Festival di Venezia – Incontro con Scarlett Johansson e Jonathan Glazer

Creato il 04 settembre 2013 da Oggialcinemanet @oggialcinema

In concorso a Venezia 70, Under the Skin ha ricevuto fischi di dissenso alle proiezioni per la stampa. Gli applausi però non sono mancati in conferenza, quando è arrivata Scarlett Johansson, unica vera nota positiva del film, bravissima nel ruolo di un’aliena in giro per la Scozia alla ricerca di anime umane, che è arrivata al Lido insieme al regista Jonathan Glazer.

Scarlett, come ti sei preparata al ruolo?
Scarlett Johansson: Ho impiegato diverse settimane per entrare al meglio in questo personaggio, per sentirlo mio, perché è un aliena e non conosce l’umanità. Quando sono arrivata sul set non sapevo bene come svilupparlo, ma dopo qualche giorno ho iniziato a farmi un’idea. Non riuscivo a trovare la giusta strada da intraprendere, l’unica cosa di cui eravamo certi è che non volevamo un’aliena alla Tim Burton.

Jonathan Glazer, che tipo di lavoro avete fatto sul romanzo?
Jonathan Glazer: Mi piaceva molto la storia del libro, ma ciò che mi intrigava di più era il fatto che viene mostrato il mondo attraverso gli occhi di un’aliena. Nel film ho voluto seguire questo percorso, facendo arrivare al pubblico lo stato d’animo del personaggio e lasciare che tutto fosse osservato dal suo punto di vista.

Questo film può essere ricondotto alla tradizione fantastica britannica di Nicholas Roeg e Ken Russell. Crede sia un’osservazione giusta?
Jonathan Glazer: Questo paragone mi onora davvero. Roeg e Russel sono dei registi che ho sempre preso come esempio. Io volevo solo fare un film costruito sulla tensione, che fosse imprevedibile, e che allo stesso tempo portasse sullo schermo un viaggio emotivo.

Scarlett, perché hai scelto di interpretare questo film?
Scarlett Johansson: Non ci sono dei veri motivi. Però mi è piaciuto sia farlo che guardarlo, perché non è un film di fantascienza, non è un film riconducibile a nessun genere. Under the Skin è un film che non si presta a nessuna etichetta. Questa per me è una grande qualità.

E’ vero che avete girato con delle macchina da presa nascoste?
Jonathan Glazer: Il nostro intento era allontanarci da un tipo di set tradizionale. Il mio obiettivo principale era ottenere realismo, perché volevo mostrare il mondo filtrato dalla sguardo di un’extraterreste. E per questo motivo in diverse scene, come alcune nel furgone o quelle nel night club, abbiamo utilizzato delle telecamere molto piccole. A volte abbiamo addirittura usato contemporaneamente otto cineprese da otto angolazioni differenti.
Scarlett Johansson: Jonathan ha lavorato in modo tale che il confine tra realtà e finzione fosse davvero labile. Partivamo da questa base e da lì giravamo la scena.

foto Federica De Masi © Oggialcinema.net

di Antonio Valerio Spera per Oggialcinema.net


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