Noi esseri umani, tra i 2 e 3 anni, cominciamo ad imparare ad associare i nomi degli oggetti alla loro forma, più che alla dimensione o alla struttura. Ad esempio quando i bambini imparano cos'è una palla, identificano come palla altri oggetti di forma sferica, anche se molto diversi in dimensione e composizione strutturale. Secondo lo studio britannico in oggetto, invece, per i cani (quantomeno per il cane su cui si sono condotti gli esperimenti) l'associazione nomi-oggetti sembra fare affidamento davvero poco alla memorizzazione della forma, diversamente quindi da quanto accade in noi umani.
Dopo un training più lungo, invece, Gable ha mostrato una maggiore tendenza ad associare il nome dell'oggetto più alla sua consistenza, struttura, che alle sue dimensioni o, ancora meno, alla sua forma. Sembra dunque che, mentre per noi risulta più facile categorizzare gli oggetti per somiglianza di forma, per un cane è più semplice farlo per somiglianza di dimensioni o anche composizione/tessitura. Secondo i ricercatori, dietro questa differenza comportamentale tra noi ed i cani potrebbe esserci una ragione evolutiva funzionale al diverso modo in cui noi e i cani entriamo in contatto con l'ambiente che ci circonda attraverso i sensi. L'uomo è un animale prevalentemente visivo, in cui la percezione della forma di un oggetto è senz'altro di primaria importanza, per cui il nostro sistema di riconoscimento conta soprattutto sull'identificazione della forma, nell'associare un oggetto al suo nome corrispondente.
van der Zee, E., Zulch, H., & Mills, D. (2012). Word Generalization by a Dog (Canis familiaris): Is Shape Important? PLoS ONE, 7 (11) DOI: 10.1371/journal.pone.0049382