Un attimo, non abbiate fretta a liquidare la faccenda...questo non vuole assolutamente essere un intervento buonista, politicamente corretto o cerchiobottista. Atteggiamenti che non mi interessano affatto. Che spesso anzi mi infastidiscono pure. Ho parlato di europei e di bianchi ma ovviamente le domande che rivolgo a me stesso se le possono fare tutti. Perché un individuo dovrebbe sentirsi fiero di essere americano, pechinese, nero, musulmano? La questione è esattamente la stessa.
Sono europeo, italiano, veneto, bianco, battezzato cristiano ma non proprio credente. Magari posso essere contento di essere tutte o perlomeno alcune di queste cose, la circostanza può farmi sentire fortunato, o non troppo sfortunato.Può farmi piacere per esempio avere a che fare con un certo bagaglio culturale, una storia, una madrelingua, una cucina. Anche se poi bisognerebbe stabilire che grado di relazione io abbia con questi aspetti del gruppo o dei gruppi a cui appartengo. Cioè, se io ho il diritto di andare fiero di tutto ciò, che cosa dovrebbero dire un luminare, un grande critico, un sommo poeta o uno chef sopraffino?
Oppure può essere una questione meno romantica e più pratica: potrebbe infatti farmi comodo avere un passaporto con cui posso entrare in molti paesi senza trafile burocratiche troppo complesse, aver ricevuto un'istruzione di un certo livello a costi ridotti, usufruire di buone infrastrutture e servizi pubblici. Persino avere le stesse caratteristiche somatiche di molte delle celebrità di Hollywood. Potrei addirittura invidiare qualcun altro per essere nato dove e come non sono nato io. Ma di sicuro se lo fossi non sarei fiero di esserlo.Il fatto è che io non ho dovuto muovere un dito per avere tutto ciò - anzi per essere tutto ciò (e la differenza tra i due verbi non è per nulla marginale). Devo il tutto al fatto che sono nato qui e non lì, da questa coppia di genitori piuttosto che da quella. Insomma, niente a che fare con qualcosa che ho fatto io.Tralasciando il fatto che fierezza e orgoglio si rivelano spesso essere vizi più che virtù, o quello che il nazionalismo funziona alla perfezione come miccia per conflitti e che l'orgoglio religioso o di razza sono causa di genocidi e pulizia etnica, ho sempre creduto che uno fosse autorizzato ad andare fiero di qualcosa che dipende da lui, che ha fatto personalmente, che si è in qualche modo meritato. Ma essere fieri di essere nati in un posto o di appartenere a una certa etnia è giustificabile tanto quanto vantarsi per un titolo nobiliare o un patrimonio ereditati, o sentirsi colpevoli per una sventura che ci è capitata per pura casualità, atteggiamenti che generalmente chiunque tende a scoraggiare. Perché quindi accettare di buon grado, o magari addirittura alimentare questa forma bislacca di orgoglio? Non solo siamo orgogliosi di qualcosa su cui non campiamo alcun merito, siamo pure orgogliosi di esserle orgogliosi!
Questa non è nient'altro che un'illusione: l'illusione di una moltiplicazione virtuosa quando invece tutto ciò che facciamo non è nient'altro che aggiungere vizio al vizio.
Foto di Sirsnapsalot (CC)