Ancora nulla di fatto sul futuro di 2000 lavoratori.
Uno Stato non può permettersi di essere ricattato da industriali pronti a chiedere aiuto nei momenti di difficoltà e che poi sono i primi a lasciare in difficoltà migliaia di persone, nessuno avrebbe dovuto cedere ai ricatti di Marchionne, ed è surreale che si cerchino soluzioni dopo il disastro, non si doveva arrivare alla chiusura dello stabilimento senza prima trovare valide alternative, ma ormai il danno è fatto, quindi è auspicabile che le istituzioni, per una volta, svolgano seriamente il ruolo che a loro compete, ovvero risolvere una grave emergenza, che in un paese martoriato dalla non-crescita, dalla crisi e dall’altissimo tasso di disoccupazione, rischia di assumere toni drammatici.
La responsabilità politica sta nell’aver permesso ad un imprenditore di agire secondo le sue regole, senza chiedere il conto per tutto ciò che è stato, nel permettere contratti di lavoro che ci avvicinano ai paesi dove i lavoratori hanno solo doveri, nel permettere la chiusura di un’area industriale che dava da vivere ad interi comprensori, nel chiedere sacrifici solo ai cittadini e mai a chi ha la forza economica per affrontarli. Questa è l’Italia, e la sua classe dirigente è lo specchio di un non senso civico, dove tutto è mosso solo da interessi e dove la vita delle persone ha veramente un valore molto basso.
In Sicilia, in teoria, ad Ottobre si dovrebbero svolgere le elezioni per il rinnovo del Parlamento e del Governo regionale, e in tempi passati questo sarebbe stato un buon modo per creare illusioni, in molti avrebbero offerto soluzioni ed impegno per raggranellare voti per poi, una volta salito al potere, abbandonare a se stessi i cittadini per lavorare a capofitto su come sistemare amici e parenti, ma in tempi in cui è forte il rigurgito verso la classe politica, almeno questo rischio sciacallaggio sembra scongiurato.
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