e reso alla perfezione i loro personaggi. Un percorso d’amore e di formazione che si evolve, dalla fase della conoscenza a quella dell’amore e del sesso, e ha fatto molto parlare la sequenza del rapporto sessuale più intenso tra le due protagoniste. Qualcuno dirà che in questo periodo in Francia il tema dell’amore gay va molto di moda e che la Giuria di Cannes ha guardato a questo, ma ciò che conta è il significato del film e quello che il regista racconta. E se c’è stato un applauso generale a “La Vie d’Adèle”, tra critica, pubblico e Giuria, possiamo solo dire che aspettiamo la sua uscita in Italia per poterlo valutare con attenzione.

Premio per la Miglior Regia a Amat Escalante per “Heli”. Il regista messicano che racconta la storia della dodicenne Estela che vive con il padre, il fratello Heli con moglie e figlio. Estela si innamora di Beto, un giovane poliziotto che un giorno le affida un pacco di cocaina, ma quando la polizia vuole recuperare la droga, la famiglia di Heli viene torturata senza fine. Contestato per l’eccessiva violenza di molte scene, un film che vorrebbe raccontare come si vive in alcune parti del Messico ma rischia di finire condizionato dalla sua stessa realtà,  perdendo la direzione corretta senza distinguere cosa c’è da salvare da tutto questo. E bisogna dire che tra i registi messicani non è l’unico Escalante a suscitare più di una polemica per i temi eccessivi e raccontati con violenza gratuita.

Gran Prix a “Inside Llewyn Davis” di Ethan e Joel Coen, una storia molto particolare. Llewyn Davis è un musicista folk di talento, e cerca di imporsi nell’America degli anni ’60, ma tra limiti del suo carattere e sfortuna, non riesce a sfondare, nemmeno quando avrebbe l’occasione il destino gli volta le spalle. Con l’ironia e il tocco tragicomico inconfondibile dei fratelli Coen, la storia di un uomo sconfitto dalla vita ma proprio per questo personaggio da seguire, esaltato dal genio dei registi, che come sempre non sono scontati in ciò che raccontano.

Gran Prix Giuria

Delusione invece per il cinema italiano. “La Grande Bellezza” di Paolo Sorrentino, di cui abbiamo ampiamente parlato nei giorni scorsi, sebbene abbia trovato il gradimento del pubblico di Cannes e della maggior parte della critica internazionale(molto meno da quella italiana)non ha raccolto alcun riconoscimento. Applausi per “Miele” di Valeria Golino, presentato nella sezione “Un Certain Regard”, categoria di film scelti tra le più interessanti proposte del periodo, ma i premi per il nostro cinema arrivano dalla “Settimana della critica” nella quale il film “Salvo” dei registi palermitani Fabio Grassadonia e Antonio Piazza è il vincitore in questa categoria, con due riconoscimenti molto importanti quali il Gran Prix e il Premio Rivelazione. Il film vede protagonista Salvo, un killer di mafia,  che durante un regolamento di conti nella casa di un rivale incontra pure la sorella cieca dell’uomo che sta per assassinare. La ragazza prova a fuggire, Salvo prima tenta di ucciderla, poi si ferma. Non riesce a farlo, qualcosa all’improvviso cambia nella sua mente, la vuole salvare, e deve nasconderla, ed è quello che farà, nonostante sia un tentativo quasi senza speranza. Il film, che non ha ancora una distribuzione in Italia, rischia di non ottenerla, per cui si spera che qualche produttore e distributore coraggioso prenda per mano il progetto. Infine c’è una menzione speciale, nella categoria dei cortometraggi, per Adriano Valerio con “37°4 S”.

E’ stato un Festival di Cannes che ha raccontato storie interessanti, con il pubblico alla Croisette e nelle sale in crescita durante le giornate della manifestazione. Appuntamento al prossimo anno, di seguito intanto tutti i Premi del Concorso Ufficiale come ci segnala il sito ufficiale del Festival:

Palma d’Oro
La Vie d’Adèle Chapitre 1 & 2 (Blue Is The Warmest Colour) diretto da Abdellatif Kechiche e con protagoniste Adèle Exarchopoulos  Léa Seydoux

Gran Prix
Inside Llewyn Davis diretto da Joel Coen e Ethan Coen

Premio per la Miglior Regia
Amat Escalante per Heli

Premio della Giuria
Soshite Chchi Ni Naru (Like Father, Like Son) diretto da Kore-Eda Hirokazu

Premio per la Miglior Sceneggiatura
Jia Zhangke per Tian Zhu Ding(A Touch of Sin)

Miglior Attore
Bruce Dern per Nebraska diretto da Alexander Payne

Miglior Attrice
Bérénice Bejo per Le Passé diretto da Ashgar Farhadi

Palma d’Oro per il Miglior Cortometraggio
Safe diretto da Moon Byoung-gon

Riconoscimento Speciale nella Categoria del Cortometraggio
Hvalfjordur(Whale Valley) diretto da Gudmundur Arnar e 37°4 S diretto da Adriano Valerio

Camera d’Or
Ilo Ilo diretto da Anthony Chen presentato nella rassegna della Quinzaine des Réalisateurs

Premio della Giuria

Fonte www.festival-cannes.fr

Giuseppe Causarano
Twitter @Causarano88Ibla

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