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Festspielhaus Baden-Baden: Christian Thielemann e la Sächsische Staatskapelle Dresden

Creato il 25 maggio 2015 da Gianguido Mussomeli @mozart200657
Foto ©Matthias CreutzigerFoto ©Matthias Creutziger

Christian Thielemann è da sempre ospite regolare nelle stagioni del Festaspielhaus Baden-Baden, prima alla guida dei Münchner Philharmoniker e negli ultimi anni, da quando ne ha assunto la direzione stabile, con la Sächsische Staatskapelle Dresden. Per il Pfingstfestspiele 2015 il direttore berlinese e l’ orchestra hanno replicato i due programmi eseguiti nei giorni precedenti al Wiener Musikverein e io come sempre non ho perso l’ occasione di riascoltare Thielemann alla guida di quella che Wagner chiamava “meine Wunderharfe”. Ho già parlato diverse volte della mia assoluta ammirazione per le qualità e il modo di suonare di questo fantastico complesso. Posso solo ripetere che Herbert von Karajan aveva pienamente ragione quando, in un colloquio con il suo biografo Richard Osborne a proposito della Staatskapelle Dresden, con la quale realizzò tra le altre cose la sua leggendaria incisione dei Meistersinger von Nürnberg per la EMI, definiva il suono del complesso sassone “come oro antico”. Ogni volta che ho la possibilità di ascoltarla, mi torna in mente questa affermazione che a mio avviso definisce con precisione icastica la bellezza timbrica che rende la Staatskapelle Dresden assolutamente unica nel panorama sinfonico mondiale. Christian Thielemann, direttore che io considero senza dubbio tra i più preparati e originali della nostra epoca, possiede una personalità di musicista che si integra perfettamente con quella dell’ orchestra, per temperamento e formazione culturale. Il maestro berlinese ha trovato nella Staatskapelle Dresden lo strumento che più di ogni altro lo mette in grado di esprimere al meglio le caratteristiche del suo modo di far musica. La sua mimica sobria ed essenziale, fatta di sguardi magnetici e gesti misurati, secchi e scattanti, si traduce in una realizzazione sonora di stupenda bellezza e fascino timbrico assolutamente irresistibile.

Nel primo dei due concerti tenuti al Festspielhaus, gremito in ogni ordine di posti da un pubblico arrivato da tulle le parti della Germania, la prima parte era dedicata a una serie di arie operistiche romantiche eseguite da Christian Gerhaher, il baritono bavarese la cui fulminante interpretazione della Schöne Müllerin a Stuttgart mi aveva profondamente impressionato circa un mese fa. Anche in questa occasione Gerhaher ha confermato le sue caratteristiche di fraseggiatore di altissima classe. Bastava ascoltare l’ attacco dell’ aria di Wolfram “Blick ich umher in diesem edlen Kreise” dal secondo atto del Tannhäuser e il modo in cui Gerhaher ha accentato i versi “So viel der Helden, tapfer, deutsch und weise, ein stolzer Eichwald, herrlich, frisch und grün”, con una gradazione millimetrica delle sfumature e una dizione stupendamente scolpita e raffinata nei dettagli, per rendersi conto delle qualità interpretative di quello che va considerato senza ombra di dubbio  uno dei massimi cantanti della nostra epoca. Bellissimo è stato anche il tono di intensa riflessione interiore con cui Gerhaher ha reso il monologo di Hans Sachs “Wie duftet doch der Flieder” dal secondo atto dei Meistersinger, cesellato con una ricercatezza di pronuncia e una varietà di colori vocali davvero da interprete di classe superba. Alle due arie wagneriane Gerhaher ha affiancato due brani da Alfonso und Estrella, opera scritta da Franz Schubert nel 1822 che, insieme al Fierrabras, costituisce il risultato schubertiano più coerente compiuto nel tentativo di realizzare una grande opera romantica tedesca. Christian Gerhaher ha eseguito le due arie di Froila, realizzando in maniera stupenda il tono di ballata romantica in “Der Jäger ruhte hingegossen” e l’ atmosfera pateticamente malinconica di “Sei mir gegrüßt o Sonne”, trovando accenti ispirati e mezzevoci di grande raffinatezza. Thielemann lo ha accompagnato con una flessibilità pressochè perfetta e una grande attenzione nel rapportare i colori orchestrali in sintonia con la linea vocale.

Foto ©Matthias Creutziger
Foto ©Matthias Creutziger

Nella seconda parte Thielemann e la Staatskapelle ci hanno offerto un altro saggio delle loro formidabili esecuzioni bruckneriane. Dopo la meravigliosa Quinta dello scorso anno, questa volta era il turno della celebre Quarta Sinfonia in mi bemolle maggiore, che tutti gli appassionati conoscono come la “Romantica”. A partire dai suoni morbidissimi del richiamo su intervalli di quinta e sesta esposto dal corno nelle battute di apertura, su un tremolo degli archi quasi impalpabile ma perfettamente timbrato, il maestro berlinese si è lanciato in una narrazione grandiosamente epica nei toni, con un’ orchestra che lo seguiva con dedizione assoluta e un suono di una bellezza soggiogante in cui le sciabolate degli archi, la pastosità dei legni e il timbro lucente e dorato degli ottoni creavano un’ atmosfera perfetta per la grandiosità monumentale del fraseggio con cui le possenti architetture del primo tempo sono state rese dalla bacchetta. Splendida la realizzazione degli accordi conclusivi, nei quali Thielemann ha intensificato gradualmente le sonorità con una progressione calcolata in modo perfetto. Nel secondo tempo, la struggente bellezza della linea melodica esposta dai violoncelli è stata sottolineata mettendo in evidenza tutte le ascendenze schubertiane della scrittura. Nello Scherzo l’ interpretazione scelta da Thielemann caricava in modo inusuale il contrasto ritmico tra la sezione principale, molto accelerata, e il Trio rallentato e accentato con una flessibilità di fraseggio calcolata in modo raffinatissimo. Un Finale grandioso, a tratti monumentale e assai accentuato nei contrasti dinamici, concludeva in maniera perfetta un’ interpretazione di quelle davvero da ricordare a lungo. Dopo le ultime battute della Coda, un lungo silenzio assoluto è stato seguito da una vera tempesta di applausi da parte di un pubblico entusiasta, che ha festeggiato a lungo l’ orchestra e il direttore. Giusto riconoscimento per un’ esecuzione che sicuramente pochissimi oggi potrebbero eguagliare. Dopo una lettura del genere, pensavo uscendo dal Festspielhaus, si capisce bene perché Hugo Wolf definiva Bruckner l’ultimo musicista in grado di esultare. Christian Thielemann e la Staatskapelle Dresden torneranno a Baden-Baden nel giugno 2016 e io sicuramente farò tutto il possibile per essere di nuovo presente all’ appuntamento.



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