Magazine Cinema

Festival Internazionale del Film di Roma: “La santa” di Cosimo Alemà (Fuori Concorso)

Creato il 12 novembre 2013 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

-650x339

Anno: 2013

Durata: 90′

Genere: Thriller

Nazionalità: Italia

Regia: Cosimo Alemà

Per parlare del film in questione, La santa di Cosimo Alemà, bisogna partire da due tipi di ragionamento: il primo è squisitamente critico, nel senso che si limita a valutare la bontà dell’opera, e il secondo è politico, cioè si approccia al film da una prospettiva produttiva, all’interno della quale i parametri di riferimento cambiano.

Partiamo per ordine: dal primo punto di vista, diciamo subito che il film non è riuscito. E per tanti motivi. Prima di tutto l’insufficienza della prova degli attori, tutti assolutamente mediocri, quasi dilettanteschi. Poi la sceneggiatura davvero debole, sia per i dialoghi inconsistenti, sia per la storia che non riesce mai ad appassionare davvero (molte scene, tra l’altro, sono fonte di umorismo involontario). Tutto ruota intorno al tentativo di rubare la statua di una santa all’interno di una chiesa, poiché l’oggetto pare essere di gran valore. Per tale motivo le vicende di un quartetto di ragazzi s’incrociano con quelle di due donne, anch’esse interessate a realizzare il furto. Una volta portato a termine il colpo il paese si trasforma in una fortezza dalla quale non è più possibile uscire, poiché i cittadini si sono trasformati in violenti tutori dell’ordine pronti a sparare a vista. E non mi si venga a dire – come il regista ha provato a fare in conferenza stampa – che la vicenda pone una riflessione sul ruolo della comunità, dato che nel film la deriva militare è funzionale solo a dare il via alla tipica caccia all’uomo.

Certo, poi si nota lo sforzo di mettere in scena una commistione di generi rivolgendosi ad un pubblico specifico, ma ciò, almeno secondo chi scrive, non è sufficiente.

A questo punto, possiamo spostarci al punto di vista produttivo. Come emerso dalla conferenza stampa, c’era proprio, per questo film, la volontà di costruire un prodotto di genere per tentare di rilanciare un certo tipo di cinema spendibile non solo in patria ma anche all’estero. Da questa prospettiva è più difficile esprimere un giudizio netto perché  le considerazioni da fare sono di altra natura. Pur non essendo competente dell’argomento – tanti colleghi lo sono più di me -, l’esperienza personale mi spinge a fare una piccola riflessione: spesso mi è capitato di appassionarmi a film italiani di genere degli anni settanta che, seppur non particolarmente riusciti, esercitano il fascino dell’artigianalità, e, in quest’ottica, anche le debolezze diventano, in un certo senso, dei punti di forza. Questo tipo di valutazione però nasce da un processo di storicizzazione per cui quei film diventano documento non solo della realtà che raccontano, ma soprattutto di un certo modo di fare cinema. Insomma, può darsi che nel tempo anche il film di Cosimo Alemà possa piacere….ma ragionando in questo modo tutto diviene lecito. Probabilmente l’unica spia che permette di capire in tempi ragionevoli la bontà di un’operazione politico-‘culturale’ sono gli incassi.

Staremo a vedere quindi se questo film saprà conquistarsi una fetta di mercato.

Rimane inalterato il giudizio critico.

Luca Biscontini


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :