In questo caso, il piacere è raddoppiato dal fatto che parliamo di una delle mie grandi passioni (ossia la fotografia) e di uno dei luoghi di Roma che trovo in assoluto più magici e suggestivi, quella zona che va dal Monte dei Cocci al lungotevere Testaccio che ho già avuto modo di celebrare altrove.
Era la mia prima volta in questi grandi capannoni con le volte a capriate, ed è stato bello entrarci per vedere una, anzi tante mostre di fotografia. Il tema del festival quest’anno è “Motherland”, ossia il rapporto tra l’artista e la propria terra d’origine, ovvero come il concetto di terra madre è cambiato nel tempo e il significato che ha acquisito nel mondo contemporaneo.
All’interno del festival, la fotografia è declinata nei modi più diversi e – come saggiamente ha scritto qualcuno – in un’epoca di convergenza al digitale e di superamento dei confini tra le tecniche, la fotografia può diventare tante cose diverse e forse non ha più senso neppure parlare di un festival della fotografia. Si va infatti da proposte fotografiche più tradizionali, a ricostruzioni documentarie caratterizzate dalla presenza di tipologie diverse di documenti, a installazioni che combinano visivo e sonoro, infine a veri e propri cortometraggi.
A volte si può rimanere perplessi di fronte a certi lavori e ad alcune soluzioni, ma certo non ne si può mettere in discussione la ricerca artistica e l’originalità.
Dal mio soggettivo punto di vista, una menzione particolare la riserverei ai lavori “L’isola” di Francesco Millefiori, rappresentazione non convenzionale della Sicilia, fatta di immagini bruciate dal sole e dalla luce che illuminano paesaggi martoriati dall’intervento dell’uomo o caratterizzati da un’umanità che si muove tra antichità e modernità, e a "L'inferno di Dante", bizzarra ricostruzione fotografica della cantica da parte di Valentina Vannicola. Altra chicca è il video costituito da una specie di brevi cortometraggi in cui un uomo si muove in mezzo alla natura e ai manufatti umani con un intento tra l’ironico e il didascalico, di cui purtroppo non ho segnato il nome dell'autore (non è che qualcuno ha voglia di suggerire?).
Voto: 3,5/5