Si è svolta ieri pomeriggio la cerimonia di premiazione che ha sancito la fine della Sesta Edizione del Festival Internazionale del Film di Roma (per saperne di più potete cliccare qui).
Dal Bilancio Parziale di pochi giorni fa ad oggi non ci sono stati poi grandissimi cambiamenti. Durante le ultime battute sono passati alcuni titoli che hanno alzato leggermente l'asticella della qualità artistica, mi riferisco in particolar modo a "Un Cuento Chino" (vincitore del Festival) e soprattutto a "My Week With Marilyn" (notevolissimo). Purtroppo però il giudizio complessivo sulle pellicole passate quest'anno rimane comunque del tutto basso.
Si parlava inizialmente di una manifestazione tutta al femminile, Pink Carpet dicevano, ma la sensazione invece è stata abbastanza diversa. Sulla carta quello che sarebbe dovuto essere il Festival delle donne a conti fatti è stato il festival in cui proprio le donne hanno rappresentato uno dei maggiori punti deboli, penso per esempio a Marina Spada piuttosto che a "The Lady" (film d'apertura), entrambi tornati a casa con due pienissime bocciature. Più giusto dire magari che sia stato il Festival della commedia. "A Few Best Men" ha aperto le danze, "Mon Pire Cauchemar", "Hysteria", "Butter", "Un Cuento Chino" e, a suo modo, anche "Hotel Lux" le hanno continuate a dovere. Tutte commedie di buonissimo livello e persino in grado di poter piacere ad un pubblico vasto ed eterogeneo.
Tuttavia, sono comunque i rimpianti a rimanere i principali protagonisti.
In cima, una sterile Masterclass presieduta da Michael Mann. L'attesissimo incontro col regista, oltre a essere stato molto banale e noioso ha evidenziato una pochezza di reali contenuti nelle domande, spazzata via solamente nei minuti finali con lo spazio (minimo) lasciato al pubblico, il quale, presa parola, ha dimostrato di saper sollevare questioni molto più interessanti per tutti i presenti.
Sull'argomento "Cinema Italiano" c'è ben poco da dire, nel senso che è tutto ormai troppo scontato. "La Kryptonite Nella Borsa" non può di certo considerarsi un film, il filo conduttore di una storia è completamente assente. Pupi Avati è il solito, "Il Mio Domani" è un epopea di noia e sonno mentre Pippo Mezzapesa col suo "Il Paese Delle Spose Infelici" sembrava essere riuscito per alcuni istanti a trovare una strada interessante, salvo poi smarrirsi anche lui durante il viaggio. Nemmeno l'italiano esiliato all'estero Roberto Faenza, sebbene tra le mani avesse un racconto più che interessante ("Un Giorno Questo Dolore Ti Sarà Utile" di Cameron Peter) e un cast internazionale di tutto rispetto, è stato capace di realizzare una pellicola degna di nota. Solamente "L'Industriale" di Giuliano Montaldo, attraverso uno straordinario Pierfrancesco Favino può considerarsi leggermente salvo.
L'impressione è che tutto sia stato organizzato in fretta e furia all'ultimo secondo, con la mancata presenza di valide proposte. E' stata tanta, troppa la mediocrità. Due passi indietro rispetto all'anno scorso. Per un Festival nato da poco e che deve cercare di farsi largo tra gli altri "concorrenti" molto più preparati e navigati di lui, non può certo essere questo il cammino giusto da intraprendere. Se non si dovesse riuscire a invertire al più presto la rotta è molto probabile che il numero di coloro che da anni si stanno chiedendo se sia veramente necessario avere un Festival del Cinema a Roma aumenti vertiginosamente. E a quel punto la domanda inizierebbe davvero ad avere più di un senso.
Per chiudere l'argomento, la mia Top 6 personale:
("e sono sei perché ho deciso così !"):
1) My Week With Marilyn
2) Like Crazy
3) Hotel Lux
4) Un Cuento Chino
5) Tyrannosaur
6) A Few Best Men