Fiction's about what it is to be a fucking human being (la rubrica dei film di Stefano)
Da Frogproduction
“la cosa che tormenta di più un uomo è quella che non gli hanno ordinato di fare”: GRAN TORINO – USA 2008, 116’. Regia di Clint Eastwood. La prima parte di questo film spaventa per il degrado in cui versano i sobborghi americani, le casette e il prato e il barbecue stanno sempre al loro posto ma lungo le vie scorrazzano bande di latinos e di asiatici armate di tutto punto. Walt kowalski ( Mr. Eastwood ) è ormai vecchio, assiste al funerale della propria moglie attorniato da una famiglia sempre più estranea, da un prete troppo giovane che ciancia di morte dolce e amara e soprattutto dai vicini di casa Hmong. Reduce da Corea ’50, operario Ford fino alla pensione, gli rimangono la mentalità razzista, una splendida auto ( da qui il titolo del film ) e un tormento indicibile. La sua salvazione saranno i vicini, odiati quanto sconosciuti, soprattutto due ragazzi, Thao e sua sorella più grande Sue. Thao viene continuamente preso di mira da suo cugino e la sua banda per iniziarlo al teppismo, e quando si arriva allo scontro interviene Walt con il suo fucile. Diviene eroe del quartiere, prende con sé Thao, gli insegna i lavori di casa, gli trova un lavoro, nel frattempo Walt è sempre più partecipe della vita della comunità Hmong, finalmente ritrova una famiglia. Ma la banda del cugino di Thao non lascerà mai correre e le cose precipiteranno al punto che Walt troverà nel suo sacrificio la sua pace. Il suo passato, le sue convinzioni, la sua rudezza mista all’uso della violenza; le armi che ormai sono alla portata di tutti, portano lo scontro ad un livello insolvibile. Direi che segue in parte Million Dollar Baby, si ritrovano i battibecchi sulla fede, i siparietti comici, quelli con il socio Morgan Freeman, stavolta con Thao e Sue, poi un dramma che racconta un tema sociale, l’eutanasia e l’integrazione. Walt Kowalski è un personaggio scomodo, razzista e violento, ma lo stesso in grado di riconoscere i propri errori; è un personaggio che non risolve la questione, perché arriva a capire che il suo modo di agire è possibile solo in un mondo che finalmente rigetta, da cui può sottrarsi con dignità.
“Burt, siamo dei falliti?”: AWAY WE GO – USA 2009, 98’. Regia di Sam Mendes. Non è un filmone, anzi, ma diffonde bei tramonti, belle canzoni ( molte di Alexi Murdoch, mai sentito ) e tutto sommato annoia il giusto, o in maniera giusta. Due trentenni che stanno per avere una bambina, partono per trovare il posto in cui trasferirsi, visitano Phoenix, Tucson, Madison, Montreal, Miami, ospiti di amici, vecchie conoscenze, per vedere come sono le loro famiglie, come se la cavano insomma. C’è la famiglia triste squallida, l’uomo pessimista che aspetta la desertificazione, la donna che si ubriaca mentre racconta i fatti propri in maniera sguaiata di fronte ai figli; poi la famiglia triste creativa, seguaci del continuum, tipo che i figli devono sempre essere a contatto con i genitori, anche a letto. Ma questi sono gli aspetti comici, come anche i due protagonisti del film, Burt e Verona, che vivacchiano “senza le basi”, imbranati però davvero uniti, si amano. Tocco lieve, anche gustoso, vedere la prima scena, in più mi pare che Mendes abbia fatto solo bei film, quindi anche questo è un bel film.
Il film mancante. Cioè, ANIMAL KINGDOM è da molto che volevo vederlo, ma non volendo tirar fuori moneta per il nolo, ho intrapreso la via dello streaming e dipoi lo sacro download. Però: l’audio in streaming era una vaccata fino al link giusto che però s’interruppe; il file scaricato it’s in original language and I don’t understand most of dialogues, in più i sottotitoli non si trovano. Ma il film merita, davvero, per il modo insolito di raccontare i gangster e la figura di un ragazzo preso in mezzo da troppe cose, fisso immobile quasi scemo, eppure. Dunque sotto lascio una recensione scritta come vorrei dovrei scrivere io, più centrata insomma.
http://www.claudiogiunta.it/2010/11/animal-kingdom/
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