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Fiera Internazionale della Musica, Genova 16-17-18 Maggio 2014

Creato il 23 maggio 2014 da Iyezine @iyezine

Sono trascorsi pochi giorni dalla chiusura della Fiera Internazionale della Musica , manifestazione che si è tenuta presso l’area fieristica di Genova dal 16 al 18 maggio.

Per l’occasione anche noi di Iyezine (che, ricordiamo, ha la sua sede virtuale a Varazze, a una trentina di chilometri dalla città della Lanterna) abbiamo provato a vivere da protagonisti una manifestazione potenzialmente dalla grande portata ma che, per certi versi, esulava in parte sia dalla nostra linea editoriale sia dal consueto target musicale.
Abbiamo pensato che l’opportunità di far conoscere una realtà come la nostra al numero considerevole di persone coinvolte nel mondo musicale che, presumibilmente, sarebbero confluite alla Fiera andava a compensare ampiamente qualsiasi perplessità sorta in merito.
Nel tirare le somme, tutto sommato, l’esperienza si è rivelata utile sia sotto l’aspetto divulgativo sia dal punto di vista organizzativo, mostrandoci la strada per fare meglio qualora se ne ripresentasse l’occasione.
Questo per quanto riguarda la nostra personale esperienza ma, giustamente, chi legge vorrà anche sapere qualcosa di più sull’andamento della manifestazione .

L’organizzazione di un evento spalmato su tre giorni, con sei palchi distribuiti all’interno dell’area occupata dalla FIM, oltre allo spazio fisico dedicato ai dj set, era sicuramente un progetto ambizioso che comportava diversi rischi e, inevitabilmente, non tutto è andato per il verso giusto.
Proverò quindi a tracciare un consuntivo premettendo che le critiche e gli elogi esulano da considerazioni di carattere personale ma scaturiscono solo dall’intento di fornire un parere disincantato e (spero) utile, proveniente da chi ha avuto la possibilità di vivere l’evento dall’interno.

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Simone intervistato da JumpWebRadio

LA LOCATION
Avere la possibilità di poter utilizzare uno spazio così vasto e praticamente appoggiato sul mare non è cosa da poco, ma l’idea di sfruttarne in particolare proprio la parte più vicina all’acqua ha provocato problemi che evidentemente non erano stati previsti.
In realtà, l’idea di piazzare il Palco Blu, il secondo per importanza, proprio a pochi metri dallo specchio d’acqua non era affatto male ma questo ha finito, appunto, per acuire problemi logistici che con un po’ di buon senso si potevano evitare.
Con questa scelta, di fatto, i due palchi principali si trovavano ai lati opposti del Padiglione B, nel quale era stato collocato lo spazio espositivo e, quindi, come è naturale che fosse, l’edificio rappresentava anche un’ideale area di passaggio per i visitatori che volessero sdoppiarsi tra un’esibizione sul Palco Verde ed una sul Palco Blu.
Peccato che la sera del venerdì, con un autogol degno del mitico Comunardo Niccolai, qualcuno (non si è ben capito se gli organizzatori della FIM o lo stesso Ente Fieristico), senza un motivo plausibile, nel momento del potenziale massimo afflusso decideva di chiudere il padiglione rendendo vana la presenza degli espositori e costringendo i visitatori ad effettuare il non brevissimo periplo all’esterno.
Certo non per noi, che ovviamente non avevamo alcuna ambizione di tipo commerciale, ma per buona parte degli espositori la sorpresa non deve essere stata particolarmente gradita e immagino che qualcuno si sia fatto sentire in maniera piuttosto “decisa”, tant’è che il sabato sera il tiro é stato corretto per la soddisfazione di tutti.

IL PROGRAMMA
Mentre sui palchi minori sono stati fatti esibire i gruppi emergenti, anche troppi a mio avviso, rendendo il tutto molto dispersivo e costringendo di fatto chiunque a suonare di fronte a soli parenti e amici, il programma dei due palchi principali non risultava poi così accattivante per un pubblico giovane (salvo la ruffianata dello spazio dedicato ad Amici et similia, ma non è certo questo il tipo di giovani che ci interessa…).
Il Palco Blu pareva una riedizione della Hit Parade di “luttazziana” memoria, con artisti storici ma a dir poco un po’ passatelli quali I Camaleonti, Don Backy, Mal, Alan Sorrenti o lo stesso Ivan Cattaneo, oltre ad altri ugualmente datati ma con energia ancora da vendere come i Delirium e l’ex-frontman dei Toto, Bobby Kimball, alla fine uno dei pochi veri motivi che giustificassero l’aggettivo “internazionale” associato alla Fiera della Musica.
Sul Palco Verde, dedicato integralmente al progressive, le cose non è che migliorassero molto dal punto di vista della carta d’identità ma, per lo meno, qui gli artisti e le band storiche apparivano molto più sul pezzo anche se in certi momenti, per un ultracinquantenne scoprire d’essere, se non tra i più giovani, sicuramente al di sotto della media anagrafica dell’audience (e sovente anche dei musicisti) non forniva sensazioni particolarmente piacevoli.

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Stefano e Alberto intervistati da Genova Rock

IL PUBBLICO
Conseguentemente, i pochi giovani che si vedevano in giro erano in gran parte musicisti impegnati sui palchi minori e, del resto, un ingresso giornaliero di 15 euro non era certo invitante semplicemente per bighellonare in Fiera, mancando uno specifico motivo di attrazione musicale.
Aggiungiamoci una città per sua natura poco ricettiva (nonchè patria del “maniman”, chi voglia capire di cosa stia parlando clicchi qui), giornate piuttosto soleggiate, ancorché fredde, che hanno spinto molti a dirigersi verso le riviere, la concomitanza domenicale con l’ultima giornata del campionato di serie A, la scarsa pubblicità data all’avvenimento (pochi manifesti affissi in città e il maggiore giornale cittadino che, per esempio, al sabato non dedicava una sola riga all’evento in corso di svolgimento), tutto questo ha contributo alla sensazione diffusa che non ci sia stata la partecipazione sperata a livello numerico.

L’ORGANIZZAZIONE
Tanto per tener fede a una poco simpatica usanza italica, credo che non ci sia stato un solo giorno in cui, almeno nei palchi maggiori, si siano rispettati gli orari programmati. Alla domenica nel Palco Blu a un certo punto si viaggiava con oltre due ore di ritardo sulla tabella di marcia, mentre sul Verde sia sabato sia domenica si è andati abbondantemente oltre l’ora.
Il risultato è che gli eventi di punta si prolungavano sempre ad orari da nightclub il che, unito al vento sferzante che contribuiva ad abbassare non poco la temperatura, ha indotto diverse persone ad abbandonare la tenzone ben prima della fine degli spettacoli (e chi ha resistito un po’ di più ne paga ancora le conseguenze, infatti mentre scrivo queste righe sono squassato dalla tosse …).
Probabilmente una vocazione meno gigantistica, con eventi più mirati, un minor numero di palchi e di band e una durata di soli due giorni effettivi avrebbe potuto giovare alla causa.
Per finire, non è piacevole per nessuno, artisti o spettatori, ritrovarsi nel bel mezzo di un’aria di totale smobilitazione. Quando, al termine dell’esibizione di Aldo Tagliapietra, mi sono avviato verso il Palco Blu per vedere almeno una parte dello show di Kimball (ovviamente il Padiglione B era stato nuovamente chiuso senza lasciare alcun varco per il passaggio, questa volta con qualche ragione in più ma, insomma … ) pareva di aggirarsi in uno scenario post-atomico, con cartacce svolazzanti su un piazzale deserto, stand smontati o in via di dismissione, e con i poveri Dangerlies, buoni rocker locali, costretti ad esibirsi su un palco minore quasi a mezzanotte di fronte a due persone, il tutto considerando che sui palchi principali dovevano ancora iniziare a suonare gli ultimi artisti in programma.

LA MUSICA
In mezzo a tutto questo la musica, o almeno quella poca che sono riuscito a vedere : sicuramente l’esibizione che ricorderò con maggior piacere è stata quella degli Osanna, splendida macchina musicale che un magnifico Lino Vairetti continua a condurre da par suo, riuscendo a riproporre brani vecchi di quarant’anni con una freschezza ed un’energia tali da renderli assolutamente attuali; a seguire un ascetico Aldo Tagliapietra che, oltre a brani del suo nuovo disco ha proposto una versione acustica dell’intero album “Felona e Sorona”, mentre purtroppo non ho avuto la possibilità di assistere al concerto de La Locanda Delle Fate, che chiudeva la kermesse.
Per il resto ottimi show dei Delirium, guidati dal mitico Martin Grice, e de La Maschera di Cera dell’ubiquo Alessandro Corvaglia (alla voce anche con i succitati veterani del prog genovese) e menzione d’onore sulla fiducia per un Bobby Kimball apparentemente in grande forma: pur avendo ascoltato la sola “Hold The Line” tanto è bastato per esaltarmi accomunandomi al numero di persone finalmente significativo che ha assistito al concerto del baffuto singer americano.

MVP
Tra tutti i protagonisti della manifestazione vorrei spedere qualche parola in più per Roberto Tiranti, e non solo perché ha accettato di mettersi la nostra maglietta, aggirandosi in fiera nel pomeriggio di domenica con il marchio Iyezine ben visibile …
Non è così scontato, infatti, vedere un protagonista della scena artistica e musicale di una città così benvoluto ed apprezzato da tutti, indipendentemente dai generi di preferenza: Roberto è la classica persona che si può trovare ovunque ci sia musica perché, pur essendo un professionista dalle doti vocali riconosciute anche al di fuori dei nostri confini, è prima di tutto un appassionato, capace in una sola serata di assistere con partecipazione allo show di una band prog come La Maschera di Cera, prestare la propria voce a una lodevole iniziativa dedicata a ragazzi disabili, spostarsi sul Palco Blu per fare il corista a Bobby Kimball per poi finire la nottata con la sua esibizione da solista (che con rammarico mi sono perso), senza dimenticare il suo decisivo contributo anche alla serata inaugurale nel corso del tributo a Jimi Hendrix; ognuna di queste cose fatte esattamente con uguale impegno ed entusiasmo.
Ci sono certi mentecatti che, dopo avere pubblicato un demo finanziato da mamma e papà, si atteggiano a rockstar mentre uno come Roberto Tiranti, con alle spalle un curriculum musicale spesso come un dizionario di latino pur essendo ancora relativamente giovane, non si è mai negato ai saluti e ai complimenti dei presenti, ai quali mi unisco. Chapeau !

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Massimo con Roberto Tiranti

IN CONCLUSIONE
Un quadro complessivo come quello che ho presentato potrebbe far pensare ad una manifestazione fallita sotto ogni punto di vista ma vorrei chiarire, invece, che le cose non stanno affatto così, del resto chiunque provi a ad organizzare eventi di questa portata merita a prescindere tutto il supporto e l’apprezzamento del caso, senza dimenticare mai che talvolta basta veramente poco per scombinare anche i programmi meglio definiti.
Penso, però, che sia utile rimarcare ciò che non è filato liscio o che sarebbe potuto funzionare meglio, proprio perché si possa far tesoro dell’esperienza in un futuro che tutti noi speriamo ci sia per la FIM.
Ripeto, la mia sensazione è che dimensioni spazio-temporali più ridotte sarebbero state senz’altro più adeguate per una città come Genova dove le novità faticano non poco ad attecchire per colpa di una mentalità conservatrice (il “maniman” dui cui sopra) e, non a caso, gli unici eventi che non conoscono crisi sono quelli tradizionali e consolidati nel tempo come l’Euroflora o il Salone Nautico.

Concludo con il doveroso ringraziamento a chi ha ampiamente sforato la doppia cifra a livello di ore trascorse nel presenziare lo stand di Iyezine: il “boss” Simone (con il prezioso supporto di Loriana), una storica colonna portante come Massimo e l’entusiasta new-entry Alberto.
Un saluto anche ai nostri “vicini di casa” nel corso della tre giorni: i ragazzi di Plan B Motorcycles, due autentici artisti capaci di trasformare dei “cancelli a due ruote” in splendide moto dai tratti vintage (Plan B Motorcycles – Facebook), e i due speaker di JumpWebRadio (www.jumpwebradio.com) che hanno lasciato la loro incantevole Scicli (la Vigata televisiva di Montalbano, per capirci) per raccontare in diretta ai loro ascoltatori tutto quanto stava succedendo alla Fiera; un ringraziamento, infine, ai musicisti che ci hanno omaggiato di un loro cd da recensire, alle tv e radio che ci hanno intervistato e a tutti i semplici visitatori che hanno mostrato apprezzamento ed attenzione per il nostro lavoro: a tutti costoro, un arrivederci, si spera, alla prossima occasione.


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