Fiabe per la nanna: “Riccidoro e la famiglia dei tre orsi”

Da Paola

Eccomi qui a proporvi un’altra fiaba per la nanna dei vostri bambini, “Riccidoro e la famiglia dei tre orsi”. Non mi dite che dal titolo non la riconoscete!? Quante volte vi è stata letta quando eravate bambini? Bhè per un periodo questa è stata la favola della buonanotte del mio marmocchietto più grande e così eccola qua così che possiate leggerla anche ai vostri bambini!

“C’erano una volta tre orsi, che vivevano in una casina nel bosco. C’era babbo orso grosso, grosso, con una voce grossa, grossa. C’era mamma orsa grossa la metà, con una voce grossa la metà e c’era un orsetto piccolo piccolo con una voce piccola piccola. Una mattina i tre orsi facevano colazione e mamma orsa disse: “La pappa è troppo calda, ora, andiamo a fare una passeggiata nel bosco, mentre la pappa diventa fredda”. Così i tre orsi andarono a fare una passeggiata nel bosco mentre erano via, arrivò una piccola bimba chiamata Riccidoro. Quando vide la casetta nel bosco, si domandò chi mai potesse vivere là dentro, e picchiò alla porta. Nessuno rispose, e la bimba picchiò ancora. Nessuno rispose: Riccidoro allora aprì la porta ed entrò. E là, nella piccola stanza, vide una tavola apparecchiata per tre. C’era una scodella grossa grossa, una scodella grossa la metà e una scodella piccola piccola. Riccidoro assaggiò la pappa della scodella grossa grossa: “Oh! E’ troppo calda!” disse. Assaggiò la pappa della scodella grossa la metà: “Oh! E’ troppo fredda!”. Poi assaggiò la pappa della scodella piccola piccola: “Oh! Questa sì che va bene!”. E se la mangiò tutta. Poi entrò in un’altra stanza e vide tre seggiole.
C’era una seggiola grossa grossa, c’era una seggiola grossa la metà e c’era una seggiola piccola piccola. Riccidoro si sedette sulla seggiola grossa grossa e disse: “Oh! Questa è troppo dura!. Si sedette sulla seggiola grassa la metà: “Oh! Questa è troppo molle!”. Poi si sedette sulla seggiola piccola piccola: “Oh! Questa sì che va bene!” E vi si sedette con tanta forza che la ruppe.
Entrò allora in un’altra stanza e là vide tre letti. C’era un letto grosso grosso, c’era un letto grosso la metà e c’era un letto piccolo piccolo.
Riccidoro si stese sul letto grosso grosso e disse: “Oh! Questo è troppo duro!” Provò il letto rosso la metà: “Oh! Questo è troppo molle!”. Infine provò il letto piccolo piccolo: “Oh! Questo sì che va bene!” sospirò, e subito prese sonno.
Mentre Riccidoro dormiva i tre orsi tornarono dalla passeggiata nel osco. Guardarono la tavola e babbo orso grosso grosso disse con la sua voce grossa grossa: “Qualcuno ha assaggiato la mia pappa!”. Mamma orsa grossa la metà disse con la sua voce grossa la metà: “Qualcuno ha assaggiato la mia pappa!” L’orsetto piccolo piccolo disse con la sua voce piccola piccola: “Qualcuno ha assaggiato la mia pappa e se l’è mangiata tutta!” I tre orsi entrarono nella camera accanto. Babbo orso grosso grosso gurardò la sua seggiola e disse con la sua voce grossa grossa: “Qualcuno si è seduto sulla mia seggiola!”. Mamma orsa grossa la metà disse con la sua voce grossa la metà: “Qualcuno si è seduto sulla mia seggiola!”. E l’orsetto piccolo piccolo gridò con la sua voce piccola piccola: “Qualcuno si è seduto sulla mia seggiola e l’ha rotta!”. I tre orsi entrarono infine nella camera da letto. Babbo orso grosso grosso disse con la sua voce grossa grossa: “Qualcuno si è steso sul mio letto!”. Mamma orsa grossa la metà disse con la sua voce grossa la metà: “qualcuno si è steso sul mio letto!”. E l’orsetto piccolo piccolo gridò con la sua voce piccola piccola: “Qualcuno si è steso sul mi letto, ed è ancora qui!”.
La voce acuta dell’orsetto piccolo piccolo svegliò Riccidoro e vi potete ben immaginare come si spaventò nel vedere i tre orsi che la guardavano. Balzò giù dal letto, attraversò la stanza di corsa, saltò fuori dalla finestrella bassa e fuggì via nel bosco tanto in fretta come mai le sue gambe l’avevano fatta correre. Non si sa se Riccidoro trovò subito la strada per tornare a casa e se divenne meno birichina.
I tre orsi, però, non l’hanno più rivista!”

Fonte: Le favole che fanno bene, Edizioni Riza S.p.A.

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