Festival di sanremo 2015, la quarta serata: cade raf, salgono malika e irene, trionfano caccamo e... virginia raffaele

Creato il 14 febbraio 2015 da Carloca
                                          Malika Ayane: quotazioni in rialzo per lei
E così, giusto al culminar della quarta serata, anche il Festival del "volemose bene" e delle eliminazioni in scala ridotta ha fatto per la prima volta lo sguardo truce e preteso la più eclatante delle vittime sacrificali. All'una di notte, la notizia: Raf saluta la compagnia, è fuori dalla finalissima. Faceva parte della ristretta cerchia dei favoriti, e invece non potrà nemmeno provare a... tarpare le ali del Volo. Per il povero Raffaele non è stata una settimana facile, bastava guardarlo in volto per capirlo. In condizioni di salute precarie (una mattinata in ospedale, ieri, per curare una tosse che quasi gli impediva di parlare), ha dovuto faticare non poco per portare a conclusione le sue tre performance all'Ariston. Al di là di questo, come già avevo segnalato fin dalla recensione alla seconda serata, la sua "Come una favola" non appare propriamente una di quelle canzoni in grado di lasciare un segno profondo nella storia della musica: pur gradevole e classicheggiante, manca di quella forza d'impatto che era lecito attendersi, per una rentrée in grande stile in Riviera dopo ben 24 anni di assenza. E però, con appena quattro eliminazioni in ballo, tutti pensavamo che un posticino nel gala del sabato sarebbe comunque riuscito a strapparlo. Rimane la gratitudine per un artista di fama internazionale, non meno superbig di Biagio Antonacci o della Nannini che vedremo stasera, e che però ha accettato di rimettersi in gioco sul palco più difficile, rifiutando comode passerelle senza rischi. Chapeau. RIENTRANO BRITTI E MORENO - Per il resto, nessuna grossa sorpresa: come era facilmente prevedibile, Moreno è rientrato nel gruppone degli eletti, assieme a un Britti che sta un po' dividendo critica e appassionati, ma che ha indubbiamente portato a Sanremo un pezzo di grande atmosfera e ottimamente arrangiato. Sorprendono un po' le qualificazioni di Nesli e di una Bianca Atzei che ha forse la composizione più debole del "tris" firmato Kekko Silvestre: le era superiore, pur se non di molto, "Libera" affidata ad Anna Tatangelo, che invece stasera non ci sarà e alla quale, forse, stanno un po' troppo nuocendo questi continui ondeggiamenti fra uno stile musicale e un altro: è interprete di quasi impossibile collocazione e mai del tutto convincente in ogni genere col quale si cimenta, salvo sporadiche eccezioni.IDIOTI BRAVI COMUNQUE - Giusto premio per la Di Michele e Coruzzi, con quel sofferto, poetico e incisivo racconto di vita che è "Io sono una finestra", pochi rimpianti per Biggio & Mandelli, che hanno in fondo svolto alla perfezione il compito loro richiesto, portare un po' di caos organizzato su un palco che, quanto a scossoni ilari e ridanciani, quest'anno sta invero un po' mostrando la corda. Peccato per Lara Fabian, unica straniera in concorso: più che una canzone un po' datata (ma meno retrò di quella del Volo, per dire), ha pagato forse qualche difficoltà con la lingua italiana che ha reso non del tutto comprensibili alcuni passaggi del testo. NEK E MASINI DA PODIO - La serata del primo redde rationem ha mostrato i Campioni in condizioni discretamente scintillanti: davvero poche le sbavature di esecuzione, lo stesso Raf, pur con i problemi prima esposti, è parso in chiaro crescendo, così come un Grignani che, migliorando la propria vocalità, ha saputo dare un senso a una canzone magari non eccelsa ma di buona sostanza. Ancora più emozionante, rispetto all'esordio, la prestazione di Masini. Ormai la gerarchie paiono abbastanza delineate: fermo restando che continuo a vedere come improbabile una mancata medaglia d'oro per il Volo, nel gruppo di chi può insediarne il primato ci sono l'ultraradiofonico Nek (che ritorno all'Ariston!), il citato Masini, l'eterea Malika Ayane con l'elegantissima "Adesso e qui" e l'impeccabile Annalisa che ha indossato alla perfezione l'accattivante abito canoro confezionato per lei da Silvestre. Al ruolo di outsider potrebbe aspirare Irene Grandi, che avevo parzialmente accomunato a Raf come esponente di spicco del gruppo "occasioni mancate": ribadendo che preferisco l'Irek rockeggiante del passato, è comunque apprezzabile questa nuova svolta soft (non la prima, nella sua carriera: ricordate "Dolcissimo amore"?), affidata a un pezzo non facile ma che riesce a conquistare attraverso qualche ascolto in più, un brano ispirato, dolente, dall'incedere malinconico. CACCAMO MARTELLANTE E RADIOFONICO - La gara fra i Giovani ha espresso un degno vincitore: il mio favorito, l'avevo scritto, era Enrico Nigiotti, ma in questa competizione i sorteggi hanno avuto un ruolo decisivo, e l'abbinamento in semifinale fra il cantautore toscano e Giovanni Caccamo significava che uno dei massimi papabili al trionfo avrebbe comunque dovuto abbandonare anticipatamente la tenzone. Del resto, "Ritornerò da te" è uno dei motivi più freschi, vitali, immediati sfornati da questo Sanremo, uno di quelli che già ti martellano in testa, che voleranno negli airplay e che probabilmente si ricorderanno a distanza di qualche anno. Era pressoché impossibile che non conquistasse un piazzamento di pregio: Caccamo ha oltretutto interpretato il suo pezzo con piglio da veterano, sfoderando una voce limpida, sicura, senza cedimenti. E se Amara può dire di avere ottenuto anche più del previsto arrivando alla serata del venerdì, la sorpresissima sono stati i Kutso, con uno stile canoro allegrotto e caciarone che solitamente non incontra grossi consensi presso la platea seriosa del Festivalone, e che invece sono stati a un passo dal gradino più alto del podio.THE AVENER "CLANDESTINO" - E' stata una serata piena di troppe cose, alcune francamente superflue, in primis un Gabriele Cirilli che poteva tranquillamente aggirare la paura dell'aereo rimanendo inchiodato in quel di Palermo, dove era stato impegnato la sera prima per uno spettacolo. E poi The Avener, una delle attrazioni internazionali di questo Festival, confinato a ora tardissima per una performance breve e quasi impercettibile, attorno alla quale Carlo Conti ha inutilmente cercato di creare un entusiasmo posticcio: è parsa un'ospitata simile a quelle che gli stranieri si concedevano a Sanremo negli anni Ottanta, arrivando trafelati a cantare il pezzo in promozione per poi sparire nel giro di una manciata di minuti. Ma oggi i tempi dovrebbero essere cambiati, e ventiquattr'ore prima i Saint Motel avevano ricevuto ben diverso trattamento... BRAVO SAMMY, VIRGINIA SUPERSTAR - Poco emozionante Giovanni Allevi, al contrario di Sammy Basso, il ragazzo affetto da sindrome di invecchiamento precoce che ha dato una lezione di vita a tutti, con la sua positività e la voglia di guardare avanti, nonostante tutto, con speranza e genuina fiducia. Abbastanza cordiale l'ospitata di Antonio Conte, dal quale mi sarei però aspettato un richiamo più forte e deciso alla necessità di far rinascere calore e affetto attorno a una Nazionale azzurra sempre più bistrattata e boicottata dal calcio dei club. La vincitrice "morale" della serata è stata in definitiva Virginia Raffaele, finalmente tornata in tv dopo un esilio troppo lungo e francamente inspiegabile: talento fra i più puri della nouvelle vague comica tricolore, ha "spadellato" da par suo la solita Ornella Vanoni ormai priva di freni inibitori, cattiva e irriverente, ed è poi tornata alle origini con la macchietta della telefonista e dei suoi effetti vocali distorti e stranianti, la genialata che anni fa la fece conoscere al grande pubblico. Ha tante altre frecce al proprio arco: avrebbe meritato più spazio, da sottrarre magari a comparsate tristi come quelle degli Anania, di Massimo Ferrero o di Angelo Pintus: la speranza è di rivederla all'Ariston già l'anno prossimo, con un ruolo più corposo e stabile. "Virginia for Sanremo", insomma. 

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