Magazine Cinema

Festival di Venezia – Recensione Film La Jalousie

Creato il 06 settembre 2013 da Oggialcinemanet @oggialcinema

Dopo il disastroso Un ètè brulant di due anni fa, accolto con fischi e boati di disapprovazione, Philippe Garrel torna in concorso a Venezia 70 con un’opera piacevole e convincente. Un netto, enorme passo in avanti per il regista francese, che ritrova lo smalto del passato. Non si tratta comunque del miglior Garrel, quello capace di essere tanto profondo nella rappresentazione dei sentimenti quanto incisivo nei sottotesti di stampo intellettuale, ma La jalousie è comunque un’opera che rimane dentro per le emozioni che mette in campo. Emozioni trattenute, rappresentate con un felice tocco delicato ed incorniciate visivamente in un bianco e nero che ne riflette le sue mille sfumature chiaroscurali. Chiari e scuri quindi, perché il film racconta una storia d’amore ricca di dolcezza, ma tormentata dalla gelosia e dai tradimenti, e alla fine piena di dolore, di delusioni e di rimpianti.
Il pregio maggiore di La jalousie risiede nella sua essenzialità, nel suo continuo tentativo di allontanare dialoghi prolissi, scene inutili, momenti morti. I suoi soli 77 minuti di durata sono in realtà un condensato di sentimenti umani e il racconto scorre con leggerezza sullo schermo, nel suo ritmo compassato che altro non è che il ritmo stesso della vita. Garrel accarezza i personaggi con la macchina da presa, li osserva da fuori con sguardo empatico e comprensivo, senza invadere mai la loro intimità. E decide così di rimanere a distanza, commentando spesso i momenti d’amore con note lievi che infondono di poesia la rappresentazione dell’amore tra i due protagonisti e del rapporto con la piccola figlia di lui.
Nel film, centrale, c’è anche il tema importante del teatro, un interessante discorso sotterraneo sul mestiere dell’attore nel panorama artistico contemporaneo, ma a differenza dei soliti film di Garrel, l’elemento “intellettuale” questa volta rimane smussato, appena accennato. Questo non ne fa assolutamente un’opera superficiale, anzi la rende più fruibile, meno complessa, e la spoglia di ogni possibile ostacolo narrativo.
Bravissimi i due interpreti principali. Louis Garrel, figlio del regista, e Anna Mouglalis si fanno apprezzare per la semplicità e la naturalezza delle loro perfomance, mai eccessive e sopra le righe, rispettando perfettamente la tonalità del racconto.

foto Federica De Masi © Oggialcinema.net

di Antonio Valerio Spera per Oggialcinema.net


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :