"L'ultimo valzer" era il titolo di una trasmissione Rai di fine Novecento, ormai dimenticata dai più. Fu l'unico autentico flop, in termini di audience, della dorata (in tutti i sensi) parabola televisiva di Fabio Fazio. "L'ultimo valzer sanremese" sarà invece quello che, verosimilmente, l'anchorman ligure inizierà a ballare questa sera. Del tutto improbabile, infatti, una sua quinta firma sul Festival fra dodici mesi. A Sanremo 2014, Fazio arriva da colosso assoluto, totem intoccabile dell'ente televisivo di Stato. Consensi di pubblico e di critica, stima pressoché unanime nell'ambiente lo hanno messo in una botte di ferro impermeabile alle critiche, che pure nell'ultimo autunno - inverno non sono mancate al suo indirizzo, e non senza ragioni: hanno fatto discutere alcune interviste decisamente infelici a "Che tempo che fa", da Maradona con gesto dell'ombrello incorporato a Enrico Letta non adeguatamente sollecitato su alcuni argomenti spinosi, fino alla coppia di telecronisti Caressa - Bergomi, fiori all'occhiello di Sky, invitati proprio nell'anno in cui, per la terza volta consecutiva, l'emittente satellitare a pagamento trasmetterà interamente i Mondiali di calcio, di cui invece la Rai proporrà solo una manciata di partite... Tutto questo, sorvolando sugli attacchi di Brunetta e sull'accusa, poi rientrata, di aver violato la par condicio nella scelta degli ospiti della trasmissione. FAZIO NOVELLO PIPPO... - Fazio ha fatto spallucce, ha abbozzato ed è andato avanti. Novello Pippo Baudo, meno irruente e ruspante ma ugualmente determinato in sede di scelte artistiche, si è nuovamente preso il Festivalone e lo ha plasmato a sua immagine e somiglianza: la differenza, rispetto a Superpippo, è che il suo format sanremese... piace alla gente che piace. E' lo stesso format dell'anno passato, con poche variazioni, sempre su una linea editoriale "ricercata" ma, forse, con una maggiore concessione al glamour, alla leggerezza. "Leggerezza" e "contemporaneità" sono, del resto, le parole d'ordine che Fabio e Mauro Pagani hanno adottato per questa edizione numero 64 della kermesse canora (assieme a "bellezza", che in tempi di trionfi servilliani va tanto di moda): in realtà dovrebbero essere sempre le parole d'ordine del Festival, e fa specie notare che invece le si debba sottolineare con tanta forza e che vengano addirittura presentate come novità clamorose. UN PO' PIU' DI GLAMOUR - Leggerezza e glamour, si diceva, ma senza esagerare. Però è un fatto che sia il cast dei Big in gara, sia quello degli ospiti sembrino avere un'impronta un po' più pop rispetto a dodici mesi fa: ci sono cantanti di vasta notorietà, da classifica, "commerciali" nel senso più positivo del termine (ossia venditori di dischi, il che al giorno d'oggi è quasi impresa eroica), cantanti dell'ultima o penultima leva e quindi all'apice della carriera: sono Francesco Renga, Noemi, Gualazzi (nell'insolita accoppiata con Bloody Bethroots) e Arisa, che designo fin da ora come i miei quattro superfavoriti per il trionfo di sabato; Arisa, fra l'altro, aprirà il Festival com'era capitato, nel 2013, ad un altro favorito della vigilia, quel Mengoni che poi giunse primo al traguardo e, con la bellissima "L'essenziale", spiccò un volo autenticamente "europeo"... La schiera "nazionalpopolare" è completata da Giusy Ferreri e Francesco Sarcina, entrambi in cerca di un rilancio dopo anni di oblio. Ci sono Ron, De Andrè junior e Antonella Ruggiero, veterani non inflazionatissimi come potevano essere gli Al Bano e le Patty Pravo, fin troppo presenti fino a pochi anni fa. Il taglio alto, sofisticato e alternativo della gara è garantito dalla presenza di musicisti raffinati come Giuliano Palma e Riccardo Sinigallia, dall'originale cantautore Renzo Rubino, dal veterano rap Frankie Hi-NRG e dai Perturbazione, direttamente dalla galassia indie. Il tutto, mentre fra le vedettes fuori concorso sfileranno stranieri non certo gettonatissimi come Stromae e Rufus Wainwright, ma anche volti amatissimi del nostro piccolo schermo, da Renzo Arbore a Raffaella Carrà, per cercare di celebrare i 60 anni di tv più degnamente di quanto non sia stato fatto finora sulle grandi reti generaliste (un paio di puntate di Porta a porta, capirai...).
CROZZA E LIGABUE, DUE FORZATURE - Talmente sicuro di sé, Fazio, in questa sua quarta avventura sanremese, da arrivare anche a forzare un po' troppo la mano, in alcune scelte artistiche. E' il caso, in primis, di Maurizio Crozza, che sarà una delle attrazioni della finalissima di sabato e che torna "sul luogo del delitto", sul palco ove un anno fa era stato fatto oggetto di una contestazione strumentale e minoritaria fin che si vuole, ma pur sempre spiacevole e clamorosa. Un rischio colossale riproporlo in tempi in cui l'atmosfera politica nel Paese si è ulteriormente avvelenata. Allo stesso modo, decisamente inopportuna è parsa la mossa Ligabue: ossia un divo del rock italiano, più che mai sulla cresta della onda, invitato a far bella mostra di sé fuori gara, nella stessa sera in cui i suoi colleghi, big validissimi anche se meno referenziati, si contenderanno la vittoria finale (ma ci sarà anche stasera, bruciando quindi l'effetto "evento eccezionale" che avrebbe dato maggior fascino al gala di sabato): la questione è già stata analizzata nel dettaglio in questo mio post dei giorni scorsi, inutile tornarci sopra, se non, appunto, per sottolineare come questo e altri tasselli del Sanremo numero 64 testimonino, se non altro, di una guida artistica forte e decisa a lasciare un segno. I PIU' E I MENO DEL "FAZIOSANREMO" - "Penso che sarebbe bene continuare sulla scelta musicale di questi ultimi due anni, avere il coraggio di farlo", ha dichiarato in effetti il conduttore di "Che tempo che fa" al Radiocorriere TV, messaggio consegnato al suo ancora ignoto successore (Bonolis? Carlo Conti? Avremo tempo di parlarne...). Segno che Fazio sa di aver attuato l'anno scorso un certo stravolgimento della liturgia festivaliera, anche se, non mi stancherò mai di ripeterlo, la vera svolta, il vero svecchiamento del carrozzone è stato avviato e portato avanti con decisione da Gianmarco Mazzi nel quadriennio 2009 - 2012: senza quella rivoluzione, Fabio e Pagani avrebbero trovato molte più difficoltà a incidere ulteriormente sul tessuto della rassegna rivierasca. Che "indietro non si torni", come spesso si dice davanti a questi cambiamenti, è tutto da vedere: quante volte lo si è affermato in seguito a un Sanremo "nuovo", salvo poi assistere a puntuali restaurazioni? Però qualcosa di questo biennio dovrà restare: al di là della più coraggiosa selezione di canzoni e cantanti, della filosofia "faziana" mi piace proprio il concetto di leggerezza, che deve significare anche, per i cantanti in lizza, vivere la gara con minore tensione e ansia: il che, però, dovrebbe facilitare l'approdo all'Ariston come concorrenti dei mostri sacri della canzone nostrana, solo che se poi si concede loro di venire come superospiti... WEB E GRILLO - Di positivo c'è anche un'attenzione finalmente autentica al mondo web, dal quale Sanremo e la musica non potranno più prescindere: i brani degli esordienti on line da settimane, e il ritorno del Dopofestival in versione 2.0, ossia con diretta solo sul sito Rai. Dovrà cambiare, invece, il trattamento riservato ai giovani: interrogato in proposito ieri in conferenza stampa, Fazio ha confermato che anche quest'anno le Nuove proposte avranno una collocazione oraria non certo privilegiata, senza fornire in proposito spiegazioni veramente convincenti. Però almeno torneranno sabato, quando la loro gara si sarà già conclusa, per riproporre un frammento delle loro canzoni.
Questo è quanto, per il momento. Tuffiamoci dunque in questa grande festa musicalpopolare, molto più di una sagra kitsch, come in molti stizzosamente la dipingono: in realtà, un appuntamento oggi più che mai fondamentale per dare ossigeno all'asfittico panorama discografico nostrano. E che.... Beppe Grillo ce la mandi buona: non è certo questa la sede per entrare nel merito delle sue istanze, ma abbia rispetto per una kermesse che ha fatto la sua fortuna, dandogli una popolarità che, senza di essa, forse non avrebbe mai raggiunto. La politica dovrebbe rimanere fuori dall'Ariston. Buon Sanremo a tutti!