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Festival di Venezia – Fischi per l’aliena Johansson. E torna il 3D con Captain Harlock

Creato il 04 settembre 2013 da Oggialcinemanet @oggialcinema

La star del giorno è stata Scarlett Johansson. La diva americana, attrice feticcio di Woody Allen, è sbarcata a Venezia per accompagnare la presentazione in concorso del film Under the Skin di Jonathan Glazer. Trasposizione cinematografica del bel romanzo di Michel Faber, la pellicola è stata accolta dalla stampa con sonori fischi che hanno sommerso i tiepidi applausi dei pochissimi che non sono rimasti delusi. Nonostante l’opera non abbia affatto entusiasmato, la Johansson ne è uscita comunque a testa alta, regalando un’interpretazione convincente fatta di sguardi e silenzi in un ruolo per lei assolutamente atipico, quello di un’aliena solitaria a caccia di uomini sulla Terra.
Altro protagonista, non in carne e ossa, della giornata, è stato Captain Harlock, che arriva sul grande schermo grazie al regista Shinji Aramaki in Harlock: Space Pirate, un film d’animazione entusiasmante e sorprendente, presentato fuori competizione. Impreziosita da un ottimo 3D, la versione cinematografica del famosissimo manga giapponese ha ricevuto apprezzamenti sia qui a Venezia sia oltreoceano. Apprezzamenti illustri, tra l’altro, dato che addirittura James Cameron non ha lesinato parole entusiastiche sul film, definendolo “leggendario, epico e visivamente senza precedenti”.
Altro film in concorso, quello del regista israeliano Amos Gitai, Ana Arabia. Il film, ambientato in un quartiere di Gerusalemme, dove arriva una giornalista per realizzare un reportage, è girato in un unico piano sequenza di novanta minuti. Questo espediente formale è stato così commentato dall’autore: “è stata una complicata sfida per i tecnici e per gli attori. L’obiettivo era di far emergere nella scelta di non tagliare mai la pellicola l’idea politica del dialogo e dell’unione tra israeliani e palestinesi”.
Da segnalare anche il ritorno alla Mostra, dopo la vittoria della scorso anno con Pietà, del regista coreano Kim Ki-duk, in questa edizione lasciato fuori dalla competizione. Il suo Moebius è uno dei film choc di Venezia 70. Censurato in patria per le sue scene violente, tra incesti e autocastrazioni, l’opera è stata presentata alla Mostra nella sua versione integrale. L’ennesimo prodotto viscerale e sofferto di un regista imprevedibile ed estremo.

di Antonio Valerio Spera per Oggialcinema.net


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