Festival di Internazionale 2013: lo ricorderò così

Creato il 10 ottobre 2013 da Maria Grazia @MGraziaPiem

Diciamo subito che è stata la mia prima volta a Ferrara, al Festival di Internazionale e a un workshop dedicato alla comunicazione medico-scientifica. Un concentrato di prime volte che, come mi aspettavo, mi ha regalato riflessioni e sensazioni nuove e in alcuni casi contrastanti.
Non vi annoierò con la cronaca delle tre giornate a Ferrara in occasione del Festival, ma voglio individuare alcuni punti nella mia esperienza che, forse, potrebbero interessarvi se deciderete di andarci il prossimo anno.

Il primo punto da fissare riguarda l’ospitalità e l’affollamento. Ho dormito tre notti in tre stanze diverse, due delle quali nello stesso B&B in cui l’adorabile signora Marilisa mi ha deliziata con torte e crostate sfornate poco prima del mio risveglio. Entrambe le strutture in cui ho alloggiato erano strapiene per l’affluenza di persone giunte da tutta Italia e non solo. È una cosa che mi ha colpito perché bellissima: un sacco di gente ha viaggiato per essere a Ferrara e incontrare giornalisti, filosofi, scrittori, esperti di comunicazione. Insomma, per ascoltare e vivere la cultura. Niente male per qualcosa che, a detta di qualcuno, non dà da mangiare e interessa pochi.

Non fate il mio errore: visitate più luoghi d’interesse possibile. Il Festival di Internazionale è organizzato in modo da coinvolgere le principali aree della città così, mentre gironzoli in cerca della chilometrica fila giusta a cui accodarti, puoi ammirare le mura di Ferrara, il palazzo dei Diamanti, il castello estense, il Museo del Risorgimento e, se sei fortunato, anche dare un’occhiata al cimitero ebraico. Beh, io sono riuscita a vedere solo l’aula 3 del Dipartimento di Giurisprudenza dove si è tenuto il workshop che ho seguito, Piazza Castello, il Teatro comunale e nient’altro. Perché, come ho accennato, per avere anche una lontana probabilità di assistere a qualche dibattito, qualsiasi dibattito, sono dovuta stare in fila per ore, almeno 2 ore e mezza prima dell’evento: come potevo allontanarmi e rischiare di non vedere nulla? E questo mi collega al terzo punto.

Il mio pass per il workshop

Festival di Internazionale: l’apoteosi delle file. È un tasto dolente, almeno per questa edizione del Festival. L’offerta di dibattiti e incontri è stata molto ricca e ogni cosa degna di nota e attenzione. Peccato che gli spazi preposti fossero troppo piccoli e che, quindi, ci fosse bisogno di una selezione all’ingresso: delle centinaia di persone in fila per qualsiasi incontro – sì, centinaia – alla fine sono riuscite a parteciparne solo le prime 1000, le prime 100 o le prime 50. È vero che la pioggia ha scombussolato i piani e portato al coperto gli eventi previsti all’esterno, è vero anche che il flusso di persone è stato inarrestabile e incontenibile ma, ecco, questo aspetto mi ha un po’ delusa.

Folla e quiete: un ossimoro che è stato possibile vivere a Ferrara. Nessun clacson impazzito, nessuna compagnia urlante, nessuno spintone in fila. Solo tante, tante persone in esaltante attesa di partecipare all’evento-incontro-dibattito segnato sul programma rigorosamente stretto tra le mani.

Forse, però, sto sbagliando: non devo pensare a cosa non sono riuscita a fare ma a quello che ho fatto e imparato. A Ferrara ci sono andata per il workshop tenuto dal Dott. Eugenio Santoro – @eugeniosantoro – riguardo all’uso dei Social Network per la promozione della prevenzione e la cura in medicina, e questo mi ha soddisfatta e dato la giusta energia per andare avanti. Inoltre, ho trovato toccante il reading teatrale Ferite a Morte, e molto interessante l’intervento di Annalisa Camilli su come smascherare le bufale sul web.

Internazionale resta un punto di riferimento al di la del Festival, e a Ferrara ci tornerò quando non ci saranno eventi così grossi come questo, così potrò gustare tutta la sua bellezza e, con più calma, le torte della signora Marilisa.
E tu, sei stato al Festival di Internazionale? Cosa ne pensi?