Gli amici libertari credo ormai lo abbiano capito: FID non è un partito libertario; di più: non nasce proprio come partito libertario, non è minimamente nei suoi intenti originari.
Chi si dolesse di ciò, può anche avere delle ragioni sue legittime (che, da libertario, posso anche condividere); ma, se osservando una zebra, chi l’osserva arriva a pensare che si tratti d’un leone; e, dopo un po’ d’osservazione, accorgendosi che l’animale non ha la criniera, non ruggisce, ed ha addirittura le strisce nere su fondo bianco, iniziasse a protestare contro l’animale, ad inveirgli contro ”perchè, quoque tu, non sei un leone? PERCHE’?” beh, sarebbe arduo sostenere la colpa della povera zebra, e non l’errore ottico, di prospettiva, del nostro povero osservatore che, desideroso a tal punto di vedere un leone, arriva ad immaginarselo, a sognarlo, stile miraggio nel deserto.
L’attuale scenario politico, in effetti, agli occhi del nostro amico libertario si presenta davvero come un deserto. Le compagini politiche esistenti, per quanto a parole in contraddizione, antitetiche negli ideali professati l’una con l’altra, nei fatti, nelle prassi, sono tutte in estremo accordo; anche chi negli anni si è fatto portavoce d’un ideale di riduzione del perimetro statale, alla prova dei fatti si è comportato come chi sacralizza il ruolo lo stato; tutti hanno contribuito a spennare ancora di più il povero contribuente, a renderlo giorno dopo giorno sempre più suddito, a spendere di più, a spendere peggio, a tassare di più, a fare più debito; tutti hanno utilizzato le risorse pubbliche in una logica clientelare, volta a rafforzare il proprio personale potere, le proprie risorse; e nessuno di questi ha mai avuto realmente intenzione di porre in essere un nuovo modo di fare, una seria discontinuità con le logiche che hanno si qui prevalso. Nessuno.
Ed infatti hanno tutti respinto i 10 punti di FID (in particolare quelli più qualificanti, sulla riduzione quantitativamente espressa e congegnata di tasse e spesa, e la riduzione del debito pubblico mediante dismissioni del patrimonio pubblico); fin quando si parla, e ci si lancia in obiettivi generici, tutto ok; ma nel momento in cui una forza politica ha indicato valori da conseguire, e verificabili ex post (per la prima volta nella storia), tutti si sono spaventati. E così pian piano, le offerte di collaborazione e di condivisione dei 10 punti, partendo da Italia Futura, per finire con la proposta rivolta a Monti, sono state declinate.
Questo dovrebbe portare a riflettere su alcuni punti:
1)in primo luogo su quanto è disperata la situazione, dal momento che nessuno ha la minima intenzione di porre in essere quelle misure che sole possono ridare fiato ad un paese già ampiamente avviato verso il declino;
2) un libertario non può che considerare modesto il programma di FID; ma persino un programma di modeste dimensioni viene respinto da chi attualmente determina le sorti politiche italiane come un programma massimalista, se non rivoluzionario (manco fossimo pericolosi leninisti…)
3) ricordiamoci che FID sta per “fermare il declino”; immaginiamo di avere una automobile usurata, con le gomme sgonfie, il motore che sta cedendo, un faro rotto, le sospensioni andate ecc Bene: il meccanico FID punta a sistemare i guasti più evidenti, rimettendo il motore in condizione di lavorare, e gonfiando le gomme; non ha mire palingenetiche. Il meccanico libertario vorrebbe invece fare una roba tipo “pimp my ride”, e nei suoi sogni ambisce non solo ad aggiustare l’automobile, ma vuole metterci sotto un 3000 turbo, mettere i freni in carbonio, un bell’alettone e pure lo stereo d’ultima generazione. Sono due cose totalmente diverse, ed anche solo rimettere l’auto in condizione di girare per la città appare dannatamente complicato; pensate quant’è utopico fare il resto…
In conclusione: chi pensa a FID come un partito libertario ha sbagliato tutto: esso va piuttosto va letto come un CLN (comitato di liberazione nazionale), cioè una alleanza di volenterosi, delle estrazioni più differenti (che possono essere statalisti e liberali, non conta) che si opponga alle cose che ci hanno portato verso il declino, come i partiti del CLN si opposero al fascismo; dal momento che, allo stato dei fatti, non è piú una questione di preferenza, non si tratta più di dividersi (legittimamente) su stato minimo o welfare state. Non c’è più spazio, non c’è più tempo per dividersi: qualunque individuo sano di mente deve essere in grado di comprendere che una pressione fiscale del genere, con una spesa così alta , non è compatibile con la crescita d’un paese. Di piú: non è compatibile con la civiltà.
Una piattaforma come FID è congegnata in maniera tale da esser accettabile anche da chi ami uno stato forte e redistributore, con un welfare elevato.Uno statalista intelligente oggi sceglie FID; perchè solo ridando spazio alla società civile, solo rimettendo in moto le energie e le forze produttive, il patto sociale può proseguire in modo fruttoso, e lo stato può continuare a fare tutte quelle cose che gli amanti del grande stato amano; ma che ora fa male.
Questa è l’ idea: salvare il salvabile., arginare la slavina. Per chi voglia, dopo, ma solo dopo, ci si potrà ingegnare per obiettivi più ambiziosi. Non prima. Questo è però il primo passo da fare; e ad oggi, solo FID appare credibile in questa direzione. Ed è per questo che, per quel poco che valgo, mi sento di appioggiarlo, nonostante la diversità di vedute su certi punti, o alcuni contrasti su talune strategie che non ho apprezzato del tutto.