Dieci riletture di fiabe famose. Una raccolta per ritornare a sognare destinata a grandi e piccini. Un progetto che sostiene la UILDM, Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare, sezione di Mestre.
Tutto nasce da un’idea di Andrea Storti e Claudia Tonin e dall’amore che entrambi condividono per la città di Venezia, per la sua unicità e per l’atmosfera mozzafiato dei suoi luoghi ancora a misura d’uomo e privi della contaminazione del traffico automobilistico: l’ambientazione perfetta per un qualcosa di “fantastico”
“A Venezia si viaggia sull’acqua. A Venezia si vive sull’acqua” scrive Storti e chiunque abbia visitato la città può capirne il fascino particolare, che ha fatto innamorare milioni di persone nell’arco dei secoli. E ancora, l’idea più riuscita della raccolta è quella di dare vita al simbolo della città stessa: il leone. Si, perché proprio per creare un filo conduttore tra le fiabe e non riproporle solo come una rivisitazione nuda e cruda nasce la grande fiaba che contiene tutte le altre, in cui le innumerevoli statue di leoni sparse per la città prendono vita, creando scompiglio. Saranno i bambini, primi destinatari dell’opera ed anche protagonisti al suo interno, a raccontare le storie della buona notte ai leoni, nel tentativo di riportarli al loro sonno di pietra e ridonare la pace alla città.
D) Ciao Andrea, siamo veramente molto felici di ospitarti nel nostro blog e di parlare della tua meravigliosa iniziativa. Vorresti presentarti ai nostri lettori? A) Ciao Valentina. Il piacere è davvero tutto mio. E grazie per il meravigliosa, io lo spero proprio. Presentarmi, dici? Ci tento. In questi casi non so mai cosa dire. Sono Andrea e in rete sono conosciuto anche come Vocedelsilenzio. Gestisco da qualche anno il blog "Le mele del Silenzio", dove parlo di libri, e da un po' anche "Progetto Wonderland", dove mi occupo di narrativa per l'infanzia. Come potete dunque capire, sono uno a cui i libri e la lettura piace molto, e piace molto parlarne. Amo definirmi un sognatore assonnato, perché ho sempre sonno ma, mentre quando dormo sogno raramente, di giorno ho sempre la testa fra le nuvole.
Sul versante della scrittura posso invece dire che ho iniziato dilettandomi con le fanfiction, 'genere' che mi ha dato modo di capire quanto amassi farlo. Sono ancora oggi in fase 'amatoriale', quindi "Fiabe per leoni veneziani" è stata una doppia sfida. Posso però dire che presto uscirà un mio ebook con l'editore Lettere Animate, dal titolo "La Sogneria".
D) Che tipi di libri ti piace leggere quando non scrivi? A) Questa è una domanda difficile. Beh, di sicuro leggo per lo più narrativa, su questo non c'è dubbio. Però non saprei dirti cosa mi piace di più leggere, nel senso che vado molto a periodi. Fino a un sei mesi fa, per esempio, leggevo praticamente solo fantasy e urban fantasy. In questo momento, invece, dal fantasy mi tengo un po' lontano. Anche se so che fra qualche tempo tutto sarà diverso, mi sto dedicando a Murakami. Sicuramente, però, una cosa te la posso dire, e cioè che prediligo quei romanzi che mi sembrano originali. Adoro leggere libri che mi facciano esclamare: "WOW! E questa come se l'è inventata?" E attenzione che con originale non intendo solo nella trama, ma anche nella scrittura. C'è per esempio "Storia d'agosto, di Agata e d'inchiostro", della bravissima Nadia Terranova, un libro per ragazzi dalla trama piuttosto lineare, ma che ha una scrittura davvero divertente e particolare che mi ha colpito moltissimo e mi ha fatto proprio sorridere di gusto.
D) Com’è nata l’idea che ha portato alla pubblicazione di Fiabe per leoni veneziani? A) L'idea è nata per caso. Nell'estate del 2011 stavo chiacchierando (tramite mail) con Claudia Tonin e l'amico Chagall. Amiamo tutti e tre i libri e ci stimiamo reciprocamente, quindi tra una chiacchiera e l'altra siamo arrivati a parlare della possibilità di fare qualcosa insieme, io e Claudia (coi buoni consigli di Chagall), chiamando anche qualche altro amico scrittore. Ci piaceva l'idea di realizzare qualcosa in cui ci fossimo noi e altri autori che stimavamo, un modo per divertirci in compagnia. Poi, per motivi di impegni personali, abbiamo lasciato cadere la cosa, perché non c'era il tempo per pensarla per bene. Questo fino a quando, nell'autunno di quell'anno, ho avuto l'illuminazione di riambientare le fiabe classiche a Venezia. Non saprei dire esattamente com'è nata l'idea, probabilmente ha influito il fatto che stessi lanciando in quei giorni il Progetto Wonderland, ed ero quindi particolarmente legato alla narrativa per l'infanzia, o forse perché mi stavo appassionando a Once upon a time... fatto sta che s'è accesa la lampadina giusta.
D) È stato difficile reclutare gli autori disposti a collaborare al progetto e coordinarne il lavoro? A) Devo essere sincero: sorprendentemente non è stato molto difficile reclutarli. Ho iniziato contattando degli autori che conoscevo e con cui avevo già qualche rapporto. Per gli altri, invece, ho cercato qualcuno che con le fiabe e i bambini c'avesse già avuto a che fare. Li ho contattati con l'aiuto di Chagall, e alcuni ci sono stati suggeriti dagli autori già coinvolti. Ci hanno detto quasi tutti di sì, e subito. Abbiamo avuto pochi autori che hanno rifiutato, forse due o tre, il resto ha accettato rapidamente, con entusiasmo. E bisogna ricordare che quando sono stati contattati non c'era ancora un editore disposto a pubblicarci, era tutto un mio progetto ancora molto astratto. Ho quindi la presunzione di pensare che, in fin dei conti, l'idea di base fosse molto carina, e poi ho avuto molta fortuna nel trovare autori bravi e gentili. A livello di coordinazione le cose sono andate più o meno nello stesso modo. Ho avuto i miei grattacapi, le mie indecisioni, le mie frustrazioni (sì, è stata più dura del previsto), ma forse erano anche legate alla mia inesperienza e al mio voler fare qualcosa di bello. Però direi che per la mia scarsa esperienza alla fine è andato tutto piuttosto liscio. Ci tengo anche a ricordare che un paio di autori che volevano esserci, alla fine non sono potuti rientrare nella raccolta finale per motivi di tempi editoriali, e questi sono Andrea Cisi, Michelle Lovric e Silvia Roncaglia. Voglio dirlo perché mi sembra giusto far sapere che la loro buona volontà c'era tutta.
D) Oltre alla rivisitazione delle fiabe classiche, di cosa parla questo libro? Quale messaggio si propone di trasmettere ai giovanissimi, e non solo, a cui è indirizzato? A) Per prima cosa mi sento di precisare che il libro, oltre che delle fiabe rivisitate, si compone di una storia di background che giustifica la presenza delle fiabe stesse e, specialmente, della loro rivisitazione. Quindi, leggendo il libro si può trovare anche una storia originale che contiene le fiabe, oppure è possibile leggere solo le fiabe come fosse una raccolta. Se dobbiamo però parlare di messaggi, a parte quelli delle singole fiabe, mi vien da dire che la sensazione principale che mi sentivo di voler trasmettere era la possibilità di giocare con le storie, che è anche un po' il senso del Progetto Wonderland. Questa raccolta mostra come sia bello prendere le storie e reinventarle, ricollocarle, rimaneggiarle. Mostra che i racconti non sono pezzi di carta morti, sono vivi, vibranti, e aspettano solo di essere usati con allegria e inventiva. Se anche solo un bambino, dopo aver letto il libro, si metterà a riscrivere una fiaba, o un'altra storia, riambientandola nella sua città, io sarò più che soddisfatto. Inoltre, credo che il messaggio di fondo possa anche essere l'unità. Solo uniti si vince. E solo facendo una 'lotta' pacifica. Nella storia, infatti, gli adulti tentano di riaddormentare i leoni con metodi più forti e offensivi, mentre i bambini optano per una via più delicata e quasi di gioco. Chi avrà la meglio?
D) Nel sito raccontate che l’ambientazione veneziana è stata la vostra prima idea, in quanto città magica. Qual è l’elemento che vi ha impresso Venezia nella mente e nel cuore come ambientazione perfetta? È dovuto solo al fatto che è una città particolarmente suggestiva e, di conseguenza, anche le favole avrebbero acquisito parte del suo fascino, oppure vi è anche una componente legata a motivi personali, come un ricordo o un evento che ha avuto un ruolo particolare nella tua vita? A) Venezia sta nel cuore di ognuno di noi in maniera diversa. So per esempio che Claudia ci ha studiato, quindi immagino che la sua visione della città sia inevitabilmente collegata a quel periodo della sua vita. Per quanto mi riguarda posso dire che Venezia ha sempre esercitato su di me un grande fascino. Mi sembra sempre un posto da fiaba, o da sogno, nel senso che appare come sul confine tra il mondo reale e un mondo inventato, con tutti quei palazzi d'epoca, un po' decadenti, i canali, l'assenza delle auto... è una città molto suggestiva e unica, che ha anche una storia molto particolare e interessante e che nasconde molti segreti e molte leggende, alcune delle quali saranno presenti in alcune fiabe e/o filastrocche del libro. Le fiabe sono state lì inserite perché quando ne parlavo con Claudia e Chagall, appunto, avevamo trovato questo punto comune, questa passione per la città che ci univa, anche se per motivi diversi, quindi ci sembrava bello fare qualcosa legato a quella realtà. E poi è stato bello scoprire che, bene o male, tutti gli autori coinvolti avevano un loro rapporto con Venezia, e un amore personale verso la laguna.
D) Negli ultimi anni sono state proposte, sia sul grande schermo che in libreria, diverse versioni in stile dark e moderno delle favole della buonanotte – basti pensare a “Cappuccetto rosso sangue”, “Biancaneve e il cacciatore”, “Red Sister” e al telefilm “Once upon a time”. A cosa pensi sia dovuta questa esigenza? Forse al nostro “bambino interiore” fa si che ci servano ancora in parte le antiche favole per sentirci protetti? Oppure, molto più banalmente, non esistono più idee originali? A) Non so se sia dovuto esclusivamente a una mancanza di idee originali, ma non credo sia così. Penso piuttosto che le fiabe vengano così sfruttate per il semplice fatto che tutti le conoscono. E' un background comune sicuramente a tutti i paesi occidentali. Ogni bambino se le sente raccontare, in un modo o nell'altro. Anzi, sono le prime cose che vengono raccontate a un bambino, il primo 'intrattenimento' che ricevono, quindi ce le portiamo dietro tutta la vita. Di conseguenza, trattare di fiabe significa trattare qualcosa che tutti conoscono già, per questo credo diventi interessante reinventarle secondo le occasioni, anche perché non servono tante spiegazioni, tutti sanno già di cosa si sta parlando. Quindi ritengo che questo riutilizzarle sia molto legato al discorso della comunicatività. Teoricamente puoi esprimere molte cose, anche piuttosto diverse dalla fiaba originale, partendo però da un terreno che già si conosce. E questo, per esempio, può favorire tantissimo la parodia, o comunque un lato comico, perché si prende in giro un'informazione comune. Vorrei anche dire che non credo che le fiabe ci facciano sentire protetti. Le fiabe originali sono piuttosto dark e anche violente. Pensiamo per esempio a Barbablu. Andersen poi ne ha scritte veramente di crude e dolorose. Quindi direi che non si tratta di protezione. Piuttosto potremmo avere ancora bisogno della conoscenza popolare, dei suggerimenti che alcune fiabe ci donano. Questo sì.
D) Sappiamo che sei molto bravo a coordinare e far lavorare insieme autori diversi, tanto che ti si potrebbe definire il “moderatore perfetto”. È un talento naturale oppure è una dote coltivata nel tempo e frutto di un percorso di crescita personale? A) Oddio. Non credo che moderatore perfetto sia il titolo adatto a me, o almeno non mi sento tale. Però, effettivamente, sono una persona che perde di rado le staffe con gli altri (piuttosto tengo dentro e sfogo a casa. Infatti ne sa qualcosa mia moglie), e che sicuramente è sempre disponibile ad ascoltare e a cercare di capire i punti di vista altrui. Ammetto anche, però, che a volte bisognerebbe saper essere anche fermi e decisi, e forse in quei punti sono carente.
Queste sono comunque caratteristiche che credo di aver sempre avuto. Poi, ripeto, non credo di essere stato il moderatore perfetto, spero almeno di essere stato buono, però.
D) Grazie per il tempo che ci hai dedicato, è stato un vero piacere parlare con te. Vorresti aggiungere qualcosa prima di salutarci? A) Grazie mille a voi per avermi ospitato, il piacere è stato tutto mio. L'unica cosa che posso aggiungere è un grazie agli autori che hanno partecipato al progetto e a chi mi ha aiutato da dietro le quinte. E un grazie lo vorrei lasciare anche a tutti quelli che acquisteranno il libro, perché leggere queste fiabe vuol dire dare un aiuto, per quanto piccolo, alla UILDM di Mestre e quindi a tutte le persone che l'associazione segue. Grazie davvero.