Fiducia, credibilità e reputazione…e l’antropologia?

Creato il 03 settembre 2011 da Davide

Guardando alcuni quotidiani durante le ultime settimane non può non saltare all’occhio la ripetitività con cui si presentano alcuni  termini che rimandano a concetti fondamentali nelle scienze sociali: fiducia, credibilità, reputazione.

Da un punto di vista dell’antropologia sociale stiamo parlando dei cardini attorno ai quali è costruita la socialità umana e i pilastri sui quali sorge la cultura. Raramente però gli antropologi si dedicano con attenzione ad approfondire sistematicamente i concetti che usano per descrivere e spiegare il mondo socioculturale dell’uomo.

Ho detto spiegare perché questi termini permettono di andare oltre la descrizione etnografica, superando anche l’interpretazione degli eventi  e dei fatti sociali, verso una spiegazione che identifica nessi causali: fiducia, credibilità e reputazione rimandano a variabili che nello spazio pubblico danno alle relazioni tra persone e gruppi delle conformazioni particolari, e fanno nascere comportamenti chiari e definiti, tutti socialmente rilevanti.

Tutti noi, ogni minuto della nostra vita, ci fidiamo di qualcuno, crediamo che alcune cose accadranno, valutiamo istantaneamente reputazioni per poi fare le nostre scelte e prendere decisioni. Spesso senza esserne consapevoli. Quando siamo al lavoro, quando facciamo la spesa, quando ascoltiamo il telegiornale, quando andiamo a votare: nella nostra vita di cittadini.

La fiducia tra i lavoratori e il management di un’azienda, la credibilità di un livello di governo rispetto ad un altro, la reputazione di uno studioso nel mondo della ricerca, di un marchio sul web, la “fiducia dei mercati”, la credibilità di un professionista… che tipo di affermazioni sono? A cosa si riferiscono e che dinamiche mettono in campo?

Chiunque lavori con le persone sa che fiducia, credibilità e reputazione sono variabili che determinano il destino di intere organizzazioni. Qualora assumano significato negativo, possono distruggere in men che non si dica qualsiasi organizzazione umana, impedendone funzionalità, efficacia e alla fine, minandone la stessa ragion d’essere. Queste variabili sono quindi oggetto di analisi teoriche ed etnografiche, ma anche di grande interesse per un’antropologia applicata che voglia misurarsi con situazioni operative: come migliorare la fiducia nei gruppi di lavoro? Come si veicola e quali vulnerabilità incontra la credibilità di un “agente”? Secondo quali criteri, culturali e contestuali, viene valutata e costruita una reputazione? In altre parole, quanto e come c’entra l’antropologia culturale?

Secondo me l’antropologia culturale è direttamente coinvolta in queste riflessioni per il semplice motivo che fiducia, credibilità e reputazione sono gli ingredienti fondamentali del vivere del’uomo. Sono pertanto variabili universali inerenti alla natura umana. I dispositivi culturali peculiari per instaurare fiducia, aumentare credibilità o distruggere una reputazione sono diversi fra gruppi e popolazioni umane, ma loro centralità nel funzionamento sociale è indiscussa.

Sono variabili relazionali e valoriali, cioè dipendono dal rapporto tra due o più persone e sono generate in base a giudizi di valore su cosa è buono, cattivo, auspicabile o da evitare. Instaurare un clima di fiducia in un ambiente significa strutturarlo in modo che le aspettative di una persona rispetto al comportamento degli altri siano confermate. Ci si fida degli altri se si sa che si può prevedere come si comporteranno in situazioni date. Fiducia quindi è strettamente legata alle aspettative di ciò che faranno gli altri se messi in determinate situazioni.

E’ collegata alle istituzioni e al diritto che ogni società utilizza, in quanto vincoli che permettono di stimare quale sarà il comportamento altrui in un dato sistema di norme, consuetudini e punizioni. La fiducia ha quindi una forte base socioculturale.

Credibilità deriva da credenza. Anche qui, una persona, un gruppo, una istituzione sono credibili se riescono ad allineare nel corso del tempo diversi esiti fiduciari. Ossia, possiedono un capitale di credibilità costruito nel corso della loro storia. Qui l’enfasi è spesso posta sulla coincidenza fra parole, azioni e esiti dell’attore: una persona che dice A, agisce per B ed ottiene l’effetto C vede inevitabilmente calare il proprio capitale di credibilità spendibile nello spazio pubblico.

La reputazione è un giudizio sul valore di una persona, o organizzazione, da parte di chi interagisce con essa da diverse prospettive. Ognuno costruisce la propria storia reputazionale per gli usi più diversi, e la difende nello spazio pubblico contro chi abbia interesse a vederla ridotta. La reputazione è fondamentale perché riesce a far nascere un sentimento di fiducia quasi naturale.

Dal punto di vista culturale, ogni società dispone di meccanismi per aumentare (o diminuire) la fiducia, costruire (o demolire) credibilità e far guadagnare (o perdere) reputazione ai propri membri, organizzazioni, istituzioni. Cerimonie, rituali, onorificenze, titoli, riconoscimenti, riti di passaggio, simbolismi, invenzioni e pettegolezzi sono gli ingredienti base di questo sistema antropologico che vede analogie in tutte le società umane. Capire nel dettaglio quali siano questi meccanismi e come funzionino è una delle sfide dell’antropologia pubblica che voglia intervenire con competenza nella società civile.

Risorse per approfondire:

www.reputazione.it

post su fiducia e business anthropology

Trust (social sciences)

Credibility

Reputation


Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :