Fiaba – Il vaso rotto di Joseph Jacobs

Da Maclamente @liberamentenet

Una piccola ma significativa fiaba dal titolo Il vaso rotto di Joseph Jacobs (1854 – 1916) ho scelto per questa domenica a rappresentare che i progetti che si fanno, i sogni, sono tanti ma che alla fine bisogna stare attenti e fare sempre i conti con la realtà.

Tratta dalla raccolta «Indian Fairy Tales, 1912», Il vaso rotto è una fiaba popolare che dà vita anche ad un detto usato nel paese d’origine dell’autore.

Il vaso rotto

C’era una volta in un certo paese un Bramano di nome Svabhavakripana, che significa «taccagno nato». Aveva accumulato grandi quantità di riso chiedendo l’elemosina, e dopo averselo mangiato tutto a cena, riempì un vaso con quel poco che ne restava. Appese il recipiente al muro, si sdraiò sul divano sottostante guardando intensamente verso il vaso e cominciò a pensare:

‘Ecco, il vaso è pieno di riso; se dovesse esserci una carestia, ne ricaverei almeno un centinaio di rupie vendendolo. Con quei soldi comprerò due capre, che mi faranno i capretti ogni sei mesi, così in poco tempo avrò un intero gregge. Poi, vendendo qualche capra, comprerò anche delle vacche, così mi faranno i vitelli. Venderò i vitelli, e con il ricavato mi comprerò i bufali, e con i bufali, comprerò anche le giumente, le quali partoriranno tanti cavalli. E quando li avrò venduti, farò un sacco di oro, e con l’oro potrò comprarmi una grande casa a quattro ali. E così un bravo Bramano verrà a casa mia, e mi darà in sposa la sua bella figlia, con la sua ricca dote. Essa mi darà un figlio, e lo chiameremo Somasarman. Quando sarà grande abbastanza per saltellare sulle ginocchia di suo padre, siederemo insieme con un libro sul retro della scuderia, mentre io leggerò, il ragazzo mi vedrà, salterà dalle ginocchia della mamma e verrà sulle mie. Se si avvicinerà troppo agli zoccoli del cavallo, mi farà arrabbiare e chiamerò sua madre di prendere il bambino. Ma già immagino che naturalmente non mi ascolterà perché sarà troppo presa da qualche mestiere domestico: allora mi alzerò e le darò un tale calcione nel sedere che..’

E nel dire fra sé e sé così, diede un tale calcio con il piede al vaso, che si ruppe in mille pezzi, e tutto il riso gli si rovesciò addosso, riempiendolo di bianco. Perciò da quel momento è nato il detto:

«Essere come il padre di Somasarman: quello sciocco che faceva sciocchi programmi per il futuro, che diventò tutto bianco.»

Testo e traduzione tratti dal sito Parole d’autore


Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :

  • Il Giorno dell'Apocalisse - 9

    IL GIORNO DELL’APOCALISSE – romanzo di Marco Caruso – Ogni diritto riservato puntata numero 9 Un bambino che piange Il frate sposta lo sguardo dal mio volto.... Leggere il seguito

    Il 13 agosto 2013 da   Marcar
    ATTUALITÀ, OPINIONI, RACCONTI, TALENTI
  • Tema: Le Domeniche in fila

    SvolgimentoIo, se le domeniche non ci fossero, chiamerei un alchimista cosicché le crei apposta per me, per imprecare contro a questo sole e a queste campane ch... Leggere il seguito

    Il 18 novembre 2012 da   Svolgimento
    DIARIO PERSONALE, RACCONTI, TALENTI
  • Racconto di fine ottobre

    È domenica e piove. Le gocce di pioggia bagnano il finestrone della camera da letto senza che la luce fioca filtri un novembre leggero, casto, in ritardo. Leggere il seguito

    Il 31 ottobre 2012 da   Flavialtomonte
    RACCONTI, TALENTI
  • La gaia mensa: "Il profumo della schiaccia briaca" di Maria Gisella Catuogno

    “Il profumo della schiaccia briaca” di Maria Gisella Catuogno per “La gaia mensa”, il concorso letterario 2010 di Villa Petriolo, in questa domenica di letture... Leggere il seguito

    Il 14 novembre 2010 da   Silviamaestrelli
    CUCINA, RACCONTI, TALENTI