Occorre restituire alla città quest'area nel modo più dignitoso possibile uscendo dall'immobilismo che non porta né al bello né all'utile.
Se le ruspe furono sollecite nell'abbattimento del palazzo non altrettanto possiamo dire della capacità di restituire decoro all'area. Alle difficoltà iniziali connesse all'indignazione popolare ed al fermo lavori disposto dalla Sovrintendenza probabilmente si sono aggiunti altri motivi, d'ordine economico o altro, che impediscono tuttora l'utilizzo urbanistico della pregiata area. Anche la fretta con cui si è provveduto a vincolare l'area in esame e le zone circostanti può oggi ostacolare la formulazione di un progetto accettabile ed economicamente sostenibile. Premesso che alcune disposizioni debbano comunque essere mantenute è opportuno che proprietario e/o costruttore, amministrazione ed sovrintendenza si muovano alla ricerca di una soluzione. Togliere la provvisorietà degli spazi del centro può senz'altro bilanciare e contenere la spinta all'urbanizzazione periferica ed al consumo di territorio altrimenti utile. L'ipotesi iniziale che prevedeva la costruzione di un villa privata senz'altro non creava grossi problemi dimensionali, caduta questa ipotesi la strada obbligata dovrebbe essere quella di un fabbricato d'altro tipo che sfrutti il potenziale volumetrico dell'area, rispettando le caratteristiche della zona, assicuri un prospetto piacevole su Via Gramsci e su Viale Vittoria.